Scienza

Ambiente/1 Scogliere fossili sulle Dolomiti

La suggestione ancestrale delle vette diventate patrimonio dell'Unesco
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Mentre la città di Brescia vive con soddisfazione il recente riconoscimento del tempio capitolino e del complesso archeologico e monumentale di San Salvatore e Santa Giulia nel patrimonio culturale dell'umanità, le Dolomiti hanno compiuto, alla fine dello scorso mese di giugno, il secondo anno di appartenenza al prestigioso elenco dei beni naturali dell'Unesco.
Si tratta di vallate e montagne che tutto il mondo invidia all'Italia per la loro bellezza, per l'unicità del paesaggio e per il valore scientifico, in particolare di carattere geologico e morfologico.
Le principali componenti del paesaggio dolomitico possono essere individuate in una successione verticale che, dal basso verso l'alto, comprende ampi basamenti morbidamente ondulati, grossi accumuli di materiali detritici alla base degli edifici rocciosi, elementi strutturali orizzontali che interrompono lo slancio delle pareti, e grandi masse rocciose perfettamente verticali.
Per la facilità di accesso e la grande evidenza di alcuni fenomeni, tra i quali la presenza di scogliere fossili ottimamente conservate, le Dolomiti vengono studiate dai geologi fin dalla nascita di questa disciplina scientifica, che può ricavare dettagliate informazioni su un periodo della storia della terra che si estende approssimativamente da 280 fino a 190 milioni di anni fa.
La spettacolarità e il valore didattico delle rocce dolomitiche vengono così descritte da Déodat de Dolomieu, lo scienziato che per primo riconobbe in queste rocce la presenza di un minerale composto da un doppio carbonato di calcio e magnesio, che in suo onore prese successivamente il suo nome: «Queste montagne, le cui cime si alzano al di sopra della regione delle nuvole, sono formate da rocce composte di differenti specie. Le loro basi, il cui spessore varia, hanno differenti inclinazioni che le avvicinano più o meno alla posizione verticale, dirigendosi tuttavia verso un punto centrale. Il loro prolungamento forma queste punte acute, queste creste straziate, questi spigoli che caratterizzano e indicano da lontano le montagne dette primitive».
I nove gruppi montuosi delle Dolomiti che compongono l'elenco dell'Unesco coprono complessivamente una superficie di 142mila ettari distribuita sulle province di Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento e Udine, e sono: Pelmo e Croda da Lago; Marmolada; Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti Bellunesi e Vette Feltrine; Dolomiti Friulane e d'Oltre Piave; Dolomiti Settentrionali; Puez-Odle; Sciliar-Catinaccio e Latemar; Bletterbach; Dolomiti di Brenta.
Le opportunità per compiere escursioni di diverso impegno e motivi di interesse sono numerose.
Anche la stagione dello sci può favorire una piacevole opportunità per scivolare vicino ad alcune grandi pareti, e osservare all'alba e al tramonto il fenomeno naturale dell'Enrosadira che le carica di colori caldi e le rende ancora più affascinanti.
Con il chiaro di luna le stesse pareti appariranno fredde e spettrali, giustificando l'appellativo di Monti Pallidi, con un fascino decisamente unico.
Ruggero Bontempi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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