Scienza

L'Universo fotografato «a colori» grazie al telescopio spaziale James Webb

Svelati gli scatti del programma nato dalla collaborazione fra Nasa, Agenzia Spaziale Europea e Agenzia spaziale canadese
  • Le prime immagini a colori dal telescopio James Webb
    Le prime immagini a colori dal telescopio James Webb
  • Le prime immagini a colori dal telescopio James Webb
    Le prime immagini a colori dal telescopio James Webb
  • Le prime immagini a colori dal telescopio James Webb
    Le prime immagini a colori dal telescopio James Webb
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    Le prime immagini a colori dal telescopio James Webb
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Il telescopio spaziale James Webb dimostra immediatamente il suo enorme potenziale: sono state presentate le prime immagini a «pieni colori», che si aggiungono a quella presentata in anteprima dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, e dimostrano le incredibili capacità dell'ambizioso programma nato dalla collaborazione fra Nasa, Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Agenzia spaziale canadese (Csa) e in cui anche l'Italia ha un ruolo importante.

«Presentiamo all'umanità una visione rivoluzionaria e finora inedita del cosmo grazie al telescopio spaziale James Webb, ha commentato Bill Nelson, amministratore della Nasa anticipando la presentazione delle prime immagini. Dopo le prime anticipazioni per dimostrare a tutti la potenza di questo strumento sviluppato in circa 20 anni di lavoro, ecco le prime cinque immagini «a colori» dedicate a cinque grandi temi differenti della ricerca scientifica e cui Webb potrà dare tante risposte.

Dopo l'immagine a infrarossi più profonda e nitida mai scattata dell'Universo lontano, realizzata in appena 12,5 ore, oggi la prima immagine presentata è stata lo «spettro», ossia la composizione chimico fisica con un dettaglio senza precedenti, di un pianeta esterno al Sistema, simile a Giove ma molto più caldo e distante 1.150 anni luce. «Assistere a un momento come questo è un'opportunità fantastica che arriva una volta nella vita perché cambierà il modo con cui conosciamo l'universo» ha commentato Josef Aschbacher, direttore generale dell'Esa.

Protagonista della seconda immagine è stata invece la nebulosa NGC 3132 e conosciuta informalmente come la Nebulosa dell'Anello Meridionale, distante circa 2500 anni luce. Qui, i potenti occhi a infrarossi di Webb mostrano per la prima volta una seconda stella morente, una chiara dimostrazione dell'enorme progresso reso possibile da questo nuovo telescopio spaziale che è una sorta di erede di Hubble messo in orbita 32 anni fa.

Terzo scatto (oltre 150 milioni di pixel e quasi 1.000 porzioni di fotografie separate) è stato lo spettacolare «Stephan's Quintet», un noto quintetto di galassie molto vicine tra loro di cui sono ben visibili dettagli finora impossibili da vedere anche grazie ai potenti strumenti infrarossi del Webb. Scatto che parla un po’ italiano. A garantire infatti la messa a fuoco ottimale dello spettrometro infrarosso NIRSpec è uno strumento realizzato da Leonardo negli stabilimenti di Campi Bisenzio (Firenze). 

Ultima immagine l'iconica Nebulosa Carina, protagonista di alcuni degli scatti più noti di Hubble e che chi «rivive» con una profondità di colori (che si traducono in informazioni) e dettagli quasi impensabili, di cui è stato selezionato un dettaglio che ricorda un'enorme «scogliera cosmica».

Cinque immagini che da sole hanno entusiasmato la comunità scientifica, e non solo: «È l'inizio di una nuova era di osservazione dell'Universo e di scoperte scientifiche entusiasmanti», ha detto Günther Hasinger, direttore di Scienza dell'Esa.

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