Qui Europa

Monito Ue alla Serbia: "Retorica divisiva, inverta la rotta"

AA

BRUXELLES - Nella relazione annuale sull'allargamento, la Commissione europea lamenta un "notevole rallentamento" nell'attuazione delle riforme da parte della Serbia, dovuto all'aumento della polarizzazione nella società serba nel contesto delle proteste che attraversano il Paese da un anno e che riflettono "la delusione dei cittadini per la corruzione, tra l'altro, e la percepita mancanza di responsabilità e trasparenza, insieme a casi di uso eccessivo della forza contro i manifestanti e pressioni sulla società civile". Palazzo Berlaymont punta il dito contro la "retorica divisiva che ha portato a una grave erosione della fiducia tra le parti interessate" e chiede che cessino "le frequenti narrazioni anti-Ue utilizzate anche dai politici e riprese dai media".

La Commissione chiede a Belgrado di "superare l'attuale impasse politica", di "rafforzare l'impegno verso il percorso Ue e la sua volontà politica di attuare in modo credibile le riforme richieste" e di manifestare "chiaramente il suo orientamento geopolitico verso l'Ue" varando le sanzioni Ue contro la Russia. Ribadita la necessità che Belgrado attui tutti gli obblighi di dialogo con il Kosovo, presenti e passati. Malgrado le riserve espresse, la valutazione positiva della Commissione sull'apertura del cluster tre (competitività e crescita inclusiva) "resta valida". 

Quanto alla Bosnia-Erzegovina, la Commissione sottolinea come "la crisi politica nella Republika Srpska" (Rs, entità a maggioranza serba) abbia "minato i progressi verso l'adesione all'Ue". "Di conseguenza, sono state adottate solo poche riforme" osserva palazzo Berlaymont che tuttavia intravede nei "recenti cambiamenti istituzionali" in Rs, "l'opportunità di realizzare le riforme sul percorso verso l'Ue".

La Macedonia del Nord registra qualche passo avanti nel percorso di adesione, specie nell'allineamento alla politica estera Ue che, scrive la Commissione, "testimonia la sua scelta strategica". Tuttavia Skopje, "nell'ultimo anno non ha intrapreso passi decisivi per avanzare nel processo dei negoziati di adesione" non avendo inserito la minoranza bulgara in Costituzione, richiesta dalla Bulgaria come condizione per il via libera all'adesione Ue dello Stato balcanico.

Malgrado l'"impegno costante nel suo percorso verso l'Ue", il Kosovo, candidato potenziale, registra una "decelerazione complessiva nel ritmo delle riforme" dovuta allo stallo politico seguito alle elezioni del febbraio scorso. "Nel prossimo periodo, il Kosovo dovrà rimettersi in carreggiata nella sua agenda europea e adempiere a tutti i suoi obblighi" derivanti dagli accordi di dialogo con la Serbia. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato