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L'Ue verso il target sul clima al 2040, ma i governi sono divisi

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BRUXELLES - Dopo numerosi rinvii, la Commissione europea si prepara a presentare la prossima settimana, il 2 luglio, la proposta legislativa sul target sul clima al 2040, anche se le discussioni si preannunciano in salita. Pur non essendo ufficialmente in agenda al vertice europeo, la questione è stata sollevata dalla Francia di Emmanuel Macron e ha catalizzato un lungo e acceso dibattito tra i leader, divisi su come centrare la traiettoria di riduzione delle emissioni di gas serra come tappa intermedia per arrivare alle emissioni zero entro metà secolo.

Pur confermando l'obiettivo di ridurre del 90% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990, Bruxelles dovrebbe offrire ai governi una serie di opzioni di flessibilità tra cui il ricorso ai crediti internazionali del carbonio nel computo complessivo delle emissioni. Un tentativo di superare le resistenze emerse sia tra alcuni Stati membri che all'interno del Parlamento europeo, in particolare dal Partito popolare europeo (Ppe), che nei mesi scorsi hanno giudicato il target climatico troppo ambizioso.

"Sono favorevole ad avere questi obiettivi per il 2040: ma se vogliamo raggiungerli dobbiamo dotarci dei mezzi per farlo e renderli compatibili con la nostra competitività ad esempio con neutralità tecnologica - ovvero rinnovabili e nucleare -, flessibilità, investimenti", ha scandito Macron in conferenza stampa al termine del vertice Ue, sollevando anche la proposta sganciare la proposta dell'obiettivo 2040 da quello intermedio del 2035 richiesto all'Ue dalla Cop30 di Belem, in Brasile.

"Sarebbe fantastico avere la proposta in tempo per Belem ma non è un obbligo: se serve più tempo, usiamolo per fare le cose bene", ha osservato Macron, sottolineando la necessità di conciliare clima e competitività industriale. Anche il primo ministro belga Bart De Wever ha riferito di un "dibattito vivace" tra chi vuole proseguire con ambizione e chi, come l'Italia, evoca margini di manovra confidando nel progresso tecnologico. La Danimarca - che guiderà la presidenza Ue dal primo luglio - è tra i Paesi che, come anche la Spagna, sono pronti a sostenere l'obiettivo del 90%.

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