Opinioni

La guerra è un istinto, la pace una scelta

L’incontro tra Peter e Guglielmina, vittime entrambe di un conflitto che li ha privati dei padri
Una città bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale
Una città bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale
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Il 20 giugno 1944, Gubbio è teatro di un evento sanguinoso simile a tanti che hanno costellato l’Italia nel biennio dopo l’8 settembre 1943. Una colonna di soldati tedeschi fa tappa in paese e si stanzia nel centro abitato.

Un ufficiale medico e un soldato sono in bar del corso, quando un gruppo di gappisti irrompe e apre il fuoco uccidendo il medico e ferendo gravemente il suo commilitone. Il ferito viene immediatamente trasferito, mentre i graduati annunciano che sarà applicata (l’illegittima) pratica della ritorsione per decimazione. Ottanta eugubini vengono raccolti per strada, tolti dalle case e radunati nell’edificio vuoto della scuola. Quelli rastrellati sono uomini e donne, padri e madri di famiglia, adulti e molti ragazzi. Alcune di queste persone hanno tra loro legami di parentela.

Il vescovo interviene per mitigare la ritorsione e finisce per offrirsi in cambio dei civili, ma senza risultato. Intanto, il paese si spacca: gli attentatori sono noti, l’azione compiuta a sangue freddo è condannata da molti, tanti sostengono altra tesi e i familiari dei reclusi non trovano pace. Il 22 giugno quaranta degli ottanta civili scavano una fossa comune in cui verranno sepolti gli altri quaranta fucilati uno dopo l’altro.

La scena è terribile e ci sarebbero tante storie strazianti da raccontare quante sono le vittime, i sopravvissuti e i famigliari degli uni e degli altri. Il tempo passa, ma basta tornare sull’argomento per capire che gli animi non si placano, il rancore cova sotto la cenere anche con il cambio di generazione e la ferita stenta a rimarginarsi. Viene costruito un elegante mausoleo intitolato ai Quaranta Martiri e il giorno del sacrificio resta per anni ricorrenza commemorativa fortemente sentita.

Poi, il 24 settembre 2004, al Mausoleo passa un signore tedesco, che lascia due righe e una firma. Una delle donne che fa parte dell’Associazione Famiglie Quaranta Martiri capisce: a lasciare quella firma è il figlio dell’ufficiale medico morto. Sente di volerlo incontrare e si attiva per contattarlo. Inizia così un carteggio tra Peter e Guglielmina. Nel 1944 lui aveva un anno, lei era giusto una bambina: per entrambi la perdita del padre ha irrimediabilmente segnato la vita, che già di suo non ha fatto sconti a nessuno dei due. Peter non sapeva dell’atto ritorsivo e Guglielmina non aveva nemmeno idea che lui esistesse.

Si incontrano e visitano insieme il cimitero di guerra dove è sepolto il padre di Peter e il Mausoleo di Gubbio dove sono i resti del padre di Guglielmina. Sono dunque due bambini orfani, cresciuti trascinando il peso degli eventi quelli che costruiscono con le parole e la volontà il ponte necessario per comprendersi. La guerra è una valanga che travolge chiunque la faccia e i figli e persino i nipoti di chi ha imbracciato i fucili da una parte, dall’altra o da quell’altra ancora. Il riverbero di un conflitto è come uno sciame sismico inarrestabile.

La guerra è un istinto, la pace è una scelta. La guerra fa l’interesse di pochi e versa il sangue degli altri. Ci saranno altri Peter e altri Guglielmina in futuro, certamente, ma in quella storia noi saremo quelli che davanti al conflitto hanno solo scelto quale sposare tra gli interessi in gioco, facendo della Pace lo stuoino su cui pulire le suole della nostra coscienza.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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