Sala Libretti

Giornata mondiale dell'Alzheimer: gentilezza e cura non sono disgiunte

Per «Il filo delle idee» nella Sala Libretti del Giornale di Brescia si è tenuto l'incontro dedicato alla malattia
Da sinistra: Orazio Zanetti, Nunzia Vallini, Elisabetta Donati, Mirko Gaverini e Anna Della Moretta - © www.giornaledibrescia.it
Da sinistra: Orazio Zanetti, Nunzia Vallini, Elisabetta Donati, Mirko Gaverini e Anna Della Moretta - © www.giornaledibrescia.it
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Gentilezza è la parola più pronunciata ieri sera nella Sala Libretti del nostro quotidiano. L’incontro, per celebrare la Giornata mondiale dell’Alzheimer, aveva per tema: «Brescia e Bergamo città gentili amiche delle persone con demenza» (potete rivedere l'incontro qui). No, nessuna retorica. Il progetto, nell’anno in cui le due realtà sono Capitale italiana della Cultura, è di notevole concretezza. È iniziato, prosegue, vedrà la sigla di un protocollo all’inizio di dicembre, avrà seminato saperi e azioni che porteranno avanti la sfida del cambio totale di mentalità nei confronti di chi è affetto da demenza. Porteranno a pensare alla persona come tale, seppure nella malattia.

A prevalere sono state gentilezza ed emozioni, come quelle suscitate dall’ascolto di «Dimentico» di Enrico Ruggeri registrata nel «Paese ritrovato», primo villaggio in Italia dedicato alla cura di persone con forme di demenza e affette dalla sindrome di Alzheimer. Un anticipo de «La memoria delle emozioni», docufilm ambientato nel Paese in onda stasera in prima serata su Raitre. Tra i protagonisti, anche Marco Trabucchi che ieri sera, in collegamento, ha ripercorso il legame stretto tra la gentilezza e la cura: «La città davvero forte accoglie e accompagna con gentilezza le persone fragili e le loro famiglie, in particolare quelle affette da demenza. Per questo, la comunità amica della demenza mette al suo fondamento la costruzione in ogni settore di relazioni gentili».

Ancora: «La gentilezza è anche la madre di una serie di comportamenti altrettanto importanti per costruire una vita buona degli ammalati: pazienza, tolleranza, mitezza e attenzione. Chi vuole costruire una città davvero amica deve vivere queste caratteristiche nei comportamenti sociali». Eccolo, allora, il percorso declinato ieri dai referenti di Brescia e Bergamo, intervenuti dopo il saluto iniziale del nostro direttore Nunzia Vallini e coordinati da Anna Della Moretta.

Gli interventi

A farlo Elisabetta Donati, presidente di Casa di Industria, Fondazione capofila del progetto e, per Bergamo, da Mirko Gaverini, vicepresidente dell’Associazione Case di riposo bergamasche. Eccolo, il percorso che si snoda, nelle nostre case, nelle nostre città, nelle nostre vite, «guidato» dalla scienza e dalla ricerca, da coloro che curano i malati anche se non ci sono ancora terapie in grado di guarirli, come Orazio Zanetti, direttore dell’Unità Alzheimer dell’Irccs Fatebenefratelli di Brescia. Donati: «Fra le tante cose che ancora non sappiamo e i tanti tentativi di curare queste patologie si sono generate nuove sensibilità che hanno dato vita a modelli di cura e di assistenza multidisciplinari basati sulle relazioni, ispirati alla valorizzazione della storia personale dei malati, all’integrità del loro essere e alla dignità del loro esistere. Come l’esperienza dei villaggi Alzheimer, gli Alzheimer Café, il metodo Gentlecare e le città amiche delle persone con demenza. Le nostre Fondazioni sono in questo flusso globale. Brescia e Bergamo, con le nostre risposte e risorse locali che aumentano di efficacia se si lavora insieme».

Gesti semplici, piccole azioni. L’impegno di ciascuno e di tutti rende meno difficile la quotidianità dei malati e di chi li assiste. Ridare dignità alle persone con demenza è possibile: molti di loro sono a capo di importanti associazioni e network internazionali e lavorano fianco a fianco in équipe di ricerca. La strada è segnata. In molti credono in questo processo di apprendimento collettivo che ci renderà almeno più gentili. Non solo con chi è affetto da demenza.

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