Da Star Wars a Golden Dome, lo scudo spaziale di Trump

Obiettivo è abbattere i missili il più lontano possibile dai cieli americani, meglio se sono ancora sui loro territori nella fase di lancio, quando le grandi vampe dei booster in fase ascensionale sono evidentissime nell’infrarosso
Il segretario della Difesa Hegseth e Trump - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il segretario della Difesa Hegseth e Trump - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Tra i numerosi e a volte velleitari annunci di Trump rientra quello della «Golden Dome», Cupola d’oro, destinata a proteggere Usa (e Canada) da attacchi di missili intercontinentali con testata nucleare. Il tycoon ha annunciato questo nome al Congresso in seduta comune il 4 marzo, ma già a fine gennaio aveva firmato il decreto che prevede lo sviluppo del sistema «Iron dome for America»: evidente il richiamo al sistema di intercettazione che protegge Israele, ma, al di là del concetto, la questione non è sovrapponibile, perché il territorio israeliano è immensamente più piccolo del Nord America e gli intercettori di Tel Aviv operano solo a quote basse, colpendo a poche migliaia di metri di altitudine i missili prossimi o già entrati nello spazio aereo.

L'Iron Dome nel cielo di Tel Aviv - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
L'Iron Dome nel cielo di Tel Aviv - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Ma stavolta è qualcosa più di un annuncio: il programma Golden Dome, infatti, è progredito. Obiettivo è abbattere i missili il più lontano possibile dai cieli americani, meglio se sono ancora sui loro territori nella fase di lancio, quando le grandi vampe dei booster in fase ascensionale sono evidentissime nell’infrarosso. Così si toglierebbe all’avversario anche il vantaggio delle testate ipersoniche in grado di variare la rotta in fase terminale: sarebbero infatti ancora rinchiuse nelle ogive e non potrebbero sfruttare neppure la protezione che il plasma (gas ionizzato ad alta temperatura) genera attorno alla testata stessa rendendole quasi invisibili ai radar. Il risultato si otterrebbe dislocando in orbita un elevatissimo numero di satelliti (pare mille), non solo come sensori, ma anche intercettori, armati con missili ipersonici miniaturizzati (lunghi anche solo circa un metro) e/o con raggi laser.

Il 20 maggio la Casa Bianca ha affidato il programma al generale Michael Guetlein, vice capo operazioni della Us Space Force (creata come arma autonoma proprio da Trump nel suo primo mandato), che il 17 settembre ha presentato al Congresso il suo rapporto, classificato. Non si conoscono i dettagli: Guetlein ha però affermato che gran parte delle tecnologie necessarie sono già disponibili, ma che si tratterebbe di creare un sistema di dialogo e sinergia di grandissimo respiro e complessità. Il generale ha ipotizzato una spesa di almeno 175 miliardi di dollari (ma il Cbo, Congressional budget office, paventa tra 542 e 835 miliardi in 20 anni): Trump ha affermato che il sistema potrebbe funzionare a partire dal 2028, ma il Csis, Centro di studi strategici e internazionali, indica più realisticamente il 2035.

La Casa Bianca - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
La Casa Bianca - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Nello Studio Ovale campeggia un ritratto di Ronald Reagan, il presidente che nel 1983 presentò la Sdi, Strategic defense iniziative, nota come «Guerre stellari»: l’iniziativa si rivelò poi un bluff, ma accelerò la disgregazione dell’Unione Sovietica che non fu in grado di reggere la sfida. Quarant’anni dopo, Russia e Cina, ormai realtà diverse e più potenti, non han gradito l’annuncio della Golden Dome. Putin il 22 settembre ha affermato che «posizionare intercettori missilistici nello spazio annullerebbe i nostri sforzi per lo status quo nelle armi strategiche: reagiremo di conseguenza» (legando la questione al rinnovo dello New Start, che scade a febbraio e limita il numero di testate russe e americane).

Non è certo un caso se negli ultimi mesi il Cremlino ha fatto sfoggio di nuove armi strategiche, come il missile balistico Oreshnik, con raggio di 6.000 km e velocità di 3,6 km al secondo e quello da crociera Burevestnik, con propulsore a energia nucleare dall’autonomia di fatto illimitata. E il 30 settembre il giornale South China Morning Post ha annunciato che ricercatori di Nanchino starebbero realizzando una piattaforma di allerta precoce in grado di tracciare fino a mille obiettivi.

Il Cremlino - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il Cremlino - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Per Golden Dome si possono considerare propedeutiche le missioni, otto dal 2010, dello spazioplano Boeing X-37B, anche su orbite con apogeo a ben 38mila km dalla Terra (con a bordo non specificati sistemi per «comunicazioni laser»); o la messa in orbita, il 10 settembre scorso, dei primi di 21 satelliti T1 per la Space Development Agency (Sda, fondata sempre da Trump nel 2019) per trasmissione dati.

È presto per dire come procederà nel tempo e nei budget il programma Golden Dome e se otterrà i risultati auspicati da The Donald: preoccupa semmai la constatazione che per i «nemici» sarà più facile ed economico opporvi un maggior numero di nuovi e più potenti missili. Gli epigoni del dott. Stranamore, ahimè, non sembrano in diminuzione.

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