Un posto di lavoro non vale l’altro. Importante saperlo

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Le cronache di questi giorni segnalano che i problemi della sanità non si riducono solo al suo finanziamento e a qualche disinvolta gestione. Si riscontra, a mio avviso, un diffuso affievolimento del senso di appartenenza degli operatori al presidio nel quale esercitano la loro attività. Non evoco il termine «vocazione» proprio dei religiosi, ma si sta diffondendo la prassi per cui lavorare in un posto o nell’altro è solo questione di soldi. Ogni organizzazione complessa funziona bene se chi vi opera lo fa trovando livelli di coincidenza tra le proprie aspettative e la crescita della struttura nel suo complesso. Problema non di oggi (e oggi da declinare in un contesto sociale molto diverso) che mi trovai a gestire quando nel 1996/’97 venni chiamato ad allestire Poliambulanza. Nella nuova struttura confluirono culture e professionalità diverse, provenienti dalla vecchia sede di via Calatafimi, dagli Spedali Civili e dall’area milanese-bergamasca. Nel compilare la documentazione per ottenere l’accreditamento, mi parve utile fosse accompagnata da linee guida con le quali declinare a personale laico uniformi principi e modelli di comportamento secondo il carisma della Congregazione. Ne parlai alla Superiora Generale Madre Eugenia Menni alla quale presentai un sintetico schema proponendo di affidarne la stesura a don Gennaro Franceschetti, don Giacomo Canobbio e don Carlo Bresciani. Trascorse alcune settimane, don Carlo mi rassegnò il documento «Appunti per l’impostazione secondo il carisma religioso della nuova Poliambulanza». Dopo una ultima revisione di don Gennaro, il 31 maggio 1997, nella oasi «S. Antonio» a Mompiano, il documento venne presentato da Madre Eugenia e don Gennaro a tutti i responsabili medici, sanitari, tecnici e amministrativi. Quegli indirizzi, forse oggi bisognosi di aggiornamento, vennero consegnati a tutti i dipendenti e agli operatori via via assunti come parte impegnativa del rapporto di lavoro. A posteriori posso dire che quegli appunti vennero ben accolti e contribuirono a radicare un forte senso di appartenenza, elemento non trascurabile del percorso, fondato sull’assetto delle discipline attivate e delle professionalità arruolate, che ha visto Poliambulanza classificata tra i primi 10 ospedali della Lombardia già dal terzo anno di esercizio e, oggi, tra i 15 migliori ospedali italiani nelle discipline più complesse.

Sandro Albini

Caro Sandro, saremmo curiosi, ma curiosi davvero, di averli quegli appunti, così da comprendere se sono attuali o meno, se qualcosa dovrebbe essere ricalibrato oppure se, trattandosi di principi, restano validi tuttora, in blocco. In attesa di trovarli, ci limitiamo a sottolineare come ogni luogo di lavoro abbia un suo «genio», un tratto peculiare e distintivo. In certi casi è buono, in altri gramo, in alcune strutture è palese, messo nero su bianco, in altre si tramanda tacitamente, con l’esempio. Una «trasmissione» che con il ricambio generazionale rischia di esser persa. E in tempi in cui si fatica a trovare collaboratori, beate quelle organizzazioni che conservano memoria del proprio genio, sapendo tuttavia rinnovarne il carisma, a seconda delle necessità e dei segni del tempo. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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