Cultura

Cecenia, una guerra assoluta senza vincitori né vinti

"Per questo" è una raccolta di articoli scritti da Anna Politkovskaja, la giornalista russa di Novaja Gazeta assassinata nel 2006 Nelle pagine trovano spazio tutti i protagonisti del conflitto ceceno, da Shamil Basaev a Vladimir Putin. Unica assente la speranza.
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L'omicidio della giornalista Anna Politkovskaja, assassinata all'ingresso della sua abitazione il 7 ottobre 2006, rimane ancora un caso irrisolto. Un primo processo ha portato all'assoluzione, nel febbraio 2009, di due fratelli ceceni e di un colonnello membro dei servizi segreti russi; nel corso dell'estate poi si è deciso di ripartire da zero con le indagini e con un nuovo processo. Ma difficilmente la verità verrà a galla visto che durante la sua carriera giornalistica alla Novaja Gazeta, la Politkovskaja si era fatta molti nemici: sia tra i ceceni, sia tra gli alti gradi dell'esercito e dell'establishment russo.

Il titolo scelto per questa voluminosa raccolta di articoli pubblicata da Adelphi non è quindi casuale. "Per questo. Alle radici di una morte annunciata. Articoli 1999-2006", ripercorre la produzione giornalistica più scottante comparsa su Novaja Gazeta relativamente alla seconda guerra cecena, quella voluta da Vladimir Putin e sulla quale restano moltissimi interrogativi, visto che il conflitto ormai allargato all'intera regione settentrionale del Caucaso è stato poco seguito dai media di tutto il mondo per l'impossibilità di ottenere notizie di prima mano.

La Politkovskaja non propone nei suoi articoli particolari analisi geopolitiche per raccontare il grande gioco caucasico che ha visto coinvolti nel conflitto, oltre alla Cecenia, anche il Dagestan, Inguscezia e l'Ossezia settentrionale, piuttosto sceglie di raccontare situazioni di vita quotidiana, come i malati e gli anziani della casa di riposo di Grozny, abbandonati al loro destino durante l'assedio della capitale cecena. O ancora racconta le tragiche vicende della popolazione costretta dalle forze di sicurezza russe ad abbandonare i propri villaggi per andare ad ingrossare le file dei profughi che popolano campi di disperati nella vicina Inguscezia.

Ma dalle pagine del libro, oltre all'assurdità e alla scelleratezza dell'esercito russo, traspare una durissima critica contro la guerriglia cecena capeggiata da Shamil Basaev, ucciso il 10 luglio 2006. La sua fame di potere durante il "periodo di pace" tra la prima e la seconda guerra cecena, tra il 1996 e il 1999, ha impedito all'allora presidente Mashkadov di poter trovare un accordo con Mosca, che alla prima opportunità ha rimesso in moto il proprio esercito. Basaev è stato anche il mandante dei principali attentati kamikaze che hanno funestato la Federazione Russa e la Cecenia, oltre che aver progettato l'assalto alla scuola di Beslan e l'occupazione del teatro Dubrovka di Mosca, dove 40 terroristi ceceni appartenenti alla "Battaglione dei martiri" presero in ostaggio 850 civili, prima dell'intervento dei russi con un gas nervino segreto che uccise tutti i terroristi e quasi 200 ostaggi.

Insomma, la Politkovskaja, nella sua carriera, si è fatta nemici da entrambe le parti e molti l'avrebbero volentieri voluta morta piuttosto che viva ed in grado di raccontare al mondo la tragedia del conflitto ceceno.

Un conflitto che da quanto emerge non ha visto né vincitori, né vinti con l'unico risultato di una sofferenza senza limiti per la popolazione. E nei racconti della Politkovskaja non c'è spazio per Al Qaeda e i suoi presunti legami con i capi della resistenza cecena Hattab e Basaev, non c'è spazio per il grande gioco del petrolio che ha spesso guidato il Cremlino nelle proprie politiche verso il Caucaso. Nei reportage pubblicati in questo libro, piuttosto, si racconta di lacrime e sangue, di paesi rasi al suolo a cannonate, di famiglie spezzate, di uomini giustiziati dai russi o dai terroristi senza ragioni valide.

Si racconta in sostanza di una guerra assoluta che non solo uccide, ma che segna nell'anima, che rende le persone rassegnate, siano esse abitanti della Cecenia o comandanti dell'esercito russo. Una rassegnazione che ricorda una malattia incurabile, come incurabile appare l'intera situazione caucasica, poco conosciuta in Europa, ma dannatamente importante per Mosca, tanto da impegnare migliaia e migliaia di uomini sul campo.

Carlo Muzzi

PER QUESTO
Anna Politkovskaja
Adelphi- 489 pagine, 25,00 euro

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