Una strategia di bellezza per L'Aquila
Realizzare una solida, elastica rete di solidarietà culturale per garantire agli aquilani la gestione delle fasi successive all'emergenza, quelle che potremmo definire come interventi di ripristino dell'identità collettiva. La cancellazione di un nucleo storico o la sua grave compromissione rappresentano, come ben sappiamo, un gravissimo trauma che, se nei primi mesi e primi anni che seguono l'evento distruttivo è suscitato dalla paura alla materialità della perdita, diviene successivamente mancanza di uno specchio nel quale riconoscersi.
Le città antiche, attraverso storicizzati interventi sovrapposti, abbellimenti, simboli, superfetazioni, zone d'ombra e di luce, piazze e vie assumono una propria unicità, come luoghi in grado di accogliere ogni storia individuale, nel raccordo con gli antenati e nella condivisione della matrice comune.
Immaginiamo ora cos'è avvenuto in Abruzzo, non solo nell'evidenza. Le perdite, infatti, non si riferiscono soltanto al reticolo della città reale, ma afferiscono anche a quella proiettata e idealizzata, la città come spazio psicologico che costituisce elemento unitario attraverso il quale una comunità realizza se stessa.
Alla fase del dolore acuto, in cui il dramma è stato affrontato con i criteri di emergenza, si sostituirà, con il passaggio dei mesi un aspetto all'apparenza meno grave, all'apparenza, che costituisce però una sorta di cronicizzazione del trauma, causato dalla mancanza insostenibile di quel tessuto psicologico-culturale che delinea l'anima collettiva di una città e di una comunità, conferendo riconoscibilità al luogo e ai suoi abitanti, rassicurandoli e rasserenandoli.
Il volto di una chiesa, una statua, l'ombra di un vicolo, il sedimentarsi di elementi architettonici nel tempo sono elementi imprescindibili per l'interiorizzazione del nucleo urbano come luogo di riferimento della psiche. Ciò che diviene elemento di riconoscibilità storico-architettonica si trasforma, in ogni caso, nella cornice di un'anima collettiva e comunitaria territoriale che, specie in Italia, Paese contrassegnato da migliaia di identità geografiche contrassegnate da peculiarità culturali, risulta fondamentale.
Le newtown, costruite a tempo di record all'Aquila per offrire abitazioni sicure ai residenti, debbono ora essere oggetto di quegli interventi di antropizzazione estetica, che sono fondamentali per creare accoglienza e comunità. È per questo che, anche recependo l'appello del sindaco del capoluogo abruzzese, che ha chiesto che l'Italia non si dimentichi di quanto è successo poiché la ricostruzione durerà per lungo tempo, la lettura deve essere ora indirizzata tanto ai beni materiali quanto a quelli immateriali.
Per questo motivo il CIDAC, l'Associazione delle Città d'Arte e Cultura che riunisce numerosi enti locali italiani allo scopo di offrire una sede di confronto e approfondimento delle problematiche comuni, accrescerà sia come organismo sia sotto il profilo d'ogni singolo associato un impegno duraturo finalizzato a creare sinergie e scambi nell'ambito culturale e storico-architettonico.
Ieri si è tenuta, proprio nella città colpita dal sisma, l'assemblea nazionale dell'associazione. Una scelta, non solo simbolica, che intende sottolineare la volontà convergente dell'ente e dei Comuni di focalizzare la propria attenzione su questa fase che, a mio giudizio, deve essere classificata come «ricostruzione dell'identità», con il recupero di capolavori, ma pure attraverso l'elaborazione di un nuovo apparato simbolico estetico che contrassegnerà le town.
Favoriremo pertanto, accogliendo le richieste del segretario dell'associazione, Ledo Prato, quegli interventi di collaborazione e di reale, fattivo gemellaggio, una sinergia tra realtà culturali e formative che operano in ogni realtà territoriale italiana, che saranno affiancate alle realtà omologhe dell'Abruzzo affinché si compia il processo di elaborazione di un nuovo tessuto estetico, che sia in grado di fornire una sostanziale differenziazione, attraverso simboli e bellezza, tra ciò che distingue una città e un agglomerato urbano anonimo.
In appoggio al Comune abruzzese, con l'Associazione giovani artisti italiani favoriremo una stretta collaborazione con l'Accademia di Belle arti dell'Aquila per giungere alla realizzazione di installazioni e opere d'arte contemporanea nelle zone delle residenze sicure. Individueremo poi, nel corso dell'assemblea del CIDAC, quale possa essere il ruolo efficacemente attivo delle consorelle città d'arte italiane per un percorso sinergico incisivo che dovrà avere un duplice scopo: sostenere la difficile e lunga opera di recupero delle opere d'arte e, al tempo stesso, rafforzare, attraverso cultura ed interventi di valorizzazione estetica, quegli elementi di legame interno, che consentano di affrontare un percorso non facile - per quanto sia forte la volontà dei residenti - nel corso del quale si dovrà ricucire, laddove è possibile, le vaste ferite aperte dal fenomeno tellurico, nella pietra, nella terracotta, nelle tele, negli apparati lignei e soprattutto nella psiche degli abitanti.
Ogni singolo assessore compirà poi, senza dover coinvolgere il Comune di appartenenza, un'offerta personale per il recupero di un dipinto che, quest'anno sarà una straordinaria Crocifissione, gravemente lesionata dal sisma.
Vorrei concludere con un'osservazione sulla cultura come identità e come insieme di coordinate che afferiscono alla costituzione della psiche collettiva e comunitaria. Una città che perde i propri punti di riferimento estetico-architettonici corre il rischio di non essere più se stessa, negli animi individuali. Così non sarà sicuramente per l'Aquila che è ben conscia di questo processo.
Ma è un messaggio che rivolgiamo idealmente a tutti coloro i quali ritengono che la cultura sia l'ultimo elemento nell'ambito delle necessità concrete di una comunità. Primum vivere, deinde philosophari? Certamente. Prima è necessario sopravvivere agli eventi, poi è necessario elaborare una strategia di pensiero e di bellezza per non cadere nello sconforto. Non è possibile affrontare la somma delle quotidianità senza questa rete di conoscenze e di suggestioni, senza questi beni che illuminano l'anima e che ci aiutano ad essere quelli che siamo.
Andrea Arcai
Assessore alla Cultura
del Comune di Brescia
e membro del direttivo del Cidac
Brescia
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