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Von der Leyen incassa la fiducia del Pe, 'restare uniti'

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BRUXELLES - Una maggioranza netta, un complesso di defezioni interne meno allarmante rispetto all'estate. Sono questi dati, innanzitutto, ad emergere dal doppio salto con cui la presidente Ursula von der Leyen ha superato le mozioni di censura presentate prima dai Patrioti e poi dalla Sinistra. La spallata alla numero uno dell'esecutivo Ue, nonostante i malumori attorno alla sua azione, resta un'utopia relegata ai partiti più estremi dell'emiciclo dell'Eurocamera. Pochi i dissidenti all'interno della cosiddetta maggioranza Ursula, che si è attestata a quota 378 in occasione della mozione di censura della destra, a 383 su quella avanzata dalla Sinistra. Un quorum solido ma comunque inferiore ai 401 che, solo poco più di un anno fa, hanno rieletto l'ex ministra tedesca.
A far scattare il campanello di allarme, va ricordato, è stato il solo fatto che, nel giro di quattro mesi, von der Leyen ha dovuto far fronte a ben tre mozioni di censura. Nel luglio scorso erano stati 360 gli eurodeputati a respingere la sfiducia proposta dall'eurodeputato di Ecr, Gheorghe Piperea. In questo caso a bocciare la mozione dei Patrioti sono stati 378 (178 i favorevoli e 37 astenuti), mentre la sfiducia della Sinistra è stata respinta con 383 no (133 i favorevoli, 78 gli astenuti). La maggioranza ne esce quindi rafforzata grazie soprattutto ad un dato: a votare sono tati 594 eurodeputati, 41 in più rispetto al luglio scorso, quando le copiose assenze furono interpretate come una sorta di avvertimento per von der Leyen.
La geografia della maggioranza resta più o meno uguale. La delegazione di Fdi si è astenuta in occasione della mozione di censura dei Patrioti ma ha votato contro la mozione della Sinistra, compensando quindi il sì alla sfiducia giunto da 13 membri dei Verdi, inclusa l'intera delegazione italiana. Il M5S ha votato a favore di entrambe le mozione, e come i pentastellati ha fatto solo Roberto Vannacci, mentre il resto della Lega ha scelto di astenersi sulla sfiducia avanzata da The Left. In entrambi i casi, due gli astenuti tra gli eletti nel Pd: Cecilia Strada e Marco Tarquinio. Compatta la conferma della fiducia da parte di FI. All'interno del Ppe solo i 4 membri dei Republicains hanno ribadito la loro idiosincrasia per von der Leyen unendosi alla mozione di censura dei Patrioti.
La presidente della Commissione Ue, a dispetto del luglio scorso, non era in Aula a Strasburgo, impegnata a presenziare il Global Gateway Forum con diversi leader del Global South. Ha però ringraziato la sua maggioranza su X, assicurando che la Commissione continuerà a lavorare a stretto contatto con il Parlamento europeo. "Insieme otterremo risultati per tutti i cittadini europei. Uniti per i nostri cittadini, i nostri valori e il nostro futuro", ha sottolineato von der Leyen, alla quale ha certamente arriso anche il voto dell'Eurocamera sul muro dei droni e la difesa europea.
Il via libera è arrivato da 469 eurodeputati, inclusi i meloniani e l'intero Pd, riunitosi finalmente su un tema finora fortemente divisivo per l'intero universo socialista. "Abbiamo scelto la via dell'unità e dell'integrazione", ha sottolineato Nicola Zingaretti. Von der Leyen potrebbe usare il voto del Pe come un'arma in più da portare al summit dei 27 di fine ottobre, quando illustrerà la roadmap 'Preserving Peace' in dirittura di arrivo la settimana prossima. E al tavolo dei leader, per von der Leyen, la strada del consenso unanime resta molto in salita. 
   

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