Sala Libretti

Gori e Del Bono: Brescia e Bergamo insieme per il «Riscatto»

Il sindaco orobico ha presentato il suo libro al GdB col collega bresciano: «Urge un’Italia diversa»
IL "RISCATTO" DI GIORGIO GORI
AA

«Appunti per un futuro possibile», scritti non per i politici ma per i cittadini, nella convinzione che il cambiamento (anche morale) del nostro Paese da lì debba partire. Idee (altrettanto) possibili che non sono forzature ideologiche, raccolte da Giorgio Gori e divulgate con un megafono delle comunità.

Nella conversazione a distanza con il direttore del Giornale di Brescia, Nunzia Vallini, ed Emilio Del Bono, ieri il sindaco di Bergamo ha parlato di una visione di un’Italia diversa, proprio in un momento storico in cui sconvolgimenti sociali, economici e sanitari rischiano di minare le fondamenta del Paese stesso.

Sistema sanitario, lavoro giovanile e mobilità sociale, frattura tra Nord e Sud, centro e periferie, scuola, welfare e inclusione. Oggi che il Recovery Fund offre la possibilità di investire sulle prossime generazioni, Gori propone interventi per governare le grandi trasformazioni demografiche, tecnologiche e ambientali. «Ma - assicura - questa non è una candidatura».

«Siamo in un Paese che non cresce da 20 anni - spiega Gori -, il debito pubblico arriverà al 160% del Pil e la nostra traiettoria demografica è preoccupante. Ora il modello novecentesco che prevede solo tasse e spesa non funziona più, c’è bisogno di uno Stato che faccia investimenti, ma che formi le persone». Ma in un incontro a così forte trazione locale - anche grazie alla presenza dell’omologo Del Bono - il dialogo non poteva che assumere dei tratti fortemente territoriali.

Così, incalzati da Vallini, i due relatori hanno dato vita a un confronto aperto sul ruolo di due capoluoghi così vicini e tanto simili tra loro. Il dibattito nasce da un interrogativo: quale comune potrebbe provvedere da solo all’intero bisogno della collettività? Per Gori sono dunque «fondamentali le energie dei privati, dobbiamo fare in modo che i loro interessi abbiano una ricaduta sul benessere per la comunità. Così nasce il modello Bergamo».

D’altronde Brescia e Bergamo sono i motori della manifattura europea e - hanno ribadito i primi cittadini - un Paese che perde il suo genio manifatturiero è destinato a regredire, soprattutto ora che potrebbe entrare in crisi il modello della metropoli. «Brescia e Bergamo salveranno Milano», dice (solo in parte) scherzosamente Del Bono. «Le due città - continua - rappresentano un modello della qualità della vita complementare a quello meneghino. È evidente che le difficoltà con cui sta facendo i conti ora Milano mostrano il modello vincente di una dimensione urbana intermedia. Perché sì, c’è bisogno di una Lombardia plurale e di una Lombardia orientale, dove la società civile è vivacissima, dove si fanno investimenti di rigenerazione urbana e politiche green, dove c’è una comunità laica intrisa di valori positivi ma segnata dall’ispirazione cristiana solidale».

Gli fa eco Gori: «Proprio ora che i grandi centri urbani sono in difficoltà, io penso a un’alleanza con Milano. Credo che cambiamenti come lo smartworking cambieranno molti equilibri, che però possono trasformarsi in occasioni per le nostre città medie». 

Con uno schiocco di dita il dialogo tocca nervi del tessuto politico-istituzionale: l’autonomia e il centralismo regionale. «Credo molto nell’autonomia territoriale - continua Gori - ma non nella centralità delle regioni. Ci vuole una politica di sussidiarietà che arriva ai territori. Oggi a Bergamo l’aeroporto, il Chilometro rosso e l’università non potrebbero nascere perché non ci sono più gli stessi attori e gli stessi soldi. È evidente come determinate scelte di accentrare sono arrivate a penalizzare i nostri territori». Ma la collaborazione Brescia-Bergamo è già cominciata poche settimane fa.

«Il gol più importante finora - conclude l’autore del libro - è essere riusciti insieme a diventare Capitali italiane della Cultura. Vogliamo uscire dal 2023 insieme più forti rispetto a quello che siamo. Finora Brescia e Bergamo non si sono molto amate, sebbene cugine. Ma ora i nostri rapporti stanno andando bene e insieme rappresentiamo una forza economica e politico-istituzionale enorme».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia