Opinioni

La lezione di Patrizio: accogliere il dolore per dare senso alla vita

Tra le strategie per resistere alla sofferenza ci sono anche la meditazione e la fede, ma soprattutto la vicinanza della famiglia: il benessere di chi ti circonda nutre e alimenta il tuo
Analgesici contro il dolore - Foto Unsplash
Analgesici contro il dolore - Foto Unsplash
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Patrizio ha compiuto 71 anni alla fine di dicembre. Per tutta la vita ha fatto il docente di matematica e scienze alla secondaria di primo grado. Per decenni ha indagato gli insetti della zona in cui vive e ha lavorato il legno, tanto che ha costruito con le proprie mani buona parte dei mobili più belli della propria casa. Cucina con maestria.

Svariati anni fa gli è stata diagnosticata una malattia degenerativa, cui ha associato presto una seria cardiopatia e una gamma di guai articolari. Patrizio ha sviluppato una grande resistenza al dolore fisico. La sua antipatia per gli analgesici è bizzarra: perché non evitare la sofferenza, quando puoi farlo? La sua risposta è che il dolore gli parla: conoscerlo, isolarlo, interrogarlo, è una maniera per capire che cosa sta succedendo, dove, come, quanto.

E questa è solo la prima parte del ragionamento, quella che fa in maniera che dal medico vada con un’analisi esaustiva di come si sente. Lo sviluppo successivo del suo ragionamento è che al male, quando ti aggredisce, non puoi sbattere la porta in faccia: diventa parte della tua maniera di vivere e di affrontare ciò che accade. Certe malattie capitano. Se succede, puoi continuare a misurare il distacco tra come hai la vita e come immagini che la si dovrebbe avere, in base a standard che non esistono se non nella tua mente o nelle valutazioni di chi non è nella tua pelle. Accettare la trasformazione, per Patrizio, è essenziale tanto per non precipitare nel baratro del desiderare l’impossibile quanto per rimanere nella possibilità di sviluppare a pieno la propria esistenza. Accettare di essere se stessi, in definitiva, è per Patrizio l’essenza del dare un senso alla propria esperienza sulla Terra.

Nel continuo esercizio di accoglienza e resistenza – resilienza – applica strategie personali che includono la meditazione e che non possono prescindere dalla sua fede profonda ma, ciò che più conta, trovano motivazione nella sua famiglia. Sono proprio i suoi familiari che lo aiutano a trovare il limite tra continuare nell’elaborazione e ricorrere a qualcosa che metta a tacere il male: il confine è dato dalla qualità della vita con loro. Il teorema sotteso è che il benessere di chi ti circonda nutre e alimenta il tuo, oltre a essere una priorità assoluta.

Mi dispiacerebbe avervi fatto credere che Patrizio pontifichi sulla propria condizione, ha solo risposto alle mie curiosità, muovendosi a fatica tra il tavolo e i fornelli, felice di avere ospiti. E sì, gli analgesici li aveva presi. Per fortuna non tutti dobbiamo fronteggiare nella vita il dolore del corpo. Inoltre ciascuno ha una differente soglia del dolore e una predisposizione che è la matrice della propria maniera di essere. Ciò assodato, la filosofia di vita di Patrizio è un buon paradigma da conoscere, anche solo per contemplare un’opportunità che farebbe di noi, quando non stiamo bene, persone un po’ meno ombelicali e pretenziose.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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