La distintività è l’elemento di successo delle Pmi

Roberto Saccone
L’innovazione e il radicamento territoriale sono le leve per la competitività
L'innovazione è fondamentale per le Pmi
L'innovazione è fondamentale per le Pmi
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Lo scenario economico attuale è caratterizzato dalla competizione a livello globale tra sistemi industriali. L’Europa ha uno svantaggio intrinseco dato dalla frammentazione del proprio mercato interno. Cina e Usa al contrario sono mercati veramente unici dal punto di vista dello stile, dei consumi, della lingua e delle policy energetiche. Di conseguenza le aziende americane e cinesi lavorano con grande chiarezza strategica ed enormi economie di scala.

È pertanto sempre più difficile competere sul terreno dei prezzi considerando che il costo dell’energia e del lavoro, che sono i principali fattori di costo delle nostre imprese, sono molto inferiori al nostro nella stragrande maggioranza dei Paesi concorrenti. L’Europa al contrario è costituita da tanti piccoli mercati frammentati ciascuno con le sue peculiarità e con il suo residuo di sovranità. Inoltre il Vecchio Continente, benché precursore e in un certo senso visionario nell’approccio alla transizione energetica, ha mancato di pragmatismo disegnando un percorso rapidissimo di decarbonizzazione senza che vi fosse una strategia energetica e industriale a supporto, che salvaguardasse la competitività delle nostre imprese.

Di fatto, ha abbandonato interi settori industriali nel mare della competizione globale senza aver effettuato attente analisi di impatto e senza aver prodotto e messo a servizio degli stessi gli strumenti necessari. Inoltre ha sottovalutato l’avanguardia tecnologica che la Cina e gli Stati Uniti avevano nel frattempo raggiunto. Per vincere le sfide che si presentano sui mercati globali l’Europa non può pertanto pensare di competere sulla capacità produttiva o sul livello di prezzo, ma deve confrontarsi anche sul piano tecnologico nel contesto di un piano di politiche economiche pragmatiche.

L’industria europea non ha ancora perso la sfida competitiva globale ma deve agire rapidamente garantendo l’autonomia energetica e l’allineamento dei relativi costi a quello dei competitors, ed incentivando attivamente l’innovazione e lo sviluppo delle tecnologie strategiche. In questo contesto, il nostro Paese deve puntare, con sempre maggiore convinzione, sul modello economico che lo caratterizza da sempre: flessibilità, capacità di adattamento, know-how diffuso (penso ai distretti) creatività ed innovazione, sono gli elementi in grado di generare «distintività», a mio avviso principale fattore di competitività nei confronti delle economie che si sono affermate sui mercati mondiali.

Da sempre le diversità alimentano la varietà delle nostre culture professionali. Tali diversità sono evidenti nelle eccellenze dei distretti industriali e delle filiere produttive in grado di concepire prodotti caratterizzati da originalità, qualità, cura del dettaglio, contenuti funzionali ed estetici unici. Le nostre Pmi vanno pertanto sostenute con politiche ed interventi volti a sviluppare una strategia incentrata sulla valorizzazione degli elementi distintivi, sulle specializzazioni e sulle inclinazioni dei territori.

Tali politiche dovranno sempre tenere presenti alcuni obiettivi fondamentali. Primo, semplificare il contesto legislativo e invertire l’eccesso di zelo regolatorio che ha caratterizzato l’operato di Bruxelles in molti ambiti; secondo, rendere l’innovazione più diffusa supportando i territori nella creazione di infrastrutture in grado di favorire il trasferimento tecnologico e l’accesso alle competenze; terzo, mettere al centro l’istruzione, la formazione e la ricerca di attività essenziali per innovare; quarto favorire l’accesso delle Pmi al mercato dei capitali sia privati che pubblici, aprendo di più l’Europa verso il mondo; quinto, mettere in condizione le Pmi di lavorare con costi energetici allineati con quelli dei competitors.

Localmente, Enti Territoriali, Istituzioni e Categorie Economiche dovranno collaborare nel mappare le filiere economiche di riferimento e progettare per loro una serie di iniziative «taylor made», concepite per sviluppare la loro capacità di innovare: un sistema formativo che maggiormente si concentri e dialoghi con le eccellenze del territorio e produca le professionalità che necessitano allo stesso, l’attrazione di competenze specifiche, il potenziamento ed il coordinamento dei centri di innovazione presenti e la messa in rete di questi con analoghi soggetti internazionali, il rafforzamento dell’attività di ricerca e trasferimento tecnologico, il supporto ai processi di internazionalizzazione, ed infine avvicinare e coinvolgere le imprese in questi progetti affinché si rendano consapevoli del beneficio che ne può derivare loro.

Roberto Saccone – Presidente Camera di Commercio Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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