Opinioni

Difesa europea, verso una politica comune: sfide e opportunità

L’agenda del Consiglio europeo di febbraio
Antonio Costa - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Antonio Costa - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Sette questioni per i Ventisette, anzi - per l’occasione - tornati Ventotto. Infatti, l’invito del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, con la stretta collaborazione del premier Donald Tusk in quanto la Polonia detiene la presidenza semestrale del Consiglio dell’Ue, al vertice del 3 febbraio, è esteso al premier dell’ex-Paese membro Regno Unito, Keir Starmer, oltreché al segretario generale della Nato Mark Rutte.

Oggetto delle domande: la politica della difesa europea. Una priorità sempre più priorità. Anche a giudicare dall’attivismo dei ministri europei della difesa in questa prima metà di gennaio. Il 13, a Varsavia, cinque di questi, rappresentanti dei paesi con il più consistente bilancio in merito, Germania, Francia, Italia, Polonia e (nuovamente) Gran Bretagna, hanno discusso della prospettiva di aumentare al 5 per cento dei rispettivi Pil le spese militari.

Il giorno seguente, a Helsinki, otto paesi rivieraschi del Mar Baltico, membri sia dell’Ue sia della Nato, hanno deciso di coordinare i propri sforzi, di fronte ai sabotaggi di navi fantasma russe ai danni delle loro infrastrutture energetiche sottomarine.

Tutto ciò mentre la Francia sta avviando trattative con la Polonia per un trattato bilaterale (simile a quelli con Germana e Italia), focalizzato sulla difesa, in ciò forse stimolata dai forti progressi tecnologici polacchi, visti un po’ come una sfida alla propria supremazia militare sul continente. Grandeur oblige…

Costa, ai Ventotto, indirizza un appello alla collaborazione per una sicurezza condivisa, condito con qualche accento draghiano. Primo, definire le capacità difensive da sviluppare in comune. Poi chiede l’accordo dei leader sullo spendere assieme, più e meglio, a fini difensivi.

Ancora, dal Consiglio europeo dovranno venire indicazioni su come utilizzare, a scopi difensivi, i fondi del bilancio Ue, sul coinvolgimento del settore privato nella produzione di beni per la difesa, sulla ricerca di nuovi strumenti finanziari a sostegno delle maggiori spese. Costa, e qui stanno gli accenti draghiani, richiama l’impatto delle spese per la difesa sulla competitività: maggiori investimenti nella difesa dovranno rafforzare competitività e coesione nell’Ue, tramite un’industria d’eccellenza tecnologica e con creazione di posti di lavoro. Infine: «L’obiettivo di rafforzare la difesa europea dovrebbe essere preso in considerazione in tutte le politiche pertinenti dell’Unione».

Alle domande di Costa, per le quali aspettiamo le risposte dei leader, ne aggiungiamo una, alla quale cercheremo di dare una risposta qui. Vi è una concreta possibilità di dar vita, nel prossimo quinquennio, a una solida politica europea della difesa? Sì, ma dovrà essere mantenuta una prospettiva di lungo periodo. Non si ripeta l’errore dei tempi della Ced, quando la morte di Stalin allontanò il pericolo di una invasione sovietica. Tradotto nell’oggi: la pace in Ucraina non dovrà far venir meno la tensione verso una vera ed efficiente difesa europea. La barra dovrà essere mantenuta dritta. Sempre più si va affermando la consapevolezza di una Nato multipolare, nella quale l’Europa deve pesare maggiormente, insomma la geopolitica (con l’aiutino dell’altro Donald) sta risvegliando l’orgoglio europeo, e la voglia di riscattarsi dalla protezione-dipendenza dell’ombrello Usa. Un fattore importante, per la vendibilità del progetto da parte dei governi nazionali, sarà il presentare al proprio elettorato tali maggiori spese come un bene pubblico europeo, dunque finanziato con eurobond, uno strumento non in diretta antitesi con le spese sociali interne. Certo, il tutto dovrà essere accompagnato da una adeguata campagna di informazione da parte dell’Ue, centrata sul nesso tra difesa e diplomazia, di come la seconda sia tanto più forte quanto più abbia alle proprie spalle un potente apparato difensivo. Il miglior modo perché la pace di oggi non sfoci nella guerra di domani.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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