Un silenzio epocale Un grande regalo di questi giorni

Coronavirus. Giorni irreali. Strade deserte, scuole chiuse, atenei chiusi e soprattutto chiese chiuse. Pregare da soli, studiare da soli, uscire da soli. E... sorprendentemente tutti a fare la spesa. La vita sociale non permette di raggrupparsi e dobbiamo rigorosamente stare a distanza due metri l’uno dall’altro. Dobbiamo persino lavarci le mani, cosa che peraltro si è sempre fatta! Ma no! Dieci volte al giorno come minimo. Appunto, io direi, per me non è cambiato nulla. Tra di noi dobbiamo rispettarci e fare in modo di portare la mascherina perché potremmo contagiare il prossimo. Maggiore attenzione, maggiore tutela e accuratezza nei comportamenti. Vietato starnutire in pubblico. Appunto, io direi, per me anche stavolta non è cambiato nulla. Se possibile lavorare a casa, se possibile rimanere in casa. Poi bisogna badare ai propri anziani con cura e dedizione. Appunto, io direi, per me non è cambiato nuovamente nulla. Invece, mi guardo attorno e noto un grande cambiamento: tutto è rallentato. Abituati ad un mondo che corre, al caos ed allo stress quotidiano, la Triumplina deserta ieri sera sembrava irreale. Vi era un silenzio epocale, godurioso e per niente spettrale. Un fermo echeggiante, invitante, marcante alla riflessione. Girando in positivo la preoccupazione dovuta, sfruttiamo i lati positivi di questo evento e combattiamolo godendoci la vita, colei che in questo momento ci insegna nel suo dono, che noi siamo vulnerabili ed impotenti al volere della natura. Il tramonto non è cambiato, il florilegio anticipato non è dissimile ai nostri anni vissuti, la casa or diviene il rifugio ambito, accettiamo con rigore ciò che ci si potrebbe prospettare, che sia poco o tanto. Noi italiani che della famiglia facciamo il luogo della protezione, la trasformiamo ancora di più nel luogo ideale dove trascorrere sereni nel «tra di noi». E i nostri giorni non saranno dissimili dai ritrovi contadini nelle stalle. Il giornale chiede cosa è cambiato? Direi molto! Ed in quel sottilmente invisibile, come quel nemico della salute a noi sconosciuto da cui vogliamo proteggerci. Il miglior vaccino? Lavarsi le mani per non lavarsele nel problema, e... prevenire! Prevenire! Ed ancora prevenire! Ogni giorno in fondo, tutto muta e si evolve, Pertanto...
// Nuccio BorghesiProvaglio d’Iseo
Gentile lettore, il tema coronavirus in questi giorni investe un grande spazio (anche o soprattutto psicologico) della nostra vita. Lo attestano anche le pagine che il nostro giornale dedica all’emergenza e nelle quali cerchiamo di offrire ai nostri lettori la più ampia panoramica informativa possibile su quanto sta accadendo e sui problemi che a seguito dell’emergenza si presentano nella quotodianità (come attestano ampiamente le lettere che seguono). Ma, in questa pagina, attraverso il suo intervento vorrei offrire anche una prospettiva diversa con cui guardare e vivere la situazione venutasi a creare. È difficile davvero, date le circostanze, vedere il «bicchiere mezzo pieno», ma almeno qualche goccia d’acqua lenitiva dobbiamo sforzarci di trovarla. Anche la disperazione è un male da prevenire per tempo. Proviamoci. (g.c.)
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