I nodi irrisolti dell’informazione pubblica

La discussione attorno alla Rai non va in vacanza: la politica sta affilando le armi in preparazione delle battaglie d’autunno già calendarizzate
La sede della Rai a Roma - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
La sede della Rai a Roma - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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La sfida dell’informazione. Da un lato si sostiene che la comunicazione vale il tempo del suo proporsi e quindi non dura più di tanto, per altro verso si ritiene che, proprio per questo, vadano gestite le fonti informative per alimentare la continuità di visione e giudizio al di là della messaggistica di quotidianità.

Da qui l’importanza della proprietà e della gestione delle testate giornalistiche cartacee e delle reti televisive pubbliche e private, sia per avallare o veicolare usi e costumi del vivere sociale, sia per sostenere assetti istituzionali ed assecondare loro scelte ed interventi di sistema.

Il ciclo continuo delle reti mediatiche moltiplica, condiziona e modifica gli approcci dei tradizionali strumenti cartacei e radiotelevisivi, ma vi attinge quale fonte privilegiata di notizie. Soffermiamoci sulla Rai, oggetto di rinnovate dispute che replicano le consolidate contrapposizioni tra forze di governo e partiti all’opposizione. Con l’avvento della pluralità delle televisioni private, il moltiplicarsi dei palinsesti di ogni genere, la disponibilità di notevoli capitali finanziari investiti nel settore, ha perso il monopolio.

Rimane uno strumento particolarmente attenzionato dalla politica, sia a livello di trasmissioni giornalistiche, sia di spazi di intrattenimento orientati a fare opinione.

Con Silvio Berlusconi la competizione tra pubblico e privato ha assunto il carattere di una sfida permanente, che vede gli uni e gli altri provare a condizionarsi, ad irrobustirsi, a penalizzarsi, con incursioni nei diversi ambiti programmatici.

L’andata al governo della destra meloniana va imprimendo una spinta di cambiamento particolare in Rai. Per assecondare lo strutturarsi del sommovimento degli equilibri politici, intervenendo su meccanismi interni di distribuzione del potere che la vedevano in posizione marginale e subalterna. Ora si ipotizza che si decideranno gli assetti a settembre.

Le settimane intermedie non si profilano passive, anzi ricche di iniziative per garantirsi posizioni di vantaggio. Con l’occhio attento alle scadenze elettorali, che vedranno le elezioni per il rinnovo del governo di tre regioni. Con il voto raggruppato in un solo giorno o tenuto distinto? Con un risultato che replicherà gli equilibri della consultazione europea oppure confermerà la tendenza alle variabili delle alleanze territoriali? Le ipotesi di privatizzare la Rai, per sottrarla alla gestione di chi detiene la maggioranza politico-istituzionale, non paiono di immediata realizzazione.

La Meloni agirà per allontanarle nel tempo e garantirsi, appunto, spazi privilegiati di informazione condivisa per tutto il mandato conseguito con l’affermazione della maggioranza di centrosinistra a sua guida.

Assisteremo al posizionamento di singoli giornalisti, dei gestori delle tre reti Rai, ma anche degli aspiranti alla guida di singole trasmissioni considerate di grande impatto d’ascolto.

Insomma l’informazione non andrà in vacanza, piuttosto affilerà le armi in preparazione delle battaglie d’autunno già calendarizzate.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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