Qui Europa

Stretta al gas russo, la proposta sul tavolo a Copenaghen

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BRUXELLES - Futuro dell'architettura energetica europea, potenziamento delle tecnologie pulite ed espansione delle infrastrutture energetiche: tre i punti all'ordine del giorno della riunione informale del Consiglio Energia in corso a Copenaghen. Un'occasione, anche se non formalmente in agenda, per la presidenza danese dell'Ue e per la Commissione europea di sondare il terreno tra le capitali sulla stretta in tre fasi a tutte le importazioni energetiche dal Cremlino entro il 2027. 

La proposta avanzata dalla Commissione europea il 17 giugno scorso prevede dal primo gennaio 2026 un divieto di firmare nuovi contratti; lo stop agli accordi a breve termine già in corso entro il 17 giugno 2026 ed entro il 31 dicembre 2027 per quelli a lungo termine. Nonostante una deroga per i Paesi senza accesso al mare - come Ungheria e Slovacchia - che potranno continuare a importare gas russo fino a fine 2027, la proposta trova la resistenza di Budapest e Bratislava, che continuano a importare l'80% delle proprie forniture dalla Russia e si sono opposte alla stretta, citando tra le cause un aumento dei prezzi dell'energia. 

Proprio per aggirare i veti delle due capitali, Bruxelles fa leva sul diritto commerciale Ue che consente l'adozione delle misure a maggioranza qualificata per evitare il vincolo dell'unanimità. Pur perseguendo l'idea di unità di intenti "per mandare un messaggio chiaro" a Putin, il commissario responsabile, Dan Jorgensen, all'arrivo al Consiglio informale ha ricordato che se necessario, i Paesi potranno approvare i piani di eliminazione graduale senza di loro. Per far entrare in vigore la stretta per tempo, Parlamento e Stati membri dovranno raggiungere un accordo entro la fine dell'anno. 

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