Risolta la crisi dell’ex Stefana si torna a guardare al futuro

Dibattito con il sindaco, Ubi e il Giornale di Brescia sui risultati della ricerca di Qualità della Vita
  • La serata di Qualità della Vita a Nave
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AA

Qualità della vita è l’espressione serena di Oliver Tameni, rappresentante sindacale della Stefana, quando riconosce «che adesso si respira aria fresca, c’è voglia di fare, la disperazione è un ricordo. Ora abbiamo alle spalle la Duferco, un gruppo siderurgico serio». Qualità della vita sono le parole del sindaco Tiziano Bertoli, quando dice «che qualcosa si sta muovendo, a Nave sono arrivati tre gruppi industriali di peso con cui dialogare e costruire qualcosa».

Sono, oltre alla Duferco nel sito di via Bologna, la Feralpi in via Brescia e le Ferriere Nord che hanno affittato un ramo d’azienda della Duferco. Duecento posti di lavoro salvati. Qualità della vita è la fine positiva della vicenda Stefana: la crisi di una fabbrica che rischiava di mettere in ginocchio il paese è diventata una opportunità grazie alla determinazione (innanzitutto) dei lavoratori e dei vari soggetti sul territorio.

«In quei mesi fuori dalla fabbrica - racconta Tameni - noi operai abbiamo costruito un valore fondamentale che ci porteremo sempre dentro: l’amicizia». Crisi. Non poteva che cominciare così, nel modo migliore, l'incontro dell’altra sera nella sala consiliare dedicato al V Rapporto sulla Qualità della vita nei 38 maggiori Comuni bresciani. Nave, nella graduatoria finale, è al 14° posto, premiato da ambiente e sicurezza, penalizzato invece dalla demografia (bassa natalità, pochi immigrati, età media alta) e dalla situazione economica. Un dato, quest’ultimo, che sconta proprio la crisi della Stefana, visto che negli anni precedenti Nave stava in cima alla classifica.

Alla serata, coordinata dal vice caporedattore Claudio Venturelli, hanno partecipato il sindaco Bertoli, il direttore di Ubi Banca Massimo Baricelli e il nostro vice direttore Gabriele Colleoni. In sala, tanti ospiti della società civile, fra loro Oliver Tameni.

Nessuno dei settecento lavoratori ex Stefana è stato licenziato, tutti hanno trovato una sistemazione o una via di uscita. «Il sito Duferco di via Bologna - ha detto Tameni - a breve riprenderà in pieno la produzione. La nostra è stata una lotta dura, eravamo disperati. Ma ce l’abbiamo fatta». Notti insonni per gli operai e le loro famiglie, ma anche per il sindaco: «C’era sfiducia, scoramento, Nave sembrava fermo, senza prospettive. Questo è un paese fatto di tante bellezze naturali e monumentali, ma soprattutto di lavoro nella siderurgia. Adesso va meglio».

Una battaglia vinta con «l’impegno complessivo del territorio, che ha dimostrato unità di intenti e grande volontà», ha sottolineato Colleoni. Un valore nel valore. Che la situazione sia in evoluzione positiva è stato confermato anche da Maurizio Penone, direttore della Feralpi. «L’azienda - ha sostenuto - ha la ferma volontà di rilanciare lo stabilimento di Nave. C’è molto da fare per recuperare quote di mercato, ma l’ambiente è ottimo». Siamo ancora in una fase di transizione, dedicata alla formazione del personale (quattromila ore) e agli investimenti sui macchinari. «Da luglio riprenderemo a lavorare pienamente, chiudendo la fase della solidarietà. Nei prossimi tre anni sono previsti grossi investimenti».

Nave ha anche un tessuto artigiano di tutto rispetto, unito ad una agricoltura di nicchia che si sta facendo strada. «Questo è il momento per investire», ha sottolineato Massimo Baricelli. «C’è liquidità e i tassi di mercato sono bassi. Ubi è pronta a fare consulenze, per indirizzare bene le imprese e le start up». Legato alla vicenda industriale di Nave c'è il problema demografico. Nave non cresce. «Questo - parole del sindaco - è stato un paese di forte immigrazione fino agli anni Settanta, con le fabbriche siderurgiche a fare da calamita».

La fine di quella stagione ha significato invecchiamento. «Facciamo gradi sforzi per mantenere aperti asili e scuole nelle frazioni - ha ricordato il sindaco - ma certo la situazione non è positiva». L’anno venturo caleranno le sezioni di materna ed elementare. «C’è poco da fare, l’unica soluzione per attirare residenti o trattenere i giovani è creare lavoro». E si torna al punto iniziale. La qualità della vita si misura pure col senso della comunità, che a Nave non manca certo. Lo dimostrano le tante realtà di volontariato: «Il valore di ciò che fanno è incalcolabile», ha ammesso Bertoli.

Del resto, ha sottolineato Colleoni, «la solidarietà, il forte senso civico, la voglia di partecipare, l’appartenenza sono tratti distintivi dei bresciani». Una caratteristica che, ormai in diversi paesi, si traduce nell’esperienza del controllo di vicinato, «una buona pratica» (come l’ha definita Colleoni) per aumentare il senso di sicurezza. A Nave non c’è, ma qui la situazione è eccellente. Come ovunque, la presenza dei furti in casa determina una percezione spiacevole, ma secondo Bertoli «qui si respira un’aria di sicurezza, grazie anche all’azione delle forze dell’ordine».

Nave, dunque, si sta riappropriando del suo futuro. «Questo territorio - ha detto Baricelli - ha lavorato con grande determinazione per superare la crisi, mettendoci la passione e la voglia di non mollare. Bravi». Impegno e passione, due parole chiave anche per il sindaco, che aggiunge un terzo elemento: «Il contatto con i cittadini. È per loro e con loro che bisogna amministrare». Perciò una delle cose di cui è più orgoglioso è «avere dato alle associazioni spazi e opportunità». A fine serata Bertoli confessa il suo sogno: «Una pista ciclabile che, attraverso parchi e monumenti, colleghi S. Giulia a Brescia alla nostra Pieve della Mitria».

 

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