Il lungo lockdown non ha mitigato le polveri sottili

In montagna i valori sono contenuti, la fascia pedemontana e collinare fa da cuscinetto, in pianura le concentrazioni maggiori
Smog sulla pianura Padana - Foto Nasa, elaborazione Centro Meteorologico Lombardo // Arpa Lombardia
Smog sulla pianura Padana - Foto Nasa, elaborazione Centro Meteorologico Lombardo // Arpa Lombardia
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Nei momenti più bui del lockdown ci si consolava pensando che almeno, in tutto questo disastro, la qualità dell’aria sarebbe stata migliore. I dati di Arpa Lombardia, con rifermento alla concentrazione di Pm10, le polveri sottili, smentiscono soprendentemente questa aspettativa. Nel 2020 in 166 Comuni bresciani su 205 la concentrazioni del Pm10, nella media delle 365 giornate, è risultata peggiore di quella stimata nell’anno precedente.

Certo, in alcuni casi si tratta di solo una frazione di punto in più ma, in un centinaio di casi, le Pm10 nel 2020 sono oltre tre punti sopra il dato del 2019. Per una trentina di Comuni, il miglioramento è modesto mentre solo 10 centri vedono scendere di più di un punto la concentrazione di poveri sottili.

E, come si dice, piove sul bagnato, poiché i pochi Comuni in cui la situazione nel 2020 migliora, rispetto al 2019, sono quelli dove quasi non si pone il problema mentre a peggiorare in misura maggiore sono quasi tutte quelle realtà già negli anni precedenti presentavano concentrazioni di polveri sottili elevate o elevatissime.

La mappa della provincia

Diciamo subito che la mappa della provincia è nettamente definita secondo i valori del Pm10 con tutta la montagna con valori assai contenuti, sotto i 10 microgrammi per metro cubo nella media annuale, la fascia pedemontana e collinare a fare da cuscinetto e tutta la pianura con valori maggiori, da 25 a 30 µg/m³.

In mezzo Brescia (30,7 µg/m³) e il suo hinterland, con condizioni relativamente peggiori, sopra i 30 µg/m³ nella media annuale. San Zeno (32,2 µg/m³), Flero, Roncadelle, Borgosatollo, Poncarale, Brescia, Castegnato, Torbole Casaglia, Rezzato, Montirone e Castenedolo, nel 2020, vedono incrementarsi la concentrazione di PM 10 almeno 2 punti. Per contro i centri con valori decisamente inferiori (Ponte di Legno (4,4 µg/m³), Saviore, Temù, Vezza d'Oglio, Vione, Sonico e Corteno Golgi), tutti sotto i 6 µg/m³, registrano valori di poco inferiori a quelli del 2019.

Cosa è mai successo? Arpa Lombardia spiega questo fenomeno con l’aumento del riscaldamento domestico dovuto alla permanenza in casa di gran parte della popolazione, che ha portato a un aumento delle emissioni in atmosfera di Pm10 da combustione, soprattutto di biomasse legnose. Ma il principale imputato sono le attività agricole, che hanno continuato regolarmente nel 2020 immettendo in atmosfera ammoniaca in grado di produrre, assieme a ossidi di azoto e solfati, PM secondario, che costituisce fino al 70% del PM presente in pianura. Ciò indica come gli interventi da intraprendere per una riduzione del particolato devono riguardare tutte le attività che ne concorrono alla produzione agendo in maniera incisiva su tutte le emissioni.

Il particolato è pericolosissimo per la salute. Arpa Lombardia tiene monitorato quotidianamente questo inquinante con le centraline e, in assenza di questi impianti, grazie ad un modello matematico che esprime la media giornaliera delle polveri sottili in tutti i Comuni con un numero che ne misura la concentrazione espressa in µg/m³. La normativa vigente fissa un limite giornaliero di 50 µg/m³, da non superarsi per più di 35 giorni all'anno, e un limite nella media annua di 40 µg/m³.

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