Dolori cervicali a causa dei denti: è colpa delle malocclusioni

Le disfunzioni occlusali possono avere conseguenze anche sull’area temporo-mandibolare
Dolori cervicali e problemi ai denti. Soffrire contemporaneamente di entrambi i disturbi è molto più comune di quello che si pensa: non tutti sanno che queste problematiche possono essere correlate tra loro.
La malocclusione, infatti, si può ripercuotere sulle articolazioni della bocca prima, sull’area cervicale poi. Normalmente la mandibola si muove senza coinvolgere le strutture circostanti, ma a volte i muscoli mandibolari possono lavorare male e rimanere contratti e rigidi per breve o lungo tempo.
Per capirne di più abbiamo parlato con il dott. Paolantonio Cavellini, chirurgo odontoiatra da 30 anni alla guida degli Studi Mezzena, realtà specializzata in odontoiatria avanzata con quattro sedi sull’asse Brescia, Bergamo e Milano. Il dottor Cavellini si dedica esclusivamente alle riabilitazioni implantari e odontoprotesiche: dopo una lunga formazione in parodontologia, implantologia e protesi dentaria con i maggiori esperti internazionali, è stato attivo all’Advancing Dentistry del Kois Center di Seattle, centro d’eccellenza mondiale in riabilitazioni estetico-funzionali. Qui nel 2012 ha ottenuto il titolo di Graduate e Prosthodontist recognised specialist e, nel 2015, di Mentor. Dal 2008, inoltre, è membro del Kois Center Alumni.
«Quando siamo in presenza di una cattiva chiusura dei denti (malocclusione) - dovuta ad arcate dentarie storte, basse o alla mancanza di uno o più denti e si manifestano sintomi dolorosi, siamo di fronte a un disturbo temporo-mandibolare (Tmd) – spiega il dottore – La mandibola è un osso indipendente che ospita l’arcata dentaria inferiore e si articola con le ossa craniche dell’arcata superiore. Mentre quest’ultima è fissa e fa parte del cranio, l’arcata inferiore si muove».
Questo sistema biomeccanico è formato, oltre che da denti e articolazioni, anche dai muscoli responsabili dell’apertura e della chiusura della mandibola, che devono lavorare in modo simmetrico. «Se questo non succede – prosegue il dottor Cavellini – la mandibola sarà sbilanciata, creando risentimenti sui muscoli interessati. Questi ultimi si affaticano e si contraggono, disturbando i nervi coinvolti e l’articolazione temporo-mandibolare, con fastidi o dolori che si possono ripercuotere anche sull’orecchio interno. La contrazione si rifletterà poi, per un tentativo di compensazione, sui muscoli nelle vicinanze e di riflesso quindi sui nervi presenti nella zona cervicale, causando dolore».
Anche lo stress, come sempre, fa la sua parte. Si è notato infatti che in queste condizioni si può arrivare a digrignare i denti durante la notte (bruxismo). Di conseguenza si genera una contrazione della muscolatura della mandibola e quindi il risveglio di problematiche ben note, come collo rigido e dolore cervicale.
Cosa può fare il professionista per risolvere questi disturbi? «Lo gnatologo si occupa del funzionamento dei mascellari, dell’occlusione dei denti e dell’articolazione mandibolare. La soluzione per rilassare i muscoli e riposizionare correttamente il sistema biomeccanico comporto da muscoli, nervi, denti e articolazione, si trova in una piccola mascherina trasparente, detta bite – continua Cavellini -. Realizzata su un simulatore che riproduce i movimenti delle arcate dentarie (articolatore) in base alle impronte del paziente, contrasta i problemi legati a una scorretta occlusione delle arcate dentarie. Una volta posizionata in bocca, è in grado di portare la mandibola nella posizione corretta. Preparato e fatto portare il bite per un determinato periodo, in seguito a una attenta e scrupolosa valutazione specialistica il dentista deciderà il piano di trattamento più idoneo alla situazione clinica del paziente. Guarendo le problematiche dentali, infatti, spesso passano anche i dolori cervicali».
La ricerca delle cause

Quando la malocclusione che genera tali dolori è determinata dalla perdita di denti dovuta alle conseguenze di patologie quali carie e parodontite, il consiglio è di pianificare un percorso di cura basato sull’implantologia a carico immediato per il ripristino degli elementi mancanti.
«Il primo passo in questi casi è quello di andare alla ricerca delle cause che hanno scatenato la malattia – spiega Cavellini – . Quasi sempre si tratta di batteri che, in bocca, proliferano più velocemente: una situazione spesso favorita da predisposizioni genetiche verso la carie o la parodontite cronica (famigliarità) e che contribuisce a innescare le problematiche.
Verificata l’origine batterica, occorre intervenire per poter pianificare il percorso di riabilitazione. Per farlo si pratica la terapia causale, che ha il duplice scopo di rimuovere la placca batterica e il tartaro sopra e sottogengivale. L’operazione viene effettuata dall’odontoiatra/igienista durante le sedute in studio».
Il paziente viene poi visitato nuovamente a bocca igienizzata, prendendo in esame i supporti diagnostici e radiografici (status RX, Tac Cone Beam, Digital Smile Design) e i modelli studio del caso. Si mette a punto quindi un piano di trattamento, che può comprendere varie terapie per curare i denti esistenti o per sostituirli con impianti dentali. La riabilitazione protesica rappresenta la conclusione delle terapie odontoiatriche. In questo campo sono molte le alternative tra cui scegliere per tornare a masticare e sorridere, l’importante è trovare la soluzione migliore che garantisca un risultato nel tempo con il minor costo biologico».
L’implantologia a carico immediato flapless

«Nei nostri centri di riabilitazione odontoiatrica è possibile risolvere dai casi più semplici a quelli più complessi – spiega Cavellini – . Particolarmente rapida è la chirurgia implantologica a carico immediato post-estrattiva flapless, una tecnica innovativa che ha come obiettivo quello di ridurre i traumi e le tempistiche di riabilitazione del paziente. L’impianto viene inserito senza sollevare il lembo gengivale: per questo motivo risulta molto meno invasiva rispetto ad altre procedure implantologiche. Nessun taglio o punto di sutura, minori tempi di recupero, denti fissi in poche ore».
Il successo è legato alla perfetta valutazione della forza impressa dall’apposito strumento nell’avvitamento dell’impianto in titanio nell’osso. «Questa valutazione (calcolata in Newton-centimetri) è la chiave della terapia – sottolinea Cavellini – Grazie a essa, infatti, si effettua la protesizzazione immediata dell’impianto, con la possibilità, per il paziente, di poter masticare normalmente non appena uscito dallo studio, 48 ore dopo la chirurgia implantare».
Durata e costi
Cavellini specifica che «l’impianto dentale, così come i denti naturali, dovrebbe durare tutta la vita. Talvolta però questo non avviene a causa dei batteri, che possono provocare la perimplantite, patologia molto simile alla parodontite. È dunque indispensabile effettuare sedute periodiche di controllo e igiene dal dentista, che intercetterà così sul nascere ogni eventuale segno della malattia».
E i costi? «Sono direttamente proporzionali alla qualità della riabilitazione. La spesa deve comprendere attrezzature, tecniche e materiali d’eccellenza, impiegati da professionisti di consolidata preparazione ed esperienza – conclude lo specialista – Questo, per il paziente che si sottopone all’intervento, è l’unico vero risparmio: ovvero sottoporsi a un trattamento che duri per tutta la vita».
Oltre il coronavirus
«Nonostante il coronavirus, sono state comunque numerose le persone che si sono affidate a noi per la riabilitazione della loro bocca – spiega il dottor Cavellini – Accolte in tutta sicurezza, nel pieno rispetto delle linee guida per il contenimento del contagio, ci hanno chiesto di poter ritrovare il sorriso o di riaverne uno più naturale. Oppure, cosa ancora più importante, di ritrovare anche la piena funzionalità della bocca. Abbiamo così studiato e realizzato percorsi terapeutici personalizzati, restituendo gioia di vivere ed entusiasmo a persone che pensavano di aver perduto per sempre i propri denti, perdendo con loro anche il sorriso».
Un caso di successo
Vediamo allora un caso significativo di successo, a riprova della bontà delle procedure. Negli Studi Mezzena si è presentato un paziente di anni 45, soggetto ad una parodontite cronica aggressiva (piorrea), con il 100% degli elementi di entrambe le arcate compromessi. Era vittima di un severo riassorbimento osseo orizzontale, con gravi conseguenze dal punto di vista estetico e funzionale.

«Prima di tutto lo abbiamo sottoposto al protocollo di terapia causale. Abbiamo eseguito l'igienizzazione profonda e settoriale e gli abbiamo insegnato le tecniche di mantenimento di igiene domiciliare», racconta il dottor Cavellini.
«Abbiamo quindi visionato e studiato lo status radiografico ed effettuato la Tac Cone Beam. Abbiamo poi preparato i modelli studio ed eseguito un’analisi fotografica digitale (Digital Smile Design). Inoltre, abbiamo confrontato le foto storiche e preoperatorie della persona e raccolto tutti i dati dento-facciali e funzionali, pianificando un trattamento risolutivo. Una volta che il paziente ha compreso e accettato il piano di cure, lo abbiamo sottoposto alla riabilitazione chirurgica implantoprotesica, estraendo in una mattina tutti i denti compromessi delle arcate e inserendo al loro posto gli impianti (le radici artificiali). Raggiunta la stabilità primaria, abbiamo eseguito l’impronta delle arcate dentarie e rilevato le relazioni occlusali. Due giorni dopo gli abbiamo consegnato le protesi totali fisse avvitate sugli impianti. Infine abbiamo programmato gli appuntamenti periodici di controllo, per mantenere la riabilitazione effettuata per tutta la vita».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato