Opinioni

L’80esimo del Giornale di Brescia: tra tradizione e novità

Sfogliando le annate si ha la storia del cammino compiuto dalla città nel mutare degli eventi e di come il racconto abbia contribuito a plasmare le opinioni dei lettori
La redazione del Giornale di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Il Giornale di Brescia compie ottanta anni, il 27 aprile, e la prima domanda che sorge spontanea è chiedersi come è possibile che tanto tempo della nostra vita sia già trascorso e si sia intrecciato con la presenza del giornale dei bresciani.

Inizialmente come lettore ed osservatore esterno, poi, sul declinare degli anni novecentoottanta, quale dipendente della testata. Via via redattore, capo servizio, inviato. Una volta andato in pensione il contributo è continuato quale collaboratore sulle tematiche che avevano caratterizzato la mia attività professionale. Il giornale come seconda casa.

Sfogliando le annate si ha la storia del cammino compiuto da Brescia nel mutare degli eventi e di come il racconto abbia contribuito a plasmare le opinioni che abbiamo frequentato. È di questi giorni la riproposizione dei responsabili della strage di matrice neofascista accaduta in piazza della Loggia il 28 maggio 1974, 51 anni fa, e la mente ricostruisce i diversi processi che si sono susseguiti e la ricerca di una verità giudiziaria che sancisse la verità fattuale.

Il nostro atteggiamento attuale è figlio del mezzo secolo intercorso. A confermare che la storia detta l’attualità d’azione.

Il mio rapporto con il giornale è stato scandito dal dialogo con due personalità di prestigio che ci hanno lasciato: lo storico direttore Giambattista Lanzani, il suo vice Angelo Franceschetti.

Il problema non era arrivare primi nel dare la notizia, ma darla avendone accertato la veridicità e rispettandola. «Lo ha scritto il giornale» doveva confermare il detto che «quindi ci si può fidare». Aiutava la condizione di una società strutturata su valori ritenuti solidi e quindi in grado di condizionare il vissuto generale.

Nel tempo la mentalità si è modificata e quindi anche il giornale ha dovuto rivedere i suoi parametri. Tra l’altro è stato chiamato a fare i conti con le nuove tecniche e gli innovativi strumenti di comunicazione. Fino a farli propri proprio in funzione della velocità con la quale l’evento deve essere trasferito al potenziale lettore o ascoltatore. La rapidità man tiene nel mercato massmediale.

Il Giornale di Brescia ha scelto di voler stare in campo, interpretando l’attualità che ci appartiene.

Pensiamo a come Trump cambia i dazi imposti al mondo nel giro di qualche ora e di sue quotidiane libere dichiarazioni, come è complesso per i suoi interlocutori reggere il passo e programmare quanto compiere, come è precario spiegare cosa potrà conseguentemente succedere a chi è chiamato a raccontarlo. Se la verità è la prima vittima della guerra figuriamoci cosa accade in una condizione di conflitto permanente.

Non resta che guardare i giovani, che provano ad abbracciare una professione che va riscritta in una lunghezza temporale che non è nota. La memoria del da dove veniamo non è una zavorra che appesantisce, piuttosto una scuola. Aiuta a non avvertire un sentimento di solitudine, mentre si tracciano innovativi sentieri di comunicazione di verità che vanno coraggiosamente disvelate.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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