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La Commissione Ue propone la proroga della protezione temporanea a rifugiati ucraini

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BRUXELLES - La Commissione Ue propone di prorogare di un altro anno, fino al 4 marzo 2027, la protezione temporanea per le persone in fuga dalla guerra in Ucraina, e allo stesso tempo inizia a delineare un piano per coordinare il rimpatrio degli ucraini una volta finito il conflitto. Lo annuncia l'esecutivo comunitario che oggi ha adottato una comunicazione in merito. L'Ue ha attivato il meccanismo previsto nella direttiva sulla protezione temporanea il 4 marzo 2022. A marzo 2025, quasi 4,3 milioni di sfollati dall'Ucraina, di cui un terzo bambini, beneficiavano di questo meccanismo di emergenza.

La Commissione propone di estendere la protezione temporanea, già prorogata più volte, perché, spiega, "la guerra in Ucraina continua e non sussistono le condizioni per consentire rimpatri su larga scala in condizioni sicure e durature". Allo stesso tempo, sottolinea l'importanza di preparare una transizione graduale dalla protezione temporanea, in stretto coordinamento con le autorità ucraine.

Palazzo Berlaymont quindi raccomanda agli Stati Ue di garantire agli ucraini sfollati all'interno dell'Ue, la transizione verso altri status giuridici, come permessi di soggiorno per lavoro, istruzione, ricerca, motivi familiari o uno status nazionale di residente di lungo periodo. La Commissione suggerisce poi di prepararsi a un rientro graduale e ordinato in Ucraina attraverso visite esplorative nel Paese, programmi di rimpatrio volontario e l'assistenza alle persone vulnerabili fino a quando le loro esigenze non potranno essere soddisfatte in Ucraina.

Si raccomanda quindi di istituire dei centri di informazione, gli hub Unity, sia per l'inclusione degli sfollati nelle società ospitanti sia per fornire supporto al rientro in Ucraina, quando le condizioni lo consentiranno. Per rafforzare il coordinamento tra Stati membri e autorità ucraine, si propone di istituire strumenti e canali di comunicazione adeguati, comprese campagne informative.

Per supportare gli Stati membri, la Commissione nominerà anche un inviato speciale per gli ucraini in Ue. Spetta ora al Consiglio adottare formalmente la proposta della Commissione di prorogare di un anno la protezione temporanea e la proposta di raccomandazione del Consiglio. L'attivazione della direttiva sulla protezione temporanea ha definito un approccio comune dell'Ue, garantendo prevedibilità e certezza del diritto sia agli sfollati ucraini che agli Stati membri, ed evitando al contempo di gravare ulteriormente sui sistemi di asilo nazionali già sovraccarichi.

"La situazione in Ucraina è, ovviamente, ancora instabile, se il cessate il fuoco viene concordato e mantenuto, cosa che tutti noi continuiamo a sperare, dovremo adattarci", ha detto il commissario europeo per gli Affari interni e la migrazione, Magnus Brunner, in un punto stampa a Bruxelles. "C'è sempre la possibilità di porre fine a una protezione temporanea prima del 4 marzo 2027", affermato. "In ogni caso stiamo incoraggiando gli Stati membri a iniziare fin da ora ad aiutare le persone a passare a uno status nazionale che rifletta meglio la loro situazione, ad esempio, se lavorano, potrebbero passare a un visto di lavoro, o se studiano, ovviamente, a un visto per studenti".

"Abbiamo disperatamente bisogno che gli ucraini tornino a casa una volta finita la guerra, dobbiamo sviluppare l'economia ucraina, dobbiamo trasformare l'Ucraina in un'economia prospera e sviluppare la democrazia". Lo ha detto il vice primo ministro ucraino Oleksiy Chernyshov in un punto stampa a Bruxelles. "Se dovessimo pianificare di raddoppiare il Pil in dieci anni dopo la fine della guerra, e credo sia fattibile, potremmo aver bisogno di 4 milioni di persone in più sul mercato del lavoro", ha aggiunto.

"Questo è il nostro calcolo", ha aggiunto. "Un dato di fatto che abbiamo bisogno di più persone in Ucraina: naturalmente, a condizione che la situazione sia stabile e che la guerra sia finita", ha detto ancora. Il vice premier ha poi spiegato che si sta valutando "un certo periodo di tempo, circa 12 mesi dopo la scadenza dello status di protezione temporanea, in cui dovrebbe esserci un periodo di transizione, in modo che le persone non si preoccupino di come finirà".

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