Chiediamoci come stiamo educando i maschi: è questa la prevenzione

L’educazione affettiva in adolescenza non ha senso, se non si è parlato di sentimenti, sessualità e relazioni fin dalla prima infanzia
I gesti d'affetto in famiglia sono importanti - Foto Pexels
I gesti d'affetto in famiglia sono importanti - Foto Pexels
AA

Le giornate di novembre che ogni anno ricordano i diritti dell’infanzia e la violenza sulle donne si rincorrono a pochi giorni l’una dall’altra e quasi sempre ci narrano realtà che dovrebbero farci riflettere. Almeno è augurabile che queste occasioni servano ad accresce la coscienza collettiva, anche perché in molti casi i dati che continuano ad affluire, sono davvero impressionanti.

È innegabile che sia aumentata l’attenzione e la ricerca delle cause alla violenza di genere e al disagio evolutivo, ma rimante ancora un tema trascurato la prevenzione. In queste giornate celebrative ripetiamo le stesse cose di sempre, mentre non cresce quanto dovrebbe l’indignazione per quei 4 maschi su 10 che ancora ritengono una donna sempre capace di sottrarsi a una molestia sessuale se davvero lo vuole. E meno ancora ci colpisce che 2 uomini su 10 uomini «giustifichino» la violenza perché provocata dal modo di vestire di una donna.

Chiediamoci con urgenza invece come stiamo educando i maschi e con quali modelli culturali. Continuare a pensare che la violenza di genere sia da attribuire alla sessualità vuol dire non vedere che la mattanza dei femminicidi è quasi esclusivamente una questione di potere dei maschi e della loro incapacità nel gestire sentimenti come la rabbia e la gelosia.

Questo significa che non basta promuovere educazione alla sessualità e all’affettività nelle scuole medie e superiori, se aspettiamo che i bambini diventino adolescenti per affrontare questi temi. Educhiamoli fin da piccoli alle relazioni e promuoviamo per bambini e adulti laboratori sulla comunicazione affettiva dando loro gli strumenti per saper gestire i conflitti, la violenza fisica e verbale, contenere l’escalation della aggressività che può trasformarsi in odio.

Per educare però serve una lente d’ingrandimento che aiuti a vedere quanto la virilità non centri con la violenza né con la sessualità ma che per promuovere il rispetto delle donne bisogna cominciare presto a casa e al nido o alla scuola dell’infanzia.

Ha uno scarso valore l’educazione emotiva e sessuale fatta agli adolescenti, se non abbiamo parlato prima ai bambini del sesso e della sua funzione o se i gesti affettivi in famiglia sono mancati e se la crescita è stata costellata di relazioni offensive e distruttive.

Serve che famiglia e genitori, poi scuola e insegnanti prestino attenzione all’uso e al valore educativo delle parole, anche quelle in apparenza amorevoli ma che nascondono pensieri e idee sessiste.

Conteniamo frasi come «Ora che sei un ometto...» e «Amore, i maschi non piangono!» perché irrispettose di ciò che prova di un bambino. Non si tratta di rimuovere quello che un piccolo sente, ma far emergere ciò che vive. Vuol dire aiutarlo a rintracciare dentro il proprio maschile i sentimenti di aggressività e di tenerezza, la forza e la dolcezza con la fragilità delicata del suo sentire che sono polarità emozionali da riconoscere e gestire e con cui imparare a convivere. Infine non tanti discorsi da fare come adulti e educatori, quanto piuttosto esempi da fornire ogni giorno.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.