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Quel comune buon senso che non sembra più far parte dello sport

Vincenzo Cito
La stagione calcistica è appena all’inizio, eppure in Italia come all’estero si registrano già diversi episodi che nulla hanno a che fare con il pallone
L'arbitro Taylor durante Manchester City-Manchester United - Ansa © www.giornaledibrescia.it
L'arbitro Taylor durante Manchester City-Manchester United - Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Durante la partita di Premier League fra Crystal Palace e Nottingham Forest è avvenuto qualcosa di incomprensibile. L’arbitro Taylor a un certo punto ha ammonito per perdita di tempo il portiere ospite Sels che però non aveva alcun interesse a fare ciò di cui era accusato perché la sua squadra stava perdendo 1-0. Senza riuscirci così ha cercato di convincere il direttore di gara che era stato disturbato da alcuni tifosi di casa e solo per questo motivo aveva perso qualche secondo di troppo.

Poi Taylor deve aver compreso la situazione, ormai era troppo tardi per cambiare decisione e allora - per una sorta di orribile senso di compensazione - è andato subito ad appioppare il giallo anche al giocatore di casa Wharton mentre stava effettuando una rimessa laterale inventandosi anche qui un ritardo nel gioco.

Una ottusità nell’applicazione del regolamento davvero inconcepibile e che contrasta tra l’altro con le indicazioni espresse dai massimi dirigenti arbitrali.

Non è la prima volta che Taylor è al centro delle polemiche: due anni fa dopo la finale da lui diretta di Europa League vinta dal Siviglia contro la Roma, si sentì dire da Josè Mourinho, allora tecnico dei giallorossi, di essere «una maledetta disgrazia» e il giorno dopo in aeroporto fu aggredito con la sua famiglia da alcuni energumeni italiani. E nel 2024 subì addirittura minacce di morte da sostenitori britannici perché durante un Bournemouth-Chelsea aveva inflitto ben 16 ammonizioni e fu tenuto a riposo per qualche turno.

Con l’eleganza che lo distingue, Massimo Marianella (Sky) durante la telecronaca della partita gli ha consigliato di fare come tanti calciatori che, arrivati al culmine della carriera, decidono spontaneamente di farsi da parte, senza aspettare che siano altri a decidere per loro.

Detto che poi il Nottingham Forest poi la partita l’ha pareggiata e quindi quella scelta arbitrale non ha influenzato l’esito, la miopia di Taylor è stata quella di non aver tenuto conto del contesto in cui era avvenuto l’episodio e se perdiamo di vista questo concetto l’applicazione della legge si trasforma in burocratica applicazione dei codici, perde ogni valore, fino ad apparire ingiusta. Al tempo stesso - al di là degli effetti procurati - anche gesti apparentemente non lesivi vanno sanzionati e non comprendiamo la reazione di Bernardino Passeri, presidente dell’Ascoli, alla notizia della squalifica di sette turni al suo allenatore Francesco Tomei per aver lanciato una bottiglietta d’acqua all’arbitro Alessandro Recchia durante la partita di serie C contro la Juve Next Gen (0-0).
E quale la colpa del direttore di gara? Non un rigore negato, né un gol annullato, bensì tre falli contro fischiati di fila alla formazione di casa. Capirete che tragedia. Il giudice sportivo in realtà non ha tenuto conto del danno fisico procurato all’arbitro, ma della gravità in sé del gesto che sottolinea ogni mancanza di rispetto verso la persona e il suo ruolo e avrebbe potuto aizzare gli animi della tifoseria di casa (il tecnico poi ha chiesto scusa per il gesto).

E ci chiediamo: se succedono queste cose già dopo tre giornate e per futili motivi cosa potrebbe accadere nella fasi decisive del campionato? Sempre perché bisogna tenere conto del contesto in cui succedono certe cose, non ci sentiamo infine di condannare la scelta della Federazione di non invitare più a Coverciano il portiere tredicenne Thomas Sarritzu del Volpiano Pianese brutalmente aggredito dal padre di un avversario durante una partita col Carmagnola, tanto da riportare la frattura di malleolo e zigomo.

Il ragazzo aveva ricevuto la solidarietà del mondo del calcio e lo stesso Donnarumma aveva caldeggiato l’iniziativa di ospitarlo nel ritiro della Nazionale. Dopo le indagini del giudice sportivo si è scoperto però che proprio Sarritzu aveva innescato la rissa, andando a colpire «con manate e pugni al fianco e alla schiena» il portiere avversario stesso a terra, il cui papà poi è entrato in campo per farsi giustizia da sé. Reazione spropositata e ingiustificata, però non si sapeva quanto era avvenuto prima. Dunque non aveva alcun senso premiare proprio chi aveva acceso gli animi, tanto che Sarritzu è stato squalificato per un anno. Lo impariamo tutti i giorni, ogni episodio che ci succede va inquadrato in una visione più ampia della realtà e della vita, non fermandosi sul particolare ma imponendoci una osservazione generale di quanto abbiamo avanti. Si tratta di comune buon senso.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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