Obesi digitali

Gobbi digitali e mal di collo

Siamo sempre più piegati sullo smartphone e la postura ha conseguenze non solo sul fisico
Una ragazza con lo smartphone - Foto Unsplash
Una ragazza con lo smartphone - Foto Unsplash
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Capita che uno dei nostri figli, o dei giovani, dica che ha male al collo. La nostra prima reazione è sempre la solita: un misto tra l’atteggiamento fiero del boomer che una volta «saltava i fossi per lungo» e quello di chi compatisce queste generazioni che invece si portano già in adolescenza i malanni dei quarantenni.

Ma a parte questo primo momento in cui lasciamo ragionare la pancia, ci sono dei motivi per cui i giovanissimi soffrono dolori che noi, alla loro età, nemmeno sapevamo che esistessero?

Sicuramente sì. Una vita molto sedentaria, innanzitutto.

Ma non solo. Diamo un occhio rapido alle statistiche: usiamo il telefono per un tempo variabile tra quattro e sei ore al giorno. Bene, o meglio, non molto bene, perché quando dedichiamo i nostri occhi allo smartphone lo facciamo inclinando la testa in avanti, e questo ha serie ripercussioni sul nostro collo. La testa pesa, in media, circa cinque kg sul collo. Ma se la pieghiamo in avanti di soli quindici gradi, che poi non sono tanti, il peso raddoppia. Se la incliniamo di trenta gradi, che poi è la postura classica che adottiamo nell’usare il telefono, allora l’incidenza percepita del peso della testa sul collo diventa quattro volte tanto.

Ora facciamo un piccolo calcolo: se uso il telefono almeno quattro ore al giorno, e questo mi fa pesare la testa quattro volte di più del normale, ecco che a diciotto, vent’anni il mio collo ha sopportato in totale il peso che – una volta – avrebbe sorretto in almeno dieci anni di più. Vero, anche lo studio, lo «star piegato» sui libri ha questo effetto, ma almeno in quel caso lo si fa per produrre, per imparare, non per consumare neuroni guardando piccoli video sul feed del social di turno (perché poi diciamocelo: su quattro ore quante ne usiamo sui social o per messaggi?).

Pensate che addirittura si usa ormai una parola per definire chi usa troppo il telefono: I-hunch, che poi si potrebbe tradurre come I-gobbo, ossia persona che ha «piegato» la postura per effetto dell’uso eccessivo di dispositivi digitali. Non voglio sembrare allarmista, non ho visto ancora persone per strada con la gobba e i calli da telefono, ma è vero d’altra parte quanto osservato, ossia che questa postura chiusa ci porta, come ogni postura, non solo delle conseguenze sul fisico, ma anche sull’atteggiamento: perché se stai piegato e chiuso col corpo, finisce che lo sei anche con l’animo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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