Una vera odissea per (non) avere un mutuo Inps

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Scrivo questa lettera, poiché mi trovo in una situazione paradossale, che non riesco davvero a risolvere nonostante l’impegno profuso e la fatica per districare la matassa. Cercherò di riassumere brevemente la situazione, anche se non è facile. Premetto che sono un’insegnante, madre di tre figli e che - nel 2007 - con il mio ex marito ho acquistato un appartamento nel paese dove risiediamo. Eravamo in affitto in questa casa ed abbiamo pensato di poterla comprare dato che il proprietario l’aveva messa in vendita. Purtroppo un paio di anni dopo, il padre dei miei figli ha manifestato i primi terribili sintomi di una malattia chiamata Còrea di Hungtinton (per maggiori informazioni http://www.lirh.it/it/fondazione-lirh-onlus): si tratta di una patologia neurodegenerativa, rara, che lentamente conduce alla morte dei neuroni cerebrali causando problemi motori, psichiatrici e cognitivi. Ogni figlio ha il 50 per cento di possibilità di ereditare il gene difettoso dal genitore malato. In seguito a questa notizia la famiglia si è sfasciata: io sono caduta in una profonda depressione e ho compiuto azioni ai danni di me stessa. Con il tempo e il supporto psicologico e psichiatrico ne sono venuta fuori. Io e mio marito ci siamo separati (è stata una decisione sofferta ma decisa da entrambi) e la vita piano piano ha ripreso una sorta di normalità. Nel frattempo però lui aveva perso il lavoro e avevamo saltato alcune rate del mutuo: quando mi sono rivolta al direttore della banca per chiedere la sospensione temporanea dei pagamenti mi ha risposto più volte che non era possibile, fino a quando ha ceduto il mio debito a Italfondiario di Milano. A questo punto, dopo mille tentativi, negoziati e interventi anche di un mediatore, ero riuscita a bloccare la vendita all’asta dell’appartamento versando un acconto di 30mila euro (ottenuto dall’Inps con trattenuta di 1/5 sullo stipendio) con l’impegno di saldare i restanti 90mila grazie al mutuo che Inps stesso mi avrebbe erogato acquistando il 50% del mio ex marito. Per fare ciò avrei avuto bisogno di un preliminare nel quale era specificata la mia intenzione ad acquistare e la sua di vendere. Tuttavia, date le precarie condizioni di salute del padre dei miei figli, ho preferito redigere il preliminare davanti ad un notaio, in modo tale che lo stesso verificasse la validità della firma. Purtroppo, anche a causa della mia ignoranza in materia, il notaio non ha redatto un preliminare, bensì un atto vero e proprio di compravendita grazie al quale io ora risulto proprietaria dell’intero appartamento. A questo punto però Inps mi ha negato il mutuo, dato che non figuro più come persona che vuole acquistare la prima casa. Il secondo tentativo è stato quello di ottenere da Inps (le banche non mi erogano nulla in quanto ormai sono «cattiva pagatrice») una surroga per questi 90.000 euro. Ma qui si è creato un altro problema: il funzionario di Brescia che si occupa di credito insiste nel dire che la presenza nell’operazione di Italfondiario impedisce la richiesta stessa di surroga e chiede che il mutuo torni a Intesa San Paolo, Banca che a suo tempo l’ha erogato; Italfondiario - dal canto suo - asserisce che in verità il mutuo è ancora di Intesa San Paolo e che loro sono dei procuratori che hanno avuto l’autorizzazione a gestire la pratica. La situazione non si sblocca e io non riesco nemmeno a far parlare tra di loro i funzionari dei rispettivi istituti. Così facendo la casa andrà all’asta e noi resteremo senza un tetto sulla testa. Sottolineo anche che l’appartamento è in vendita da tempo e se riuscissi lo venderei anche sotto prezzo pur di risolvere la questione. Purtroppo il mercato è fermo e la casa non si vende. Davvero non so più cosa fare: vivo nell’ansia (che si aggiunge a quella della malattia che grava sui ragazzi) e ogni giorno penso ad una possibile soluzione. Spero che qualcuno mi possa dare un consiglio efficace.

// Lettera firmata

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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