Scuola

De André, obiettivo inclusione e alternanza contro i cyber-bulli

Indirizzo Scienze umane ed Economico sociale per il liceo di via Bonini. Crescono gli iscritti
Una delle «redazioni» degli studenti del De André - © www.giornaledibrescia.it
Una delle «redazioni» degli studenti del De André - © www.giornaledibrescia.it
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Il Liceo De André di Brescia (tra i protagonisti del progetto Alternanza Scuola Lavoro in redazione dl GdB) è un istituto che negli ultimi anni ha visto una crescita esponenziale nel numero di iscritti, dinamica legata sia all’offerta formativa sia alla forte vocazione all’inclusione che anima questa scuola. La dottoressa Rita Venuti, dirigente scolastico, ben ha puntato a coniugare - e a dividere rispettandone le peculiarità - i due indirizzi: Scienze umane ed Economico sociale.

«Qui è la scuola a decidere gli enti dove poter fare alternanza scuola-lavoro: non diamo la possibilità di appoggiarsi al papà o alla mamma che fanno questo o quel mestiere. Diamo una gamma di scelte che rispetti tutte le soft skills, le abilità che l’indirizzo di studio richiede». È così che gli studenti hanno collaborato ad un progetto di alternanza, primo in Italia, incentrato sul cyber-bullismo: dopo aver analizzato l’aspetto sociale, comunicativo e normativo del fenomeno, i giovani, in convenzione con la Questura di Brescia, si sono recati in classi di scuole elementari e medie ad «accendere delle spie che mai devono essere taciute», insegnando ai bambini come divincolarsi in questo mondo.

Molti gli enti pubblici coinvolti in altri progetti: il Comune di Brescia, l’Inps e l’Inail, la Motorizzazione, il Tribunale di Sorveglianza e la Procura, ma anche i sindacati, come Cgil e Cisl, enti sanitari come Ospedale Civile, Poliambulanza e Sant’Anna, ma anche il ristorante «21 grammi», per misurarsi nel mondo del lavoro con ragazzi disabili.

«Un progetto che ci rende molto fieri è quello messo in atto con la casa circondariale di Canton Mombello» dice la professoressa Paola Graffeo, referente per l’alternanza- «I nostri ragazzi si sono recati in carcere per insegnare ai reclusi che lì frequentano le scuole elementari e medie. Un progetto che li ha visti impegnati soprattutto sotto il profilo relazionale-trattamentale, quello che sta anche alla base degli insegnamenti della nostra scuola».

 

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