La vocazione originaria del Natale e il dono della libertà del bene

Che significa rapportarsi al prossimo con l’espressione «Buon Natale»? Da non poco tempo assistiamo ad una sottolineatura: non pronunciarlo nella sua sostanza religiosa per non infastidire chi appartiene ad un’altra confessione oppure si professa agnostico, privo di un approdo religioso. Da qui la richiesta che si attenui progressivamente la valenza pubblica di quel credo che ci accompagna da millenni. Piuttosto si strutturi come una vacanza civile che si traduce, per chi lo può, in uno scambio di doni personalizzati ed in un tempo di distacco dalla abituale quotidianità, per immergersi nei dettami che compongono l’affermarsi sociale.
Il Natale rischia di cambiare la sua vocazione originaria perché nuovi riti scalzano quelli tradizionali. Avviene per le pressioni esterne, ma ancor più in ragione dell’appannamento del credo cristiano. I sondaggi fotografano una caduta del connubio fede cattolica e vivere sociale diffuso. Non solo la partecipazione alla messa si dirada, sono i comportamenti concreti che si rifanno ad altri dettami. Il Natale è un tempo forte di accettazione e riconoscibilità religiosa, chi non accetta e non riconosce vuole significhi altro.
L’appello perché l’albero pieno di luci non soppianti il presepio è un richiamo a non disperdere una storia che si vuole invece fare attualità. Un tempo per aiutare a rigenerare dalle fondamenta la fede personale e comunitaria. La sua valenza pubblica è proprio il porsi al servizio della comunicazione del messaggio che contiene.
Resta un fatto: chi vuole prescindere è più attivo di quanti attingono a quel credo. Quindi fa più rumore. Invoca un libertà che nega quella del professarla con vigore, dipingendola come un atto di sopraffazione e di imposizione di una volontà che non sarebbe più condivisa da una fetta significativa di popolazione. Una sorta di democrazia del rifiuto da rispettare. Che si fa più aggressiva nei tempi forti del costume religioso che intende marginalizzare.
Il Natale di fede è un confrontarsi con le personali debolezze e i tradimenti che si susseguono nel non dare fiato e gambe coerenti a quell’accadimento. Si è quindi orientati a porsi in discussione, ad ammettere le proprie colpe, a ritenere di dover cambiare le priorità. Rispetto a chi professa altre certezze si rischia di sentirsi ed apparire fragili.
Le età si mescolano con le attese: i più giovani mettono in campo un più di entusiasmo innovativo, le persone di una certa età si confrontano con quanto accadeva in passato, quando era più sicuro il cammino che univa le bussole civiche con quelle religiose. Una sensibilità spalancata sul futuro, una nostalgia del tempo che fu. L’impegno è farle incontrare, evitando di indirizzarle su binari che non individuano destinazioni comuni.
Papa Leone XIV insiste nel prospettare l’insegnamento di accoglienza umana che si esprime nel Natale e che va perseguito con costanza, nonostante le brutture che le libertà storiche continuano a comportare. La libertà del bene è un dono che viene offerto e al contempo una conquista che richiede impegno. Personale e comunitario.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
