Vacanze al mare in stile anni ’60 Che festa, che gioia
Per noi ragazzi degli anni Sessanta andare in villeggiatura con i genitori era un evento indimenticabile. Ricordo ancora il mio primo viaggio, avevo nove anni. Partii con mia madre, mio padre ci avrebbe raggiunto dopo qualche settimana. La mia gioia cominciò quando le valigie furono tirate giù dal ripostiglio. Felicità un po’ sopita il giorno prima della partenza quando mia madre mi obbligò a ingerire una disgustosa purga: «Prima dei bagni di mare è meglio purgarsi!». Una raccomandazione che mi avrebbe fatto ancora per molti anni! Il viaggio avvenne in treno, non avevamo l’automobile. Arrivati al binario, le valige furono passate dal finestrino, mio padre ci salutò mandandoci baci fin quando il nostro treno non scomparve dalla sua vista. Naturalmente scelsi il posto vicino al finestrino, si viaggiava in affollati e stretti scompartimenti, alcuni mangiavano, altri fumavano, l’aria diventava irrespirabile, tutti chiacchieravano a voce alta e niente telefonini. Poi finalmente il mare. Bastava solo la vista dell’agognata spiaggia per rendermi felice. Anche quei giorni di puro svago erano scanditi dalle reprimende di mia madre: «Dopo i pasti devi aspettare almeno tre ore prima di andare in mare!», «Non troppo sole, altrimenti ti scotti!», «A quest’ora niente bombolone, ti toglie l’appetito!». I giochi da spiaggia erano molto semplici: secchiello, paletta e palla. Un mio zio aveva una barchetta a remi azzurra e con essa vagavamo lentamente lungo la costa, venivano anche i miei cuginetti e tutti ci contendevamo un retino per pescare: non abbiamo mai preso nulla! Mia madre chiacchierando con le amiche ci aspettava sotto l’ombrellone e al nostro ritorno ci comprava sempre un gelato, quello sfuso che impiastricciava tutti o più spesso il «Camillino» che sporcava meno. Quelle giornate trascorrevano veloci, e quando arrivò mio padre ebbi la sensazione che la vacanza stesse finendo. Con lui in spiaggia si stava più tempo, a volte fino a tarda sera. Si organizzavano sontuose grigliate, i grandi chiacchieravano e bevevano vino con le percoche, qualche coppia si defilava dietro le barche e noi ragazzi correvamo dissetandoci con acqua e gassosa. Dopo ferragosto la vacanza finì davvero. Ero così triste che il viaggio di ritorno non lo ricordo nemmeno. Ma le scuole riaprivano a ottobre: c’era ancora tempo per sognare e ricordare quei giorni spensierati...
// Michele MassaRiproduzione riservata © Giornale di Brescia
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