Riviste cattoliche, i cambiamenti che permettono la riflessione

Riviste cattoliche: un mondo glorioso in declino? Sarebbe più opportuno parlare di fermenti invece che di declino. Perché? Perché i fermenti sono portatori di cambiamenti e trasformazioni non necessariamente di congedi e conclusioni.
È vero che le testate periodiche di contenuto religioso ed ecclesiale non possono più contare sul numero di abbonati e lettori del passato. Ma questo vale per tutta la carta stampata ed analizzarne le ragioni sarebbe uscire dal tema.
Rimanendo nell’ambito delle riviste cattoliche potrebbero affascinare alcuni esempi. La Civiltà Cattolica, ad esempio, storica rivista dei Gesuiti che nel 2025 raggiunge ben 175 anni di vita, da quindicinale è diventata mensile.
Nell’ambito bresciano è sintomatico l’annuncio dato dal Vicario Generale monsignor Gaetano Fontana: la Rivista della Diocesi di Brescia – ufficiale per gli atti vescovili e di Curia –, da pubblicazione bimestrale diventerà una pubblicazione sola annuale. La rivista sorse nel 1910 come «Bollettino ufficiale della Diocesi di Brescia» e nel 1966 divenne Rivista della Diocesi con una nuova impostazione editoriale.
Cristo e i discorsi dell’odio
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Pescando ancora, quasi a caso, nel mondo cattolico bresciano è quasi naturale citare la rivista, diffusa a livello nazionale, Vita Familiare. Da bimestrale è già divenuta trimestrale. La pubblicazione iniziò nel giugno del 1933 come bollettino dell’Istituto Pro Familia, fondato da don Gianbattista Zuaboni. Allora si intitolava Scuola di Vita Familiare ed era espressione di quelle esperienze di formazione alla vita domestica oltre che matrimoniale iniziate nel 1918 con il nome di Scuola della Buona Massaia. Nel 1980 la rivista divenne semplicemente Vita Familiare.
Se ci chiedessimo i perché di questi cambiamenti troveremmo facilmente una risposta nel mensile di gennaio de La Civiltà Cattolica. «La rivista diventa mensile – si legge nell’editoriale – per cui ogni quaderno accompagnerà i lettori per un periodo più lungo. Ci sembra che ciò corrisponda meglio al ritmo di lettura dei nostri giorni e favorisca un discernimento autentico delle dinamiche sociali, politiche, tecnologiche, culturali ed ecclesiali contemporanee, che necessitano sempre più di analisi scrupolose e approfondite».
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Le riviste cattoliche, dunque, mutano per essere fedeli ai loro obiettivi che non sono la cronaca ma l’approfondimento, non la mera informazione ma anche la riflessione.
Tuttavia, pur sottoscrivendo queste ragioni culturali, non può essere sottaciuta un’altra causa dei fermenti: il bilancio! Alcune riviste mutano per ragioni economiche: tagli richiesti dalle proprietà. Se tali richieste di carattere economico sono legittime, ciò non toglie che crei tristezza ogni notizia che riguarda la dismissione di una pubblicazione.
Un esempio lampante riguarda una testata, per alcuni forse troppo di nicchia ma certo alquanto significativa. Ci riferiamo al mensile Il Gallo. Questa pubblicazione non uscirà più. In gennaio di quest’anno i lettori sono stati raggiunti dal semplice foglio dell’indice dell’ultima annata, con un malinconico congedo alla vigilia degli 80 anni di storia. Infatti il primo numero de Il Gallo uscì a Genova nel gennaio del 1946 per iniziativa di un gruppo di amici, laici e preti, che senza pregiudizi ideologici desideravano accompagnare, riflettendo sugli avvenimenti col Vangelo in mano, la ricostruzione materiale, spirituale e politica dell’Italia dopo la tragedia bellica. Con spirito di libertà quella testata accompagnò poi gli anni del Concilio e gli avvenimenti dei decenni seguenti, fino al recente annuncio della chiusura.
Quando una rivista si restringe o chiude lascia sempre un senso di vuoto come di fronte a qualcosa che muore, senza spegnere, tuttavia, la speranza che continuino ad esserci pubblicazioni che, dopo una lunga nottata, cantino, come un gallo sul far dell’alba, rendendoci attenti al tradimento, non importa se della dottrina della Chiesa o della democrazia della società.
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