Vetrine chiuse in centro storico, una tristezza
AA
Scrivo questa breve lettera per raccontare quello che provo quando passeggio per il centro cittadino. Vivo nella prima periferia ed è ormai da circa 30 anni che costantemente mi reco in centro per fare due passi, mi piace vedere gente e vivere la città, captare la maggior parte di sfumature possibili e respirare quell’atmosfera che solamente lì puoi trovare. Sentire il vociare della gente, i suoni di cui è capace la città, vedere il mutare del giorno quando verso sera all’imbrunire si accendono le luci di negozi e strade, essere presente quando i colori del paesaggio cittadino virano gradatamente in un caldo color seppia.
Sarà strano ma tutto questo mi appaga e mi gratifica.
Sto però notando da diverso tempo (cosa molto facile ormai) che la città sta cambiando, vedo, ogni volta che mi reco in centro, nuove e frequentissime chiusure di negozi e ad un ritmo vertiginoso mai visto prima.
Capisco e mi rendo perfettamente conto, come tutti credo ormai, che la crisi sta picchiando veramente duro e non serve che lo faccia notare io, ma quando vedi che ad abbassare le serrande, sono anche gli esercizi commerciali del salotto cittadino, ed intendo attività situate in via X Giornate piuttosto che Corso Zanardelli o Corso Palestro, mi assale un senso di grande sconforto, un senso veramente pesante di rassegnazione e tristezza, vuol dire che la città muore.
La città che muore è sotto ai miei ed ai nostri occhi, il centro sta lentamente morendo e questa agonia sembra avere preso una velocità folle, sono triste, sconfortato e rassegnato.
Ecco cosa provo ormai quando passeggio per le vie del centro, Rassegnazione e Tristezza.
Gabriele Sella
Brescia
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