Scienza

Astronomia/1. Apophis verso la Terra. Così ritorna la paura del grande impatto

Con un diametro di 390 metri, l'asteroide sfiorerà il nostro pianeta nel 2029 a soli 35mila chilometri, più o meno alla quota dei satelliti geostazionari
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C'è sempre un rischio che qualcosa ci cada addosso, sentenziano gli astrofisici. E non per piacere di catastrofismo, ma solo per ricordare alla comunità scientifica internazionale quanto sia necessario prestazione attenzione allo spazio profondo per intercettare quella serie di piccoli corpi celesti dal potenziale altamente distruttivo nel caso finissero per entrare in collisione con il nostro pianeta.
La rete di osservazione astronomica è vigile e aggiorna puntualmente l'anagrafe degli asteroidi classificando quelli con maggiore probabilità di avvicinarsi pericolosamente.
Lo scorso 15 aprile ne è transitato uno alla distanza di 537mila km: un sasso a forma di nocciolina di 81 metri per 36. Il prossimo 9 novembre, quando in Italia sarà da poco passata la mezzanotte, l'asteroide denominato «2005 YU55» sfreccerà tra la Terra e la Luna a circa 327mila km dal nostro pianeta. Di forma quasi sferica e con un diametro di 400 metri, ha un periodo di rotazione intorno al proprio asse di circa 20 ore e, secondo i calcoli elaborati dalla Nasa, per un secolo non costituirà una minaccia per la Terra.
Il prossimo passaggio ravvicinato è atteso nel 2028, quando l'asteroide «2001 WN5» passerà a 230mila km, pari a 0,6 distanze lunari.
Quello che desta più preoccupazioni, e su cui si concentrano le attenzioni di astronomi e astrofisici, è Apophis, scoperto nel 2004, la cui traiettoria potrebbe portare a un impatto potenziale nel 2036.
Con un diametro di 390 metri, Apophis, dal dio egizio Apofì «il distruttore», sfiorerà il nostro pianeta nel 2029 passando a soli 35mila km, equivalente più o meno alla quota dei satelliti geostazionari. A quella data sarà così vicino alla Terra da poter essere individuato a occhio nudo. L'evento da scongiurare è quello che potrebbe verificarsi sette anni più tardi, con una probabilità su 250mila, esattamente il 13 aprile 2036, domenica di Pasqua, quando il progressivo avvicinamento potrebbe farlo cadere nell'atmosfera colpendo l'emisfero orientale con una potenza distruttiva 65mila volte superiore alla bomba H su Hiroshima.
Apophis compie un giro completo attorno al Sole ogni 323 giorni e incrocia l'orbita della Terra due volte l'anno. A partire fra due anni e ad intervalli successivi sarà possibile effettuare una misurazione sempre più accurata dell'orbita di Apophis.
Uno dei parametri che influenza la corretta predeterminazione della sua traiettoria è il cosiddetto «effetto Yarkovsky», dovuto al cambiamento dell'energia orbitale di un oggetto cosmico a causa della forza non radiale. In pratica, l'assorbimento e la reirradiazione di energia dal Sole dipendono dalla rotazione dell'oggetto e si sviluppano in diverse direzioni. Ciò determina un'accelerazione o decelerazione dell'oggetto lungo la sua orbita, a seconda che l'energia sia sottratta o aggiunta.
Per essere in grado di calcolare la grandezza e l'incidenza dell'effetto è necessario conoscere la rotazione, la forma e le proprietà termiche dell'asteroide; valori in gran parte sconosciuti che comportando incertezze nell'ordine di migliaia di chilometri. Insomma, la storia di Armageddon si ripete e per ora solo nella finzione cinematografica.

Eugenio Sorrentino

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