Le fiabe servono a crescere: non sono fantasticherie ingenue

Ogni fiaba, tramandata per via orale, esprime le emozioni che vive l’individuo e insegna che la vita è un’avventura a ostacoli
Leggere le favole aiuta a crescere - Foto Pexels
Leggere le favole aiuta a crescere - Foto Pexels
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All’ingresso del Museo dei Bambini di Boston, c’è un’iscrizione che dice: «Qui non si raccontano storie. Le storie non sono mica storie. Qui si fa sul serio». Per dire che le storie che noi chiamiamo «fiabe» non sono fantasticherie ingenue, ma racconti preziosi che narrano dell’uomo e della vita. Parlano degli ostacoli e delle difficoltà che ogni individuo incontra nel corso dell’esistenza e riflettono gli sforzi e le fatiche legate alla crescita e al processo di individuazione.

La parola «fiaba», che come sempre ci arriva dal latino ed è «fabula», indicava il raccontare a voce ciò che è accaduto in passato e può ancora accadere. Ogni fiaba, tramandata per via orale, esprime le emozioni che vive l’individuo e, come nei sogni, affiorano alla coscienza. Shakespeare diceva che «siamo da fatti della stessa natura dei sogni», cioè di quel tessuto vitale che ci serve per leggere la realtà interiore.

Queste narrazioni usano il linguaggio delle metafore, anche quando storie di magia e incantesimi che si compiono e si sciolgono. Sembrano «fantastorie» ingenue e infantili, ma hanno la stessa funzione delle immagini notturne con il compito di raccontare l’avventura della vita e il mistero dell’esistenza.

Ai piccoli presentano cosa accade durante la crescita e per quanto in apparenza strane, nel tempo frettoloso e veloce che viviamo, suggeriscono di avere pazienza, in quanto per arrivare alla meta, il percorso, lungo e faticoso, è fatto di ostacoli e di prove da superare. Non tutto è semplice e immediato, ci sono inciampi e fallimenti, lotte e scontri rischiosi, passaggi difficili e solo dopo queste avventure si può incontrare il «principe azzurro» o sposare la «principessa» per «vivere felici e contenti».

In altre parole nella fiaba conta il lieto fine che salva e dà speranza. Senza l’happy end la fiaba sarebbe una storia banale al massimo propositiva, forse capace di dirti cosa devi fare e come comportarti. Invece non dà suggerimenti né spiegazioni. Piuttosto ti dice che la vita è un’avventura ad ostacoli da superare e che devi affrontare e la meta da attendere.

Le storie famose di Cappuccetto Rosso o di Cenerentola (la fiaba più vecchia e conosciuta al mondo) non indicano cosa deve fare chi sta male e nemmeno spiegano la cattiveria e il male. Rappresentano la paura e l’angoscia di chi incontra il male e narrano la fatica di diventare grandi affrontando i pericoli.

Andar per fiabe con i bambini vuol dire raccontarle come genitori e non farle leggere ad Alexa. Vuol dire accompagnare i bambini sulle ali della fantasia e dare spazio alle loro emozioni più sottili e difficili o ai sentimenti più ingombranti. Con le festività in arrivo, riprendiamo a regalare fiabe ai bambini per aiutarli ad affrontare il distacco serale prima di dormire ma più di tutto per aiutarli a crescere con fiducia in se stessi e nel mondo. Diamo loro la nostra presenza, l’attenzione e la cura per uscire dai labirinti dell’incertezza e tollerare la precarietà dell’esistenza.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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