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Microchirurgia e chirurgia mini-invasiva contro il mal di schiena

I tempi di degenza si riducono drasticamente e il recupero del paziente è immediato
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I tempi di degenza si riducono drasticamente e il recupero del paziente è immediato

Il mal di schiena (lombalgia) con irradiazione a una o entrambe le gambe (sciatalgia) è un sintomo assai diffuso nella popolazione. Infatti l’80% della popolazione ha sofferto o soffrirà di lombosciatalgia nell’arco della propria vita. Rappresenta la causa principale di astensione dal lavoro ed è la causa più frequente di visite mediche. La fascia di popolazione colpita da tale problematica è molto ampia, dai giovani con meno di 20 anni di età agli anziani ultraottantenni. Il dolore può essere l’unico sintomo o accompagnarsi a disturbi della sensibilità, come formicolio o intorpidimento, senso di stanchezza o perdita di forza a carico dell’arto interessato.

La causa del mal di schiena è rappresentato dalle degenerazioni dei dischi intervertebrali (discopatia) e delle faccette articolari (artrosi), che compromettono la stabilità stessa della colonna lombare e che conducono a una mobilità anomala tra le vertebre con conseguente infiammazione e dolore. Oggi è possibile curare le numerose patologie che affliggono la colonna vertebrale con la microchirurgia e con approcci mini-invasivi: a parlarci di queste metodologie rivoluzionarie sono il dottor Claudio Ferlinghetti e il dottor Ambrogio Lombardini.

 

Microchirurgia e chirurgia mini-invasiva

«La microchirurgia consiste nell’applicazione del microscopio nel trattamento delle patologie della colonna vertebrale - raccontano i due professionisti -. I microscopi di ultimissima generazione consentono di ottenere un ingrandimento più di dieci volte l’occhio umano e di offrire la massima illuminazione del campo operatorio. Grazie a tale avanzata tecnologia si è in grado di decomprimere le strutture nervose all’interno del canale vertebrale con piccolissime incisioni della pelle (2-3 cm), di evitare danni muscolari e di conservare le strutture legamentose e articolari che danno stabilità alla colonna vertebrale. Il tutto in assenza di perdite di sangue e in completa sicurezza per il paziente, con abbattimento significativo dei rischi e delle complicanze. Il risultato finale è la precoce mobilizzazione del paziente, che avviene il giorno stesso o successivo all’intervento. L’ospedalizzazione è breve, con dimissione dopo due giorni dall’intervento.

La chirurgia mini-invasiva consiste nell’esecuzione di piccoli accessi chirurgici che salvaguardano l’integrità dei muscoli. Questi accessi vengono praticati, a seconda dei casi, a livello addominale, al fianco o alla regione lombare. È possibile oggi sostituire, grazie allo sviluppo di materiali sempre più performanti, un disco malato con un disco artificiale mobile, che permette di salvaguardare il movimento della colonna vertebrale. Il vantaggio di tali interventi mini-invasivi è la rapidità di ripresa dopo l’intervento. Infatti il paziente si alza il giorno dopo l’operazione con piena libertà di movimento. Al termine di un breve periodo di convalescenza il paziente ritorna a svolgere la propria attività lavorativa nonché sportiva».

Quali patologie si possono trattare?

«Numerose sono le patologie che possono essere trattate con la microchirurgia e la chirurgia mini-invasiva: l’ernia del disco lombare, la protrusione discale, la stenosi del canale spinale e foraminale, le cisti sinoviali, le discopatie degenerative e alcune deformità della colonna (scoliosi)», raccontano i due medici.

Quanto incide l’età del paziente?

«Se nel giovane adulto tali procedure rappresentano un vantaggio soprattutto per quanto riguarda l’integrità della muscolatura, è nel paziente anziano che offrono un vantaggio superiore rispetto alla chirurgia tradizionale - dicono il dottor Ferlinghetti e il dottor Lombardini -. Si può facilmente immaginare il notevole beneficio a carico del paziente anziano, che si alzerà e inizierà a camminare il giorno dopo l’intervento e rientrerà al domicilio in pochi giorni, evitando un allettamento prolungato».

Tecnica sicura e non traumatizzante

«In conclusione - sottolineano i professionisti - si può affermare che la microchirurgia e la chirurgia mini-invasiva applicata alla colonna vertebrale rappresentano una tecnica sicura e non traumatizzante, in grado di curare numerose patologie che affliggono la colonna vertebrale lombare, consentendo al paziente di ritornare a una normale vita lavorativa e di relazione».

 

L’identikit dei professionisti

Da sinistra: dottor Ambrogio Lombardini e dottor Claudio Ferlinghetti
Da sinistra: dottor Ambrogio Lombardini e dottor Claudio Ferlinghetti

Particolarmente interessato all'applicazione della microchirurgia nel trattamento delle ernie del disco e fautore degli approcci mininvasivi nella patologia degenerativa lombare, il dottor Claudio Ferlinghetti è coautore di numerose pubblicazioni e consulente chirurgo nel campo della neurochirurgia e del trattamento delle patologie della colonna vertebrale. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia e la specializzazione in Neurochirurgia presso l'Università degli Studi di Brescia, ha compiuto un importante esperienza formativa presso l'Unità di Chirurgia Vertebrale della Clinique de Chenove a Dijon (Francia). Grazie a questa esperienza, a stretto contatto con un luminare nel campo della chirurgia vertebrale come J. P. Lemaire, il dottor Ferlinghetti può applicare oggi le migliori tecniche chirurgiche per il trattamento delle patologie della colonna vertebrale.

Laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato in Ortopedia e Traumatologia presso l’Università di Pavia, il dottor Ambrogio Lombardini è uno specialista in chirurgia vertebrale in grado di valutare ed affrontare le diverse patologie della colonna vertebrale sia cervicale che dorso-lombo-sacrale di natura traumatica, degenerativa e congenita. Dal punto di vista chirurgico è specializzato in procedure mini-invasive. È discente in numerosi corsi di aggiornamento in ambito vertebrale.

 

Come prendere appuntamento

Il dottor Ferlinghetti e il dottor Lombardini ricevono esclusivamente su appuntamento all’interno del Centro Specialistico Vertebrale Atlante, al primo piano dell’edificio del Conad Superstore di Capriolo, in via Sarnico 37/b.

Per informazioni e prenotazioni: 030-0948545, oppure www.atlantecentrovertebrale.it

 

La testimonianza del paziente Stefano Saura

«La mattina del 23 giugno 2023, io, Stefano Saura, sono nato una seconda volta».

Una frase così intensa che sconvolge per la sua bellezza, e sentirla direttamente dalla voce di Stefano, paziente del dottor Ferlinghetti, rende ancora più concreta la speranza che i miracoli esistano, così come i medici in grado di tentare l’impossibile per far stare meglio i propri pazienti.

Cos­a le era successo?

«Nel 2016 - racconta Stefano Saura - sono stato operato due volte per un’ernia discale ma quegli interventi, invece di portarmi sollievo, sono stati l’inizio di un vero e proprio calvario. Lentamente, giorno dopo giorno, la mia mobilità peggiorava facevo sempre più fatica a camminare, la gamba destra non reggeva ed erano sempre più frequenti episodi di cadute con dolori annessi. L’apice di tutto questo peggioramento arrivò nel momento in cui smisi definitivamente di camminare, passando quindi all’uso delle stampelle senza le quali non potevo più restare in piedi. Questo processo non ha implicato solo il dolore fisico, ma anche quello psicologico poiché la mia non era più vita, dipendevo quasi totalmente dalla mia compagna anche solo per vestirmi o lavarmi, i gesti quotidiani erano diventati un peso e tutto ciò che ero prima, la mia voglia di ridere, di lavorare o stare semplicemente in compagnia, non esisteva più, non si trattava più di vivere, ma di sopravvivere in qualche modo».

Cosa ha deciso di fare?

«In questi anni - prosegue Stefano - ho consultato numerosi medici, ma tutti non avevano il coraggio di operarmi. “Sono più i rischi che i vantaggi”, dicevano. La mia diagnosi? Avevo una protrusione discale, con le vertebre della colonna che erano completamente prive di cuscinetti, l’intervento pertanto aveva il 50% di probabilità di successo e il 50% di fallimento. Riuscii a trovare un ospedale veneto che aveva deciso di provare ad operarmi, ma all’ultimo momento il primario decise di annullare l’intervento, per lui era “troppo rischioso”. Dopo questa ennesima delusione, decisi di andare avanti a cercare qualcuno in grado di aiutarmi, tanto io non avevo più nulla da perdere. E proprio quando la voglia di vivere si spegneva, la speranza si illuminava ancora di più, e questa aveva il volto del dottor Claudio Ferlinghetti. Ricordo ancora le sue parole appena dopo avermi visitato: “Sei messo male, ma si può fare”. Quel “si può fareaveva annullato ogni paura degli eventuali rischi che il dottore mi aveva elencato e accettai di farmi operare».

Com’è stata l’operazione?

«L’intervento eseguito dal dottor Ferlinghetti, assieme al dottor Ambrogio Lombardini come aiuto chirurgo, durò circa cinque ore: quello che è incredibile è che alle 19.30 del 22 giugno fui riportato in stanza e al mattino del 23 lo staff medico mi chiese “Te la senti di alzarti?”. Come fai a descrivere ciò che provi in quel momento? Dopo anni di calvario, di dolore, lacrime e quotidianità distrutta, in una sola mattina mi chiedevano ciò che pensavo non fosse più possibile - continua Saura -. Mi alzai e camminai come mi avevano detto di fare, fin troppo quasi, poi tornai a letto. Quella mattina del 23 giugno ero nato una seconda volta».

Come è stato il percorso post operatorio?

«Il percorso post operatorio è stato altrettanto incredibile: dopo varie visite di controllo lo stesso dottor Ferlinghetti era molto soddisfatto, tanto da affermare “Hai avuto un recupero formidabile” - racconta Saura -. Dopo qualche antidolorifico sono tornato alla mia vita, alla mia normalità, sto solo attento a non fare sforzi eccessivi, ma nulla di più».

Come sta ora?

«Quando dicono che non è mai troppo tardi, è vero: non ci facciamo mai caso a quanto sia importante la normalità che a volte si traduce semplicemente nel camminare. Ma a quasi 62 anni, dopo tutto quello che ho passato posso dire che camminare e vivere non è mai stato così bello. Grazie dottor Claudio Ferlinghetti e al dottor Ambrogio Lombardini per aver reso possibile l’impossibile”», conclude un commosso Stefano Saura.

Il paziente, Stefano Saura, dopo alcuni mesi dall'intervento
Il paziente, Stefano Saura, dopo alcuni mesi dall'intervento

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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