Vietato parlare in fabbrica, ma cantare si poteva
Una foto postata su facebook, intitolata «La gente cantava…» mi ha fatto ritornare indietro di parecchi anni. Ricordo le vacanze di scuola delle elementari, estati che trascorrevo a casa, aiutando la mamma nelle faccende domestiche, sbrigando piccole commissioni e svolgendo in fretta i compiti delle vacanze. Al termine della prima elementare traslocai con la mia famiglia nella nuova casa, che mi piacque subito perché aveva un ampio cortile. Qui c’era sì tanto spazio, ma non più gli amici di sempre, con i quali poter giocare. Così da subito imparai ad andare con la bicicletta grande della mamma e mentre giravo in bici cantavo. Più di una volta capitò a sorpresa l’applauso delle mie vicine di casa che il pomeriggio sedute fuori la loro porta di casa, nel vicolo antistante la mia, a cucire o a sferruzzare, apprezzavano le mie interpretazioni. Cantavo in realtà per sentirmi meno sola e per una passione che poi, per qualche anno, mi portò a far parte del coro di ragazze che accompagnavano la santa Messa della domenica alle 10, nel Duomo di Montichiari, guidate dal compianto Maestro Fregoni. E ancora ricordo che cantavo nell’estate al termine della prima media. Fui mandata a lavorare per i tre mesi di vacanza nella fabbrica di cestini Vanoli, che in quel periodo stava ultimando la costruzione del nuovo stabilimento nella zona artigianale del paese. Spesso, con altre operaie, ci trasferivano là per qualche giorno e l’ambiente ancora deserto e silenzioso permetteva a noi ragazze più giovani di sbizzarrirci in esecuzioni di canzoni della hit parade del momento. Anche negli anni successivi, operaia in un maglificio, mi rivedo alla mia macchina da cucire lavorare canticchiando. La musica aiutava molto a trascorrere il tempo in leggerezza, a sentire meno il peso della fatica, a sentirsi meno sole. Non si poteva infatti parlare durante le ore lavorative, tranne che per pochi minuti «dè sfrüss», senza farci vedere dalla titolare... ma otto ore in silenzio ogni giorno erano lunghe, ed ecco allora che la musica e il canto diventavano un’ottima compagnia. Come recita la didascalia della foto in questione, una volta i piccoli artigiani, soli nel loro laboratorio, il fornaio, il lattaio, il postino, mentre sbrigavano le consegne a domicilio, i muratori sui tetti... molti cantavano o fischiettavano motivetti famosi. Adesso si sente cantare molto meno: nei luoghi di lavoro si respira un clima teso, nervosismo e malumore sono sempre a fior di pelle, troppi dipendenti lavorano senza entusiasmo, aspettando solo il suono della sirena, per lasciarsi alle spalle stress, scontentezze, umiliazioni. Cantare o ascoltare musica rimane per molti un passatempo per le ore libere, in auto, in bici, o mentre si svolgono faccende domestiche, hobby manuali, … sempre che digitare il cellulare non diventi l’unico modo di comunicare, come spesso purtroppo si vede in giro.
// Ornella OlfiMontichiari
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato