La filosofia pitagorica del buon vivere, antidoto al chiasso politico

Ehh Pitagora! Il corposo filosofo e matematico, metà greco e metà crotonese, 530 anni prima di Cristo, aveva stilato l’impeccabile ricetta del vivere in perfezione. Eccola: bisogna allontanare dal corpo la malattia (va beh, e l’Asl che ne pensa?) dall’anima l’ignoranza (fosse facile!) dal ventre la ghiottoneria (e le stelle Michelin?) dalla città la ribellione (e i cortei non autorizzati?) dalla casa il dissenso (e i sette-otto divorzi su dieci matrimoni?) la sproporzione in ogni cosa. Regole ben confezionate che s’inchinano (profondamente) ad una virtù alquanto in disuso: la moderazione.
E tra le mille, quotidiane ferite alla martirizzata moderazione, spicca l’alluvionale, litigiosa verbosità degli esponenti politici. Non so voi, cari lettori, ma a me non basta più la capienza del telecomando. Apri un canale e trovi onorevoli con le vene del collo in temerario turgore, gli insulti lì lì per esplodere e ti chiedi se la politica è chimera o trucco. Saltabecchi in altra tendenza televisiva e va in mostra un parlamento disseminato di screzi. Giri, speranzoso, sui canali considerati «innocui» e incappi nelle affermazioni marmoree di onniveggenti per i quali il peggio è tra noi in corsa esponenziale…
Così, col cuore… scorato, permango sul litigio fonico di ricette tutte tese al «bene dell’italico Stivale», pur essendo diametralmente opposte. E frulla in testa un vocabolo meraviglioso di per sé: dialogo. La sua origine greca è composta da «dia», che significa attraverso, e da «logos», la parola. Dunque confronto di parole non rancorose, tanto meno odiose, il più possibile suasive.
Se Socrate si reincarnasse, completerebbe la tavolozza dei suoi precetti con la «sobrietà», mai tanto negletta, sepolta sotto gli eccessi delle parole, dell’avidità, della sete di potere al punto che davanti all’eterno interrogativo «essere o avere?», non fiorisce la scelta fra l’un ausiliario e l’altro, ma emerge un moderno modus vivendi: «Essere avendo».
Eccesso di pessimismo? Gli stati d’animo rispondono a momenti diversi e in questo momento sembra di cogliere una costante: importante esagerare. Poi spunta il pensiero per cui i difetti sono dell’uomo e non del tempo e i difetti si possono correggere. Per questo, a capo chino, continuerò a farmi bastare il telecomando che ho.
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