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Ernia del disco e mal di schiena: quando si deve operare?

Solo 8-10 pazienti su 100 necessitano di un intervento chirurgico
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Una delle maggiori paure del paziente che soffre di mal di schiena per un’ernia del disco o per altre patologie che colpiscono la colonna vertebrale è la prospettiva di un intervento chirurgico. Di fronte alla proposta da parte del chirurgo vertebrale (neurochirurgo o ortopedico) di un intervento, il paziente manifesta una certa riluttanza e chiede al medico la possibilità di sottoporsi ad altri trattamenti prima di arrivare al fatidico intervento.

Perché tanta paura e diffidenza nei confronti degli interventi alla schiena? Paura e diffidenza che in molti casi spingono il paziente ad evitare di rivolgersi al medico specialista proprio per il fatto che gli possa proporre un intervento.

Ne parliamo con il dottor Lombardini e il dottor Ferlinghetti

«Sa dottore, molte persone mi hanno sconsigliato di andare dal neurochirurgo/ortopedico perché sicuramente mi vorrà operare: ci dicono molti dei nostri pazienti – sottolineano il dottor Ambrogio Lombardini e il dottor Claudio Ferlinghetti -. Nulla di più falso. È vero che il chirurgo vertebrale è lo specialista che opera la schiena (colonna vertebrale), ma lo fa solamente in una piccola percentuale di pazienti, in casi molti selezionati. Nella stragrande maggioranza dei pazienti, il chirurgo vertebrale cerca di risolvere il problema con una terapia conservativa, proponendo l’intervento solamente nei casi in cui le terapie hanno fallito. Dando qualche numero: su 100 pazienti che visitiamo, proponiamo l’intervento a 8-10 pazienti solamente».

In quali casi è indicato proporre l’intervento?

I pazienti che soffrono di mal di schiena li possiamo classificare in tre categorie.

«Cominciamo dai pazienti che non necessitano assolutamente di un intervento chirurgico in quanto la patologia di cui soffrono può essere risolta tranquillamente con le terapie conservative (farmaci, fisioterapia, ozonoterapia, etc.): questa categoria rappresenta la maggioranza, il 60% circa».

«Poi ci sono i pazienti con patologie che possono essere risolte sia con la terapia conservativa che con un intervento chirurgico: per questi pazienti, che rappresentano il 30-35% della totalità, preferiamo intraprendere in prima istanza un trattamento conservativo, riservando l’intervento solamente in quei rari casi di fallimento del trattamento conservativo.»

«Infine, i sono i pazienti con indicazione assoluta all’intervento, circa il 5-10% della totalità. Sono pazienti con un quadro neurologico altamente compromesso o degenerativo-artrosico talmente avanzato, da richiedere in prima battuta la soluzione chirurgica. È chiaramente comprensibile come rappresentano la minoranza i pazienti con una problematica alla colonna vertebrale per i quali sarà necessario ricorrere ad un intervento chirurgico. Rientrano in questa categoria i pazienti che non sono migliorati con le terapie conservative o sono affetti da un quadro degenerativo talmente avanzato che non migliorerebbero con un trattamento conservativo».

«La figura del chirurgo vertebrale, sia essa neurochirurgo o ortopedico, è fondamentale per identificare il problema e proporre un piano terapeutico specifico per ciascun paziente, privilegiando un percorso conservativo e riservando l’intervento solamente in rari e ben selezionati casi. Nel caso in cui al paziente venga proposto un intervento, è di fondamentale importanza che gli vengano esposte le motivazioni della soluzione chirurgica, in quanto è solamente attraverso un’adeguata informazione che il paziente potrà affrontare serenamente l’operazione».

Il caso clinico

Il mal di schiena? Un problema di famiglia.

È proprio questo il caso dei coniugi Nadia R. - casalinga di 55 anni - e Franco C. - carrellista di 62 anni - della provincia di Piacenza, accomunati da un problema che è andato via via aggravandosi al punto da compromettere ogni attività quotidiana.

Una compromissione assai dolorosa, con il minimo conforto dei farmaci che, ormai, sortivano ben poco effetto.

«A causa di uno scivolamento vertebrale qualsiasi mia attività durava solo mezza giornata, poi ero costretta a restare immobile - spiega Nadia -. Il dolore alla schiena era accompagnato da fastidi continui alle gambe, che erano diventate insensibili ad ogni stimolo».

I primi sintomi sono del 2018: «Mi sono subito attivata ed è iniziato il mio calvario, passando di medico in medico mentre il problema si aggravava senza trovare sollievo. Poi, quando ero ormai disperata, ho incontrato il dottor Lombardini che, dopo gli accertamenti del caso, mi ha detto che l’unica soluzione era l’intervento chirurgico».

Paura? «Certamente, ma il dolore e i problemi di vita quotidiana erano tali che ho accettato senza indugi, anzi ho implorato di affrettare il tempi».

«Dopo l’intervento la mia vita è cambiata, sono rinata. Dopo l’intervento eseguito dal dottor Lombardini e dal dottor Ferlinghetti alle Piccole Figlie Hospital di Parma e la rieducazione ho ripreso normalmente ogni attività che svolgevo quando ero in perfetta salute».

Per Franco, operato una decina di anni fa di ernia al disco e ormai abbonato a portare il busto ortopedico, il calvario è stato doppio: «Già dover convivere con il busto non era il massimo, ma quando sono peggiorato la vita era diventata un inferno. Le mie mansioni di lavoro come carrellista erano un supplizio. Quando camminavo non potevo che percorrere una ventina di metri e poi dovevo sedermi a causa de i dolori. Non ero più in grado nemmeno di accompagnare mia moglie al supermercato».

Anche Franco si è affidato al dottor Lombardini e al dottor Ferlinghetti che l’hanno operato l’1 febbraio: «Anche io non nascondo di aver avuto paura, ma a poche settimane di distanza è tutto dimenticato. Devo ringraziare il dottor Lombardini e il dottor Ferlinghetti perché mi hanno letteralmente risuscitato. Ora sto ancora recuperando la condizione, ma sono già tornato a vivere normalmente e, credetemi, la semplice normalità era un traguardo che consideravo irraggiungibile».

Il dottor Ambrogio Lombardini e il dottor Claudio Ferlinghetti
Il dottor Ambrogio Lombardini e il dottor Claudio Ferlinghetti

Gli specialisti nella cura della schiena

Particolarmente interessato all'applicazione della microchirurgia nel trattamento delle ernie del disco e fautore degli approcci mininvasivi nella patologia degenerativa lombare, il dottor Claudio Ferlinghetti è coautore di numerose pubblicazioni e consulente chirurgo nel campo della neurochirurgia e del trattamento delle patologie della colonna vertebrale. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia e la specializzazione in Neurochirurgia presso l'Università degli Studi di Brescia, ha compiuto un importante esperienza formativa presso l'Unità di Chirurgia Vertebrale della Clinique de Chenove a Dijon (Francia). Grazie a questa esperienza, a stretto contatto con un luminare nel campo della chirurgia vertebrale come J. P. Lemaire, il dottor Ferlinghetti può applicare oggi le migliori tecniche chirurgiche per il trattamento delle patologie della colonna vertebrale.

Laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato in Ortopedia e Traumatologia presso l’Università di Pavia, il dottor Ambrogio Lombardini è uno specialista in chirurgia vertebrale in grado di valutare ed affrontare le diverse patologie della colonna vertebrale sia cervicale che dorso-lombo-sacrale di natura traumatica, degenerativa e congenita. Dal punto di vista chirurgico è specializzato in procedure mini-invasive. È discente in numerosi corsi di aggiornamento in ambito vertebrale.

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