Scienza

Ambiente, il «fai da te» per capire che aria tira

Ecco i metodi empirici per capire a che punto sono i livelli di inquinamento
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Qualche cartoncino bianco, nastro adesivo, vasellina, una lente di ingrandimento ed ecco realizzato un laboratorio fai-da-te per valutare la qualità dell'aria che respiri. «Pulisci l’aria: fai la tua mossa» è il motto che ha accompagnato la settimana europea della mobilità sostenibile, appena conclusa. Un messaggio forte, che mette l’accento sulle responsabilità che ogni cittadino deve assumersi per ridurre l’inquinamento atmosferico e sperare in un futuro più salubre per l’uomo e l’ambiente.

La prima mossa per pulire l’aria delle nostre città è conoscere la situazione e acquisire una maggiore consapevolezza dei rischi ai quali andiamo incontro se non corriamo ai ripari, modificando anche nella nostra vita quotidiana comportamenti ed abitudini pigre e ormai radicate, che ci portano a riscaldare le nostre case più del dovuto o ad utilizzare l’automobile anche se non è strettamente necessario.

Certo, noi tutti sappiamo che l’aria delle città è più inquinata di quella di montagna e che sono necessari studi approfonditi per conoscerne lo stato e la composizione. Tuttavia ciascuno di noi, nel suo piccolo, può toccare con mano lo stato delle cose con qualche semplice esperimento che anche un bambino può realizzare e comprendere, iniziando così un percorso virtuoso verso una nuova sensibilità green.

Per una valutazione, grossolana ma comunque convincente, sono sufficienti qualche cartoncino delle dimensioni di una cartolina, una penna, della vaselina e un rotolo di nastro adesivo.

Ogni cartoncino può diventare, come si diceva, un piccolo laboratorio per valutare, almeno a grandi linee, la qualità dell’aria che si respira giocando in un parco cittadino, nel cortile della scuola oppure all’incrocio super trafficato che attraversiamo ogni mattina.

Spalmate un po' di vaselina sulla metà inferiore di un lato di ogni cartoncino e scrivete sulla metà superiore un numero, identificativo di ogni postazione. Poi, con del nastro adesivo affiggete il vostro laboratorio mobile in ogni «sito di rilevamento» che avrete identificato (il tronco di un albero del parco, la ringhiera del vostro balcone, il palo che sostiene il semaforo e così via).

Trascorsa una settimana riporterete a casa i cartoncini e con una lente di ingrandimento potrete vedere cosa si è appiccicato alla vasellina di ciascuno. Noterete che le polveri e i detriti saranno tanto più abbondanti quanto maggiore, ad esempio, è la densità di traffico nelle immediate vicinanze. Se poi avrete conservato un cartoncino esposto per una settimana in una zona meno inquinata (in alta montagna, ad esempio) potrete valutare le differenze. Ripetendo l’esperimento in diversi periodi dell’anno, vi renderete conto di quanto gli impianti domestici di riscaldamento influiscano sulla quantità di pulviscolo presente nell’aria. Certo, non è un metodo accurato, ma vi darà un’idea di ciò che a ogni respiro raggiunge l’organismo e, alla lunga, lo può danneggiare.

Potete anche inventare, con un po’ di fantasia, delle varianti all’esperimento. Ad esempio, per essere più rapidi nei campionamenti (basterà un quarto d’ora) utilizzate un aspirapolvere portatile con la bocca di aspirazione coperta da una stoffa bianca. Oppure, più semplicemente, esaminate ciò che si deposita nel suo sacchetto interno. Con questi metodi empirici avrete un’idea della quantità di polveri, uno dei componenti dell'inquinamento atmosferico, ma non l'unica. Ve ne sono molte altre, invisibili ma non per questo meno dannose: ossidi di azoto, zolfo o carbonio, idrocarburi, ozono o ammoniaca. Tutti contribuiscono in modo diretto o indiretto a rendere la nostra aria sempre più irrespirabile.

Proprio per questo è necessario trovare delle strategie comuni, da declinare in modo diverso in ogni area del territorio, per migliorare la qualità di un’aria malata che - nel 2010 - ha causato in Europa 420mila morti premature.

Di questo e di altro ancora si è parlato sabato 21 ad AmbienteParco, nel corso della conferenza di Maria Luisa Volta, docente del gruppo di Modellistica e Controllo dei Sistemi Ambientali del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell'Università di Brescia) «Come si costruisce un piano di risanamento della qualità dell’aria?».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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