Opinioni

La sinistra italiana e gli spazi di governo

La unità di intenti si rintraccia solo nel promuovere le firme contro la riforma dell’autonomia differenziata. Non è poco ma chiaramente non basta
Elly Schlein - © www.giornaledibrescia.it
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Si ragiona molto sulla possibilità che i vari partiti del centrosinistra e della sinistra riescano a trovare tra loro un equilibrio che ne garantisca l’alleanza. Tanto più si discute nel momento in cui l’opposizione stenta a condizionare in Parlamento l’azione del governo secondo i propri principi e interessi. E stenta perché ad ogni curva della vita politico-parlamentare il cosiddetto «campo largo» finisce per dividersi.

L’ultimo esempio è quanto è avvenuto nella votazione parlamentare dei consiglieri di amministrazione della tv di Stato in cui il Pd ha mantenuto la sua scelta «aventiniana» mentre il M5s ha scelto, insieme a Sinistra e Verdi, di esprimere i propri candidati con il risultato di aver conquistato, insieme, la piena rappresentanza dell’opposizione al vertice dell’ente radiotelevisivo. Ma questo è un episodio, ancorché clamoroso, di una divergenza che si esercita su molti campi della vita politica.

Il penultimo atto di questa sequela di divisioni riguarda il referendum sulla cittadinanza promosso da +Europa e sostenuto dal Pd e da Avs ma non dal M5s che preferisce portare avanti il proprio progetto di legge sullo Ius Scholae. E come non citare il caso della politica estera dove la sinistra del Pd e quella del M5s declinano in modo molto diverso le ragioni del pacifismo: da una parte si condivide l’invio di aiuti anche in armi al popolo ucraino aggredito dall’esercito di Putin; dall’altra si ritiene che proprio la politica di armamento di Kiev non faccia che prolungare una guerra ostacolando le trattative di pace.

Anche per quel che riguarda la guerra in Medio Oriente si nota una sostanziale diversità di accenti al netto della comune condanna sia della strage del 7 ottobre che delle vaste perdite di popolazione civile palestinese di Gaza. Se poi si scende a livello di alleanze locali, la comune convinzione è che l’unico modo per battere il centrodestra è quello di unire tutte le forze dell’opposizione: ma finora il risultato positivo lo si è raggiunto soltanto nell’ormai lontano voto sardo mentre si attende di capire quali saranno i prossimi risultati regionali.

La unità di intenti per il momento la si rintraccia soltanto nel promuovere le firme contro la riforma dell’autonomia differenziata. Non è poco ma chiaramente non basta.

Tutto questo elenco di divergenze rimanda naturalmente agli interessi di partito - la ricerca di una leadership dell’opposizione a lungo coltivata da Giuseppe Conte anche se non confermata almeno finora dagli elettori - ma anche ad una insufficiente capacità di risposta alla domanda cruciale: che spazio c’è per una sinistra di governo in questo mondo così travagliato dove viceversa - lo dicono le ultime elezioni europee - gli elettorati premiano partiti della parte avversa, del centrodestra sino alla destra radicale? Se la sinistra italiana non risponde a questa fondamentale domanda sarà praticamente impossibile dare fondamenta solide ad una alleanza che si candidi al governo. E tutto il resto rischia di essere solo la tattica del giorno per giorno.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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