Scienza

Fa troppo caldo per le stelle alpine

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Si tu vens cà sù ta cretis, là che lôr m'àn soterât. A l'è un splaz plen di stelutis, dal mio sanc l'è stât bagnât. (Se tu verrai un giorno su queste pietre dove mi hanno sotterrato c'è un prato pieno di stelle alpine che è stato bagnato dal mio sangue).

Inizia con queste parole una delle più belle e struggenti canzoni della tradizione alpina, di origine friulana, che risultò particolarmente cara a don Carlo Gnocchi, dal titolo Stelutis alpinis.

La stella alpina (Leontopodium alpinum) è uno dei fiori più rappresentativi dell'ambiente dell'alta montagna, dove si può trovare fino alla quota di 2.700-2.800 metri sul livello del mare: per tale motivo il Club Alpino Austriaco l'ha scelta come emblema del sodalizio.
Appartiene alla famiglia delle Composite, si sviluppa fino ad un'altezza di 15 centimetri ed è facilmente riconoscibile per le foglie di colore grigiastro e per la fitta pelosità che serve a rallentare la traspirazione.

Questa pianta è giunta sulle montagne del nostro paese dalla steppe semidesertiche dell'Asia centrale, approfittando di una fase climatica arida durante le glaciazioni.
La sua morfologia è infatti simile a quella di altre piante di regioni calde e aride, e le ha consentito di posizionarsi, togliendo spazio ad altre specie, anche su rocce molto fratturate o su piccoli appezzamenti di terreno che presentano un sufficiente grado di humus.

I profondi cambiamenti climatici che stanno avvenendo a livello planetario e sulla scala locale mostrano i loro effetti anche sull'ambiente alpino, e conseguentemente anche nelle zone dove cresce questo fiore.

Tra gli studi più recentemente presentati e dedicati a questi aspetti c'è il progetto Manfred (Management strategies to adapt alpine space forests to climate change risks), che ha visto collaborare anche l'Università Cattolica di Brescia e l'Ente Regionale per i Servizi all'Agricoltura e alle Foreste.

Nel contesto di tale progetto sono stati sviluppati, all'interno del Programma Alpine Space cofinanziato dell'Unione Europea, studi particolareggiati e misurazioni finalizzati a comprendere gli effetti dei cambiamenti climatici sulle principali specie forestali dell'arco alpino.
Particolarmente significative le misurazioni effettuate sul territorio di Paspardo all'interno di un bosco di larici, che hanno consentito di formulare nuove strategie per una corretta gestione del patrimonio forestale rispetto ai mutamenti in corso delle condizioni climatiche e ambientali.
Un altro gruppo di ricerca internazionale si è dedicato all'analisi delle comunità vegetali a portamento prostrato che crescono a quote superiori a quelle della vegetazione arborea: si tratta del team Gloria, che ha pubblicato su Nature gli esiti delle sue ricerche nel mese di gennaio 2012.

I numerosi ricercatori coinvolti hanno realizzato rilievi su oltre cinquanta vette dei principali gruppi montuosi del continente europeo.

Dall'analisi della corposa mole di dati rilevata tra il 2001 e il 2008 è emerso che molte specie di fiori con capacità di adattamento al freddo stanno subendo la sostituzione ad opera di specie che tollerano maggiormente temperature più elevate.
La prossima campagna di rilevamento partirà nel 2015, ma i tempi duri per le stelle alpine sono già iniziati.

Per colpa dell'innalzamento della temperatura media corriamo il rischio che la stella alpina diventi sempre più rara.

Ruggero Bontempi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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