Esercizi di vicinato: in soli dieci anni sono 2.700 in meno

Regione Lombardia ha avviato dal 2003 la rilevazione dei punti di vendita del commercio al dettaglio in sede fissa
Una bottega di vicinato - New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
Una bottega di vicinato - New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
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La pandemia nel 2020 ha messo in evidenza il ruolo insostituibile degli esercizi di vicinato. Può apparire paradossale come accanto alla inarrestabile proliferazione della grande distribuzione commerciale e all’esplosione del e-commerce, il negozio sotto casa costituisca un aspetto essenziale della dotazione di servizi nei nostri Comuni. Grandi e piccoli. Perché se per questi ultimi tenere aperto un esercizio può fare la differenza sulla qualità della vita di molte persone anziane anche nei centri maggiori e in certi quartieri il tema si ripropone.

Regione Lombardia ha avviato dal 2003 la rilevazione dei punti di vendita del commercio al dettaglio in sede fissa (Esercizi di Vicinato, Grandi e Medie Strutture di Vendita) autorizzati alla data del 30 giugno di ogni anno che costituisce la base della nostra rilevazione. Le informazioni disponibili sono riferite alla tipologia di esercizio (alimentare, non alimentare e misto), alla superficie commerciale e al numero di esercizi, la variabile che abbiamo scelto di considerare nel confronto tra il 2019 e il 2020.

Cosa è successo in un decennio

Diciamo subito che, nel totale provinciale, il numero di negozi di vicinato si riduce, sia pure di poco, tra il 2019, quando si contavano 14.114 esercizi commerciali e il 2020, quando sono stati censiti 13.822 negozi, con una riduzione di -292 unità, pari al -2,1%.

Giova tuttavia considerare che, nel 2009, in provincia di Brescia gli esercizi di vicinato erano 16.587 e che, nel decennio 2009-2019, si sono persi 2.679 negozi, pari al -16,1%.

Di pari passo, nel confronto tra le due ultime annualità, si è ridotta di poco più di 20 mila mq, pari al -2,3%, anche la superficie commerciale con una media per esercizio di vicinato, che rimane inalterata nell'ordine dei 64 mq.

La distribuzione in provincia

La riduzione degli esercizi di vicinato è tutt’altro che omogenea nel panorama provinciale poiché interessa una cinquantina di comuni a fronte di 133 centri che mantengono inalterato il numero dei negozi e di 23 Comuni che vedono aumentare la disponibilità di fare la spesa vicino a casa. In termini assoluti sono una decina i comuni in cui si perdono più di dieci negozi di vicinato, con una diversa incidenza percentuale sulla dotazione totale. Brescia, pur perdendo 92 negozi conosce un calo del -3%, che è minore del -9,8% di Desenzano, che perde 58 esercizi di vicinato. Ne sono spariti 18 aRoè Volciano (-42,9%), 14 a Bovezzo (-21,9%) 12 a Bagnolo Mella (-12%); 11 in meno a Gardone Val Trompia (-8%) e a Iseo (-5,7%),  -10 di Vestone (-13,7%).

In molti Comuni il saldo è negativo per una o comunque poche unità ma ci sono i casi limite come Cerveno e Irma rimasti senza esercizi di vicinato.

Ma, come sempre, quando si ha a che fare con un territorio articolato, oltre ai 133 Comuni a saldo zero ci sono 23 centri in cui gli esercizi di vicinato prolificano. Poca cosa, ma è comunque un dato significativo, anche se solo in quattro centri si supera le più quattro unità: Montichiari (+8, +2,6%), Lumezzane (+7, +3,2%), Gavardo (+5, +3,4%) e Corteno Golgi (+4, +16,7%).

Ora il tema, verificabile nei prossimi mesi, è quello di vedere se la pandemia ha risparmiato questo ambito della distribuzione commerciale che sa di antico ma è pur sempre attuale.

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