Economia

Sul Superbonus tocca alle banche: Valsabbina mette 195 milioni

150 sono già opzionati. La filiera energetica la più attiva. Molto interesse fra i privati
La banche hanno un ruolo da protagonista nella partita del Superbonus
La banche hanno un ruolo da protagonista nella partita del Superbonus
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Le banche le banche le banche. La giri e poi la rigiri ma la storia alla fine torna alle banche. Non solo da loro, ma soprattutto da loro. Il problema è che i soldi stanno qui, nelle banche, come ricordava al giudice il banditello sorpreso a rapinare nel vecchio West: «Ma perché voleva rapinare la banca?», «Ma perché lì stanno i soldi...». Ora, chiusa la parentesi, in banca bisognerà andare o tornarci se intendiamo sfruttare la legge sul Superbonus. E quindi, a meccanismo forse non ancora del tutto rodato ma certamente ormai avviato non è inopportuno fare un breve punto con Hermes Bianchetti, responsabile della Divisione Businnes di Banca Valsabbina.

E allora, come sta andando, che interesse registrate sul Superbonus, quanto sta tirando questa agevolazione fiscale?
«Il Superbonus sta andando bene. L’interesse c’è ed è evidente. Basti osservare come in questi mesi si siano innalzati ponteggi. Un giro sul ring ne dà un’idea plastica».

Diamo qualche numero. C’è interesse al tema ma dal punto di vista del quanto che cifre può dare?
«Allora, Banca Valsabbina aveva stanziato 195 milioni destinati all’acquisto di crediti fiscali derivanti dalla procedura con il Superbonus. Di questi, 150 milioni sono stati, per così dire, opzionati da imprese e organizzazioni di categoria se il tiraggio effettivo è più contenuto».

Spieghiamo meglio: tiraggio?
«Ovvero la parte effettivamente utilizzata. Qui va detta una cosa: la filiera energetica (i pannelli solari in primis) è quella che si è mossa con maggiore dinamismo, mentre la filiera delle imprese edili è partita più lenta. Le ragioni credo vadano ricercate nel fatto che la filiera energetica si è mossa su interventi più piccoli (singole abitazioni o strutture comunque contenute) mentre la filiera edile si è misurata (e si sta misurando) con complessi più ampi».

A parte le imprese, che impressioni avete del privato, del più o meno normale cittadino che intende far fare i due salti di classe alla propria casa, alla sua villetta?
«Notiamo grande interesse. I privati sono attivi, ma, come si può facilmente intuire, in realtà puntano allo sconto in fattura da parte delle imprese. La speranza è trovare una piccola impresa che faccia da general contractor, che faccia lavori, permessi, asseverazioni e la parte finanziaria. Ma le piccole imprese tendono a non gestire la partita finanziaria. E quindi i privati arrivano a noi».

Proviamo a spiegare. Un cliente che fa, viene allo sportello e lì spiega quel che vuole e voi gli spiegate quel che deve fare?
«Sì, il cliente viene ad uno dei nostri sportelli ma poi li indirizziamo al nostro ufficio dedicato al Superbonus. E lì cominciamo a capire che intende fare il cliente. Serve un preventivo di spesa, cerchiamo di capire insieme se oltre al credito da cedere ha necessità di fare un prestito ponte».

A cosa serve il prestito ponte?
«A pagare l’impresa per stati di avanzamento dei lavori. Non sempre le imprese hanno ossigeno per fare tutti i lavori senza avere uno-due acconti, diciamo. E quindi può servire un prestito ponte, in qualche caso è il committente che paga gli stati di avanzamento. Se c’è il prestito si chiude a fine lavori con la cessione credito».

Andiamo avanti. Trovato l’accordo col cliente, a fine lavori che accade?
«Alla fine dei lavori il cliente si troverà sul suo cassetto fiscale il credito maturato (il famoso 110%) che girerà a noi sulla base degli accordi presi».

Quindi voi ritirate il credito, il cliente incassa subito senza aspettare la detrazione dalla dichiarazione dei redditi in 5 anni. A quanto ritirate il credito?
«Ai privati lo ritiriamo a 98 su 110. Per le imprese a un po’ meno, ma è un discorso che può variare da impresa ad impresa».

Consiglio finale a un privato che intenda avviare lavori in casa propria col 110%.
«L’opportunità c’è tutta. Ma bisogna prestare attenzione, direi massima attenzione nella scelta del tecnico per l’asseverazione finale e direi che è bene farsi seguire anche da un fiscalista, da un bravo commercialista. Perché va ricordato sempre e bene: il responsabile è sempre il committente. Non è la banca che fa il Superbonus o l’impresa o l’eventuale colpa per qualcosa che non va è del tecnico. Nossignori: la responsabilità è sempre del committente».

 

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