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Il futuro delle PMI è nel Management Generativo

Paolo Borghetti, fondatore e Ad di Future Age, racconta la sua visione imprenditoriale e presenta la sua prima serie Podcast on-air da oggi
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«Per evolversi, le aziende devono ritrovare l’animal instinct che nasce dalla motivazione, dalla conoscenza e dalla cultura umanistica. È necessario un cambio di paradigma disruptive, con la forza di un nuovo mecenatismo d’impresa che investa sulla filosofia esecutiva e sulla psicologia informatica, mettendo al centro le persone». Ne è convinto Paolo Borghetti, imprenditore rivoluzionario e «seriale», Digital e Business Mentor, Fondatore e AD di Future Age, organizzazione specializzata in Change Management e innovazione ad alto impatto, annoverata nel 2023 fra le 400 aziende con maggior espansione economica nell’ultimo triennio. L’azienda ha oggi all’attivo un portfolio di oltre 300 aziende clienti, che guida nello sviluppo efficace e sostenibile mettendo in pratica la filosofia del suo fondatore, secondo cui «nella digitalizzazione aziendale manca troppo spesso l’elemento umano. Le aziende hanno bisogno di intraprendere un percorso di cambiamento che non parte dalle tecnologie, ma che deve necessariamente passare per i processi e, soprattutto, attraverso il coraggio di intraprendere il cambiamento. A partire da quello mentale e psicologico».

Dagli esordi a Future Age

Incuriosito fin da ragazzo dal mondo delle PMI e della fabbrica, Paolo Borghetti ha presto l’opportunità di viverlo dall’interno lavorando come fresatore in un’azienda del settore automotive per pagarsi gli studi alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Cattolica. Rimane profondamente affascinato da questa esperienza, tanto che nel 2007, dopo una parentesi come venditore porta a porta, entra a far parte di una multinazionale in qualità di consulente assicurativo-finanziario e si specializza nella distribuzione di prodotti finanziari e previdenziali. I risultati non tardano ad arrivare: nel 2009 viene premiato tra i primi cento consulenti assicurativi-finanziari del Gruppo.

Ma il ruolo del professionista all’interno delle multinazionali gli sta già stretto. Durante un viaggio esplorativo a Londra resta incuriosito dal mondo Lloyd’s e dalla materia del Risk Management: sfidando l’immobilismo del mercato assicurativo italiano, nel 2010 fonda Insurance Broker, società specializzata nella gestione dei rischi delle aziende industriali produttive. Contro il favore dei pronostici, Insurance Broker arriva ad essere annoverata in pochi anni tra le prime 50 aziende italiane di Risk Management con all’attivo 6 milioni di portafoglio, 20 collaboratori e più di 150 clienti.

Nel 2013, dopo un viaggio in Giappone per studiare alla scuola TPS (Toyota Production System) di Taiichi Ōno e numerosi viaggi in Silicon Valley negli Usa, ha modo di riflettere e identificare le cause predominanti del declino del mercato industriale italiano: non aver affrontato lo sviluppo manageriale, restando ancorato a logiche di potere «famigliari»; un’impreparazione generale al percorso di Digital Transformation; una cattiva gestione dei passaggi generazionali. Partendo da questi presupposti, nel 2015 decide di mettersi di nuovo in gioco fondando Future Age, organizzazione manageriale specializzata in Change Management e innovazione ad alto impatto. Oggi ribatte in modo deciso ai rumors sulla cessione dell’azienda ad una multinazionale americana, dichiarando: «L' interesse per Future Age da parte degli investitori internazionali è sempre alto, ma la mia azienda non è in vendita perche’ né i miei valori nè la mia passione lo sono. Semmai saremo noi a valutare l’acquisizione di altre aziende». E aggiunge: «Sono un imprenditore italiano e tengo molto al mio Paese, che non deve diventare una destinazione per le vacanze. Spero che tanti imprenditori privati italiani mi seguano e difendano con forza il futuro delle loro aziende».

Le linee guida del Change Management ad alto impatto

Ripercorrendo le tappe cruciali della straordinaria carriera imprenditoriale di Paolo Borghetti si possono individuare le intuizioni e i fondamenti che ne hanno contraddistinto l'evoluzione, fino all'ultimo rivoluzionario progetto: una serie podcast in cui demolisce alcuni luoghi comuni della mentalità manageriale ed evidenzia gli errori più comuni dell'imprenditore medio, aprendo la strada verso un vero e proprio rinascimento imprenditoriale.

In particolare, per guidare le PMI verso l'evoluzione Borghetti punta sul Change Management ad alto impatto: «Tutti i cambiamenti, per essere evolutivi, devono partire dalla mente e dalla motivazione delle persone. La psicologia applicata al mondo del lavoro aiuta a risolvere i conflitti, sciogliere equilibri interni antidemocratici e uscire senza timore dalle zone di comfort. Ecco perché individuare un funzionigramma che rappresenti con chiarezza le relazioni tra le unità organizzative e i processi interfunzionali è fondamentale. Sarà inoltre un prezioso strumento per identificare i responsabili di funzione (o manager) che gestiscono i diversi processi sotto la supervisione del board».

Il 49% delle aziende familiari ha sperimentato conflitti interni dovuti a differenze nello stile di gestione e di leadership. Mappare i processi per ripensarli, ridisegnarli e reingegnerizzarli, sfruttando i moduli di automazione e controllo che le moderne tecnologie offrono, è quindi un passaggio fondamentale per assicurare alle PMI un solido futuro imprenditoriale: «Prima di implementare qualsiasi software – spiega l'amministratore di Future Age – è necessario aver svolto un’attività embrionale di Process mapping digitale atta a identificare, quantificare ed eliminare gli sprechi che si annidano nei processi. Successivamente, le tecnologie a supporto saranno a loro volta contraddistinte da una User experience omogenea e integrata a prescindere dal dispositivo utilizzato: questo consentirà, da una parte, di snellire le operazioni riducendo i passaggi manuali (e quindi gli errori), dall'altra di assicurare un maggior controllo sull’intera organizzazione». Nella visione di Borghetti, infatti, si può parlare di maturità digitale di un’impresa solo quando, oltre al cambiamento culturale, l’organizzazione possiede i principali sistemi tecnologici: software ERP, software documentali, software MES, Internet of Things (IoT), Business Intelligence, cloud e cybersecurity.

Il ruolo del Digital Mentor

Il metodo di Business Mentoring ideato da Paolo Borghetti è un metodo formativo bidirezionale, basato su comunanza di valori, fiducia e coinvolgimento empatico fra la figura del mentor - carismatica e ispiratrice, vicina ai problemi dell’azienda perché li ha già vissuti - e quella del mentee, ovvero il professionista coinvolto in un percorso di sviluppo sia delle competenze e delle performance che della crescita umana e personale: «Il Manager accompagna le PMI nella transizione verso un modello di impresa alternativo, con un approccio che prende le distanze in modo deciso da quello della consulenza strategica e organizzativa classica (tanta carta, poche idee e poco business)».

Uno dei focus strategici del mentoring è la digitalizzazione dei processi organizzativi: «Mentore era l’amico fidato al quale Ulisse, nell’Odissea di Omero, affida la cura della sua famiglia al momento di partire per la Guerra di Troia. Con la stessa fiducia, i professionisti 2.0 si affidano al Digital Mentor, un manager che mette a disposizione il suo know-how digitale con un approccio umanista capace di valorizzare le persone, che sono le vere protagoniste della trasformazione, attraverso un percorso di counseling psicologico». Proprio a questo scopo Borghetti ha dato vita alla prima Officina Filosofica per la trasformazione digitale, un «pensatoio» per manager e imprenditori nato con lo scopo di avvicinare la filosofia esecutiva al mondo industriale.

Contrastare il fenomeno dell'imprenditore «kamikaze»

Per la sopravvivenza e l'evoluzione imprenditoriale di un'impresa a gestione familiare è fondamentale il processo di avvicendamento intergenerazionale: solo il 30% delle aziende italiane, infatti, arriva al secondo passaggio intergenerazionale, e appena il 10% sopravvive al terzo. Per evitare il fenomeno dell'imprenditore «kamikaze», che Borghetti descrive come «la classica parabola secondo cui l’azienda nasce e muore con la stessa persona a capo», è necessario che l'imprenditore, una volta raggiunta la sua completa maturità, faccia un passo indietro, lasciando spazio ai successori per trasferire loro tutte le dinamiche e i processi. Questo passaggio è ricco di complessità e richiede un deciso cambio di paradigma: «Innanzitutto – spiega Borghetti –, non sempre il passaggio di testimone può avvenire in favore delle nuove generazioni. Fare l’imprenditore è una vocazione, non un diritto nobiliare, e quando ai figli manca la fame e il talento imprenditoriale dei padri, il Dna di valori dell’azienda rischia di perdersi. Per questo diventa cruciale l’assessment dei figli, che dovrebbero essere affiancati sul campo da manager con esperienza trentennale, soprattutto se in azienda c’è un uomo solo al comando, magari il suo fondatore ultrasettantenne, che ancora detiene il potere assoluto». Per essere davvero efficace e sostenibile, quindi, il passaggio intergenerazionale deve conciliare la continuità con il know-how e i valori dell’azienda e l’innovazione di ruoli e processi, coinvolgendo progressivamente i giovani talenti per formarli, valutarne il potenziale e, laddove possibile, forgiarli in nuovi manager.

È qui che entra in gioco il programma di Digital Mentoring proposto da Future Age. I giovani manager ai quali è destinata la leadership dell'azienda vengono affiancati da manager internazionali con esperienza trentennale che abbinano competenze tecniche e umanistiche (neuroscienza, intelligenza emotiva, gestione del conflitto, scienze comportamentali), al fine di trasferire alle nuove generazioni il modello imprenditoriale manageriale-digitale per l’evoluzione dell’azienda familiare. Ai fruitori del programma viene trasmessa sia una formazione accademica che una formazione pratica sul campo, per renderli in grado di affrontare al meglio anche situazioni di stress-test. Infine, viene loro offerta l’opportunità di confrontarsi con manager dalle esperienze trentennali all’interno di aziende multinazionali (i Digital Mentor), per apprendere i segreti del loro successo.

«Impre, sei pronto?»: on-air da oggi la serie Podcast

A questi temi e ad altri aspetti cruciali dell'imprenditoria contemporanea è dedicata una serie podcast prodotta dalla Audio Factory Dr. Podcast, che esce proprio oggi 19 febbraio su tutte le piattaforme di streaming audio – da Spotify a Spreaker, fino ad Apple Podcast e Amazon Music.

Obiettivo della serie, dal titolo «Impre, sei pronto? Verso il nuovo rinascimento imprenditoriale», è quello di destrutturare una volta per tutte i comportamenti e i trend imprenditoriali sbagliati che hanno preso piede negli ultimi decenni. Attraverso l'esperienza di Paolo Borghetti, il podcast metterà in luce gli errori più comuni commessi dall'imprenditore medio, ancorato a convinzioni e metodi ormai obsoleti, che mettono a rischio la salute dell'azienda. Ogni puntata, però, affianca alla denuncia di comportamenti sbagliati e “disvalori”, la visione contrapposta dell’imprenditore “illuminato" e generativo, che fornisce le linee guida per la rinascita imprenditoriale. Un imprenditore non omologato, indipendente dal pensiero dominante e con la capacità di generare idee rivoluzionarie.

«La serie nasce dalla mia esigenza di farmi portavoce del cambiamento e della rinascita imprenditoriale – ha dichiarato Borghetti – destrutturando i comportamenti e i trend “sbagliati” degli ultimi decenni. Ho creato questo podcast proprio per lanciare un appello all’imprenditoria privata, l'unica tra la classe dirigente in grado di mettere la parola fine alla svendita del nostro Paese e del nostro know-how d’impresa alla finanza e ai fondi d'investimento. Un appello ad una maggiore consapevolezza e vitalità per plasmare un nuovo tipo di imprenditore, affamato e creativo, con il coraggio di dissentire e pensare fuori dagli schemi».

L’obiettivo della serie, dall’approccio volutamente disruptive, è quello di «smascherare» i falsi miti della mentalità d’impresa contemporanea per favorire l’espressione di una nuova classe imprenditoriale di valore, sempre più consapevole. Le puntate affrontano temi di grande attualità, quali: «Il capitalismo è morto»; «Mio figlio è Maradona»; «L’imprenditore Kamikaze»; «Work Life Balla»; «L’imprenditore politico»; «Il benessere Killer»; «Quota rose o azzurre?»; «Lontano dai consulenti»; «Suicidarsi di fake reputation»; «Licenziare nuoce gravemente alla salute»; «Colloqui di lavoro con mercenari». A conclusione del percorso, composto da una puntata introduttiva seguita da dieci puntate verticali su temi specifici, ci sarà una video-puntata di chiusura in cui verrà delineato l’identikit del nuovo imprenditore «illuminato».

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