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Corte Ue: "Il Vaccino anti-Covid ai militari italiani non discriminò"

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BRUXELLES - "La legislazione antidiscriminatoria dell'Ue non impedisce a uno Stato membro di introdurre la vaccinazione obbligatoria per i membri delle forze armate, anche se ciò è contrario alle loro opinioni personali." E' quanto spiega l'Avvocato generale della Corte di Giustizia Ue in un parere emesso dopo il ricorso contro il ministero della Difesa italiano. 

"Le opinioni personali basate su preoccupazioni sanitarie relative agli effetti di un vaccino e il disaccordo con la politica di vaccinazione di un governo non costituiscono una "convinzione" che rientri nei motivi di discriminazione vietati", spiega l'Avvocato generale Tamara Ćapeta ritenendo perciò che "la direttiva quadro sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro non sia applicabile al caso in esame".

La Corte ricorda che "durante la pandemia di Covid-19, la legislazione italiana in questione ha introdotto la vaccinazione obbligatoria contro il coronavirus per i membri delle forze armate che lavorano per il Ministero della Difesa. Il personale militare che ha scelto di non vaccinarsi è stato temporaneamente sospeso dal lavoro senza retribuzione. Il ricorrente nella presente causa ha rifiutato di ricevere il vaccino per due motivi. In primo luogo, riteneva che fosse inefficace e non sicuro. In secondo luogo, era insoddisfatto della politica del governo, trovando inaccettabile la riluttanza del governo ad accettare qualsiasi responsabilità per i potenziali effetti collaterali causati dal vaccino. Di conseguenza, è stato sospeso dal lavoro senza retribuzione per circa due mesi, al termine dei quali l'obbligo di vaccinazione è stato revocato". Il ricorrente, continua la Corte "ha impugnato la decisione sostenendo che la sospensione era stata discriminatoria, basandosi, tra l'altro, sulla direttiva quadro sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro". 

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