Sala Libretti

Cultura e istruzione sono le chiavi per partecipare e decidere

Nella Sala Libretti del GdB le riflessioni dell’on. Fusacchia, del vicesindaco Castelletti e del direttore Vallini
  • L'incontro con l'on. Fusacchia al GdB
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Il problema, forse, è che il gatto si morde la coda. E se tutti, o quasi, sono d’accordo con il titolo-slogan («Qualunque sia la domanda, la risposta è: più istruzione, più cultura»), pare che il cittadino, sempre meno formato e consapevole, le domande nemmeno più se le ponga, privo degli strumenti per formularle. Ed allora la questione diventa come spezzare il circolo vizioso, senza dimenticare gli esempi virtuosi che pure ci sono.

Se n’è parlato ieri in sala Libretti, nell’incontro moderato da Francesco Tomasini ed animato dal deputato di +Europa, e già capo gabinetto del Ministero dell’Istruzione, Alessandro Fusacchia, dal vicesindaco di Brescia, Laura Castelletti, e dal direttore del Giornale di Brescia, Nunzia Vallini.

 

 

La riflessione è partita dalla relazione fra istruzione, cultura e partecipazione, che il direttore Vallini ha declinato anche sul fronte dell’in-formazione: «Questa sala è stata pensata proprio per offrire un luogo di riflessione corale che favorisca la consapevolezza del lettore e del cittadino, che oggi sul web trovano di tutto, ma hanno bisogno di una bussola per orientarsi. Nella convinzione che informazione e formazione siano strettamente connesse, abbiamo voluto sostenere la raccolta firme dell’Anci per l’educazione civica a scuola, una proposta che a Brescia ha ottenuto grandi risultati perché era unificante ed ha raccolto una voglia di partecipazione che tra i cittadini c’è».

Per Fusacchia, però, bisogna intendersi sulla partecipazione: «Siamo passati da una fase in cui era diventata una moda, vista come l’unico modo di elaborare decisioni efficaci, ad una in cui si è pensato che forse si era delegato troppo, lasciando spazio ad una nuova fase di autoritarismo: "Ci penso io". Certo la capacità di prendere decisioni è fondamentale alla tenuta delle comunità complesse. Si pensi all’istruzione, alla cultura, al fatto che per tutti sono fondamentali, però... Con questo artificio retorico del "però" ogni giorno c’è un problema, un’emergenza, un’urgenza e in un Paese come il nostro che non conosce l’ordinario, nessuno mette mano alla realtà, nessuno indica le priorità ed agisce di conseguenza».

E qui il tema si interseca con quello delle risorse, rispetto al quale Laura Castelletti porta l’esempio di un’«oasi felice», Brescia, che ha saputo investire in cultura: «La nostra Amministrazione nei cinque anni passati ha fatto una scelta chiara, e misurabile, lavorando sulla valorizzazione del patrimonio cittadino, restituendo luoghi ai bresciani (favorendo così anche il riconoscersi della comunità), coinvolgendo tante realtà associative in un’ottica di partecipazione, costruendo reti».

Insomma, un esempio virtuoso, che tuttavia, avverte Fusacchia, «non deve indurci ad ignorare quello che non funziona. La questione è come spezzare il circolo vizioso: serve che la politica sappia esprimere priorità d’azione e capacità di spingere in una direzione o in un’altra, occorre una leadership che sappia guidare e non incarnare solo gli umori del momento. Ma in Italia c’è un enorme problema di formazione della classe dirigente e politica». Sì, servono più istruzione e cultura: e il gatto è lì che si morde la coda.

 

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