Opinioni

I soldati nordcoreani verso il fronte ucraino

Se quanto comunicato dai servizi di intelligence dovesse trovare conferma ci troveremmo di fronte a una sicura escalation del conflitto russo-ucraino
Kim Jong Un acclamato dai soldati nordcoreani - Foto Epa/Kcna © www.giornaledibrescia.it
Kim Jong Un acclamato dai soldati nordcoreani - Foto Epa/Kcna © www.giornaledibrescia.it
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Ciò che molti sospettavano – e molto probabilmente temevano – ormai da molte settimane sembra stia realmente accadendo: stando infatti alle dichiarazioni dei servizi di intelligence sudcoreani e ucraini, la Corea del Nord avrebbe cominciato a inviare un nutrito contingente di truppe in Russia, al fine di dare attivo sostegno all’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca.

Secondo le già menzionate fonti, circa 12.000 uomini sarebbero già stazionati nelle basi militari dell’Estremo Oriente russo – a più di 6.000 chilometri a est dell’Ucraina – dove si starebbero sottoponendo al necessario addestramento prima di essere mandati al fronte; in aggiunta, 1.500 unità delle minacciose forze speciali di Kim sarebbero state addirittura trasferite dalla Flotta russa del Pacifico al porto di Vladivostok e sarebbero attualmente pronte a entrare in guerra. Prima della loro partenza, le forze speciali avrebbero ricevuto la visita del leader nordcoreano Kim Jong Un, che ha voluto congratularsi con loro.

Il presidente nordcoreano Kim Jong Un e la figlia Kim Ju Ae - Foto Epa/Kcna © www.giornaledibrescia.it
Il presidente nordcoreano Kim Jong Un e la figlia Kim Ju Ae - Foto Epa/Kcna © www.giornaledibrescia.it

I video resi pubblici dall’intelligence sudcoreana mostrano i soldati nell’atto di ritirare uniformi e armi russe; in aggiunta, essi avrebbero ricevuto documenti falsi che indicherebbero la loro provenienza dalle regioni siberiane. Le fattezze dei cittadini di quelle zone, infatti, sono molto prossime a quelle dei nordcoreani e, in questa maniera, i russi punterebbero a mascherare la loro reale identità e provenienza. Del resto, il sospetto che la collaborazione tra Mosca e Pyongyang fosse entrata in una nuova fase si era avuto già con la comunicazione – da parte del Ministero della Difesa sudcoreano – della scoperta di alcuni corpi di soldati nordcoreani nella regione del Donetsk, o della chiara evidenza del passaggio di decine di migliaia di container – carichi presumibilmente di munizioni, proiettili anticarro e missili disassemblati – attraverso il confine tra i due paesi.

Il posizionamento di soldati nordcoreani sul campo di battaglia appare rilevante per Mosca, considerato che – come confermato di recente dal Pentagono – almeno 600.000 soldati russi sarebbero rimasti uccisi o feriti nel corso dell’invasione lanciata nel febbraio del 2022. Quello attuale, peraltro, potrebbe essere solo l’inizio di un dispiegamento molto più ampio di forze nordcoreane in Russia. La risorsa più grande di Pyongyang è senz’altro il suo esercito permanente, uno più grandi al mondo. È certamente vero che molti dei suoi soldati sono scarsamente addestrati e nutriti, ma per Kim essi rappresentano un’importante merce di scambio, visto che come ricompensa per il loro utilizzo in Russia egli potrebbe ottenere beni di cui ha disperatamente bisogno, come valuta pesante, cibo e altri beni di prima necessità e, ovviamente, assistenza tecnologica in ambito militare.

In aggiunta, i nordcoreani potrebbero acquisire l’esperienza di combattimento su un moderno campo di battaglia, qualcosa di cui attualmente difettano, visto che – paradossalmente per un Paese caratterizzato dalla pronunciata postura bellica – l’ultimo conflitto a cui le truppe di Pyongyang hanno preso parte è stata la guerra di Corea (1950-53). È lecito supporre, tuttavia, che ai soldati nordcoreani possano essere demandate le responsabilità di pattugliamento del confine russo-ucraino: in tal modo si libererebbero da questa impellenza alcune unità russe che potrebbero quindi essere utilizzate in altro modo e con altre responsabilità. La reazione di Seoul non si è fatta attendere: il viceministro degli esteri, Kim Hong-kyun, ha convocato l’ambasciatore della Federazione Russa, esprimendogli le sue preoccupazioni e sottolineando come la Corea del Sud risponderà a questa provocazione con «qualunque misura a sua disposizione, in coabitazione con la comunità internazionale, al fine di difendere i propri interessi». L’ambasciatore, ovviamente, si è guardato bene dal confermare l’invio di truppe nordcoreane a supporto delle operazioni militari del proprio paese ai danni dell’Ucraina.

Pochi giorni addietro, Putin aveva introdotto una nuova legge atta a ratificare il patto militare stretto con Kim lo scorso giugno – nel corso della sua visita a Pyongyang – in base al quale la Russia e la Corea del Nord sarebbero intervenute in soccorso l’una dell’altra in caso di «aggressione» da parte di forze esterne. Ciò potrebbe convincere Seoul a cambiare radicalmente il suo approccio: in base ai propri dettami costituzionali, infatti, la Corea del Sud – diventato uno dei principali produttori di armi al mondo – non può fornire materiale bellico in modo diretto a un paese belligerante. Per questo motivo, fino a questo momento Seoul si è «limitata» a fornire una sorta di protezione indiretta all’Ucraina, vendendo le sue armi a paesi terzi come gli Stati Uniti e la Polonia. Questa posizione potrebbe rapidamente cambiare proprio come conseguenza del patto di collaborazione in essere tra russi e nordcoreani. Alcune ore fa, comunque, il Segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, ha dichiarato di non poter fornire alcuna conferma sull’arrivo di truppe nordcoreane in Russia. Ad ogni modo, se quanto comunicato dai servizi di intelligence dovesse trovare conferma ci troveremmo di fronte a una sicura escalation del conflitto russo-ucraino e a un allargamento che non promette assolutamente nulla di buono.

Antonio Fiori - Docente di Storia e Istituzioni dell'Asia, Università di Bologna

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