A Natale servono pure tristezza e malinconia

Natale è sinonimo di sentimenti buoni, di dolci espressioni di affetto e di promesse per un tempo migliore. Di solito di attese o speranze che si rincorrono nelle parole consuete e negli auguri che di abitudine ci scambiamo. Eppure le festività natalizie portano anche tristezza, malinconia e ansia. Le ragioni possono essere diverse, ma è meglio precisare, che questo malessere è solitamente transitorio. In genere non si tratta di disturbi dell'umore, quanto piuttosto dello stress da festeggiamenti. Prima di tutto perché oggi le festività di questa ultima parte dell’anno, sono diventate un tempo impegnativo in cui tutti dobbiamo essere per forza felici. Il Natale è ormai diventato una festa commerciale piuttosto che intima, che raccoglie le tensioni per i preparativi e l’organizzazione, gli impegni con i familiari e la corsa ai regali da cui derivano tensioni a non finire e ansia difficile da gestire.
Tutto peraltro può partire dal significato che ciascuno di noi dà a questo evento. È comune ad esempio, l’idea che durante le vacanze natalizie ci si debba sentire contenti, felici, oltreché buoni. Sembra un imperativo categorico quell’essere per forza allegri e sereni, capaci di attorniarsi di persone contente, quando invece siamo come siamo, così come lo sono le persone con cui ci ritroviamo, per quanto possa essere importante sforzarsi di cambiare e fare buoni propositi. La sensazione di malessere però è crescente perché viviamo più isolati, con relazioni fragili e precarie o affettivamente inconsistenti. Si finisce così col percepire di più solitudine e malinconia a cui si accompagna la nostalgia per i tempi passati e per quei sentimenti positivi che ormai non si avvertono durante l’anno, presi come siamo dalla frenesia degli impegni.
Di certo la malinconia è anche uno stato d’animo stagionale dovuto al freddo, alle giornate corte che ci obbligano a passare più tempo in casa e meno all’aria aperta e al sole che stimola la produzione di serotonina, ormone del buonumore. E poi la tristezza natalizia, in quanto senso d’infelicità ha molto più a che fare con le relazioni di oggi che, nonostante i social in cui siamo protagonisti, sono divenute superficiali e precarie.
Più di ogni cosa, servirebbe soffermarsi a valorizzare i rapporti che abbiamo e guardare quello che si è riusciti a diventare piuttosto che insistere sul punto in cui non si è ancora arrivati. Meglio accettare le emozioni negative e le tristezze, che voler a tutti i costi pensare positivo. Ricordiamo che non è obbligatorio essere allegri e felici, tantomeno vincere la solitudine stando con persone festose. Proviamo a condividere momenti di intimità con le persone (solitamente poche) con cui ci sentiamo in sintonia e non combattiamo il nostro umore pesante con l’alcol. Serve di più dare spazio all’ascolto di se stessi, prendersi cura di quello che si prova e migliorare le relazioni che abbiamo cercando d’incrementare il sentimento di gratitudine perché questo ci aiuta a valorizzare quello che c’è piuttosto che deprimerci per ciò che manca.
Giuseppe Maiolo - Psicoanalista Università di Trento
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