Obesi digitali

Quale abitudine vogliamo dare al nostro cervello?

Buoni o scadenti che siano, i contenuti sui social fanno fare al tuo cervello solo una cosa: consumare
Quanto tempo passiamo scorrendo i feed dei nostri social?
Quanto tempo passiamo scorrendo i feed dei nostri social?
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Che differenza c’è tra un giovane (ma chissà perché si parla sempre di loro quando si vuol insegnare qualcosa, come se noi boomer fossimo meglio dei ragazzi quando teniamo un telefono tra le mani) che legge un libro, uno che se ne sta a pensare e uno che passa il feed di un social Nessuna: tutti e tre se ne stanno svaccati sul divano.

Vero, ma solo all’apparenza, perché c’è un qualcosa di nascosto, un qualcosa che non si vede, ma che li differenzia, eccome se li differenzia. È l’attività del cervello.

Per quello che pensa, immagino, non serva molto per capire che sta producendo pensieri. E sia chiaro: mica poco!

Quello che legge? Beh, anche lui non spreca neuroni, anzi li potenzia. Perché leggere aiuta molto la nostra testa: ci insegna a ragionare, a seguire un filo logico, a restare concentrati a lungo, addirittura a metterci nei panni degli altri, dei protagonisti o dello scrittore.

E poi c’è il terzo, quello che col pollice continua a far scorrere video. Non entro nel merito di quanto passa nel feed di un social, non mi soffermo sulla qualità media dei video. E per qualità non intendo la resa grafica o estetica, intendo il tenore dei contenuti: gente che fa balletti o sfide, dopo tre ore, cosa può dare alla mia vita? Beninteso: ci sono anche contenuti molto interessanti, penso a quelli divulgativi o scientifici, alle azioni spettacolari dei vari sport. Ma siamo sinceri: sono pochi rispetto ai contenuti spazzatura (ma di questo parleremo in una delle prossime settimane).

E comunque, buoni o scadenti che siano, i contenuti sui social fanno fare al tuo cervello solo una cosa: consumare. Il cervello consuma, come se fossero piccoli dolcetti, uno dietro l’altro. Consuma, consuma, consuma. Mettiamoci bene in mente questa parola: consumare, che poi, di fatto, è il contrario di produrre.

Questo è il punto: scegliere quale abitudine dare al nostro cervello che, ricordiamocelo, prende la forma delle nostre abitudini. Speriamo davvero che sia quella di chi produce.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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