Nordio sbaglia, il braccialetto elettronico serve ed è efficace

Claudio Castelli*
Il dispositivo ha avuto amplissima applicazione: oggi ci sono 13mila persone sottoposte al trattamento di cui 5.800 anti stalking
Braccialetto elettronico - © www.giornaledibrescia.it
Braccialetto elettronico - © www.giornaledibrescia.it
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I braccialetti elettronici (in realtà cavigliere) sono stati introdotti nel 2000 per rafforzare il controllo sulle persone sottoposte agli arresti domiciliari, cercando di ridurre in tal modo il ricorso alla custodia cautelare in carcere. Sono stati poi estesi ad altre misure cautelari previste in particolare per i reati di maltrattamenti e stalking: l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

Si tratta di una misura, sempre disposta dal giudice, per rendere effettivi questi obblighi e rendere immediatamente evidente alla polizia giudiziaria, con contestuale informazione alla parte lesa, la trasgressione degli stessi, onde intervenire ed evitare il contatto con la persona offesa. Lo scopo della normativa è di adottare misure cautelari che nel contempo proteggano adeguatamente la persona offesa e la collettività e prevedano per la persona indagata o imputata la restrizione della propria libertà meno invasiva possibile, cercando in tal modo un difficile bilanciamento.

L’utilizzo del braccialetto elettronico anti stalking ha avuto amplissima applicazione: oggi abbiamo 13.000 persone sottoposte a braccialetto elettronico di cui 5.800 anti stalking.

Fanno discutere le affermazioni del Ministro della Giustizia Nordio che in Parlamento ha affermato che il ricorso al braccialetto elettronico non garantisce un pronto intervento di Polizia e Carabinieri e quindi consiglia la parte lesa, una volta ricevuto l’avviso di trasgressione dell’obbligo da parte dell’indagato e quindi la sua vicinanza, di rifugiarsi in un luogo sicuro, stante la difficoltà di un intervento tempestivo delle forze di polizia. Dichiarazioni che partono dalle uccisioni di alcune donne, aggredite prima dell’intervento di Polizia e Carabinieri.

Il ministro Carlo Nordio durante il question time al Senato - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il ministro Carlo Nordio durante il question time al Senato - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

In effetti dichiarazioni poco ponderate che depotenziano l’efficacia del braccialetto elettronico e del suo allarme, che incoraggiano a mantenere misure più restrittive e fanno ricadere sulla vittima un onere di attivazione. In realtà il sistema creato con l’allontanamento dalla casa familiare e con il divieto di avvicinamento a livello generale funziona. Lo stesso numero di braccialetti elettronici anti stalking applicati lo testimonia.

Certo i pochi, ma sempre troppi, casi in cui non è stato sufficiente devono portare a perfezionare e rendere sempre più efficiente il sistema. In particolare a livello tecnologico (perché non integrare il braccialetto elettronico con un allarme acustico in caso di trasgressione) e a livello di Polizia giudiziaria chiarendo e rendendo più efficace la modalità di gestione degli allarmi (oggi troppo spesso falsi) e con un più capillare controllo del territorio che consenta interventi tempestivi.

Ma al di là di questi pur indispensabili interventi situati sempre nel campo della inevitabile repressione, manca una strategia ed investimenti sul terreno fondamentale e primario della prevenzione. Sono necessarie una grande campagna per un’educazione al rispetto delle donne e alla affettività e sessualità a partire dalle famiglie, dalle scuole, dalle associazioni sportive e ricreative. Inoltre bisogna investire in case famiglia e case per le donne maltrattate. Illudersi di dare risposte a colpi di introduzione di nuovi reati e di aumento delle pene è la strada più facile e forse tacita i giusti allarmi dell’opinione pubblica, ma, come abbiamo già visto in passato, non risolve i problemi.

* Claudio Castelli, già presidente della Corte d’Appello di Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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